sabato 27 aprile 2024

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FRATELLI D'ITALIA - LA CAPITANA ED I SALERNITANI TENTANO DI AFFONDARE LA DESTRA IRPINA? | POLITICA

FRATELLI D'ITALIA - LA CAPITANA ED I SALERNITANI TENTANO DI AFFONDARE LA DESTRA IRPINA?

A quanto pare seguendo la rotta dei Fratellini Salernitani c'è il rischio, concreto, di affondare per la Destra in Irpinia. 

In un momento in cui la vita politica avellinese vive una fase traumatica a causa delle vicende giudiziarie che hanno investito l'ex sindaco Gianluca Festa e dinanzi all'arrivo di dinamiche ultra favorevoli al Destra Centro, la barca degli esponenti nazionali di FdI Salerno naviga a vele spiegate sulle strategie per le prossime amministrative di Avellino, usando (come da mesi accade) la fedelissima granata, Ines Frungillo, presidente provinciale dei Fratellini Irpini

L'aspirante Europarlamentare, per accomodare il progetto culinario dell'impepata di cozze politica, coltivate nella parte poco sana del mare di Salerno, vorrebbe sostituire le pietanze genuine della terra d'Irpinia con quelle Salernitane. Infatti, Ines tenta in tutti i modi di impedire la costruzione di una coalizione di Centro Destra che stava convergendo su un nome di squisita genuinità politica come Rino Genovese.

Ma il disordine strategico della Frungillo (che oramai è convinta di superare Messner nella scalata dell'Everest) è in evoluzione continua, come testimoniato dalla stampa locale.

Così, mentre la Sinistra gode al masochismo della Destra, la signora Frungillo, tra la contentezza dei Salernitani, che da sempre navigano per conto loro e non per la crescita della Destra Irpina, ha deciso di portare la nave Fiammista a schiantarsi contro gli scogli delle imminenti comunali di Avellino. Una rappresentazione, teatrale e politica, vista e rivista mille volte in passato, orientata magari ad un nuovo commissariamento provinciale, utile per reggere gli equilibri tra le storiche fazioni. 

La Meloni d'Irpinia sta virando contro la scogliera grazie all'opzione sacrificale di Modestino Iandoli Sindaco. L'apprezzato storico e buon militante della vecchia guardia, targata Aenne, che potrebbe bruciarsi a priori per poi regalare, paradossalmente, proprio alla Presidente una delusione emotiva ed una figuraccia abnorme. 

Intanto i primi risultati dello sfracello destroide, come da previsione, sono già sotto gli occhi di tutti ed erano inevitabili, soprattutto dopo il congresso vinto dalla Meloniana, grazie ad una alleanza strategica, salvando l'ala identitaria composta da Giovanni Candela e Camerati, frutto di un impasto insipido tra i Petittiani ed i figli di Pontecagnano

Ovviamente la signora Frungillo cerca di giustificare la "rotta salernitana" tramite l'esaltazione nel presentarsi con il proprio simbolo e di appartenere a quella comunità ideologica intramontabile che per ironia della sorte proprio lei ha messo in secondo piano durante la sua nebulosa carriera politica tra partiti vari che vanno dal fallimentare "Italiani nel mondo" di De Gregorio alla segreteria politica di Forza Italia dei tempi andati di Cosimo Sibilia

Ma l'attrazione del 30% del partito della Meloni l'ha folgorata, e per rivincita verso se stessa, decide di ritornare alla sua prima dimora e lo fa imitando perfettamente il Marchese del Grillo: "io sono io e voi non siete nessuno". 

Si candida al congresso scavalcando una parte della base militante, vince con l'alleanza sopracitata, inizia a fare la Federale senza mai consultare nessuno o solo i fedelissimi del supermercato. Diventa frenetica nei messaggi alla stampa, parlando quasi sempre come se fosse già seduta sugli scranni parlamentari, beccandosi anche i dubbi dei giornali di Sinistra che gli fanno notare la mancanza di attenzioni nei riguardi del Capoluogo e alla fine si ritrova la candidatura alle europee che rappresenta il giusto premio all'ubbidienza dei registi di turno.

Ovviamente, la fritturina di pesce finale non manca mai e a supportare in primis questo capolavoro politico in salsa Mishimiana è l'Onorevole Cirielli, il quale la difende nell'immediato con un articolo, dato, alla velocità della luce, in pasto alla stampa.

Ma tolto ciò, Cirielli si prepara alla battaglia delle battaglie visto che anche lui, ultimamente, non naviga in acque sicure. I mugugni dei militanti campani verso il suo modo di amministrare il partito, in versione feudale, iniziano a farsi sentire. 

Cresce, per di più. la diffidenza tra i tanti Irpini con la Fiamma nel cuore che mal digeriscono le intromissioni continue da parte dell'Onorevole, capaci di far apparire Avellino come un semplice mozzo agli ordini di Salerno. Le spine politiche per Cirielli non finiscono qui, soprattutto dopo alcune dichiarazioni riguardanti la guerra in Ucraina, che secondo voci interne, hanno provocato una discreta irritazione della Giorgia (inter)nazionale

Con questa "rotta che ha rotto" il caro Cirielli potrebbe ricevere uno schiaffo politico ben assestato, simile al risultato del Congresso Provinciale di FdI, dove la sua candidata si classificò in coda a causa delle scarse preferenze racimolate.

L'unica cosa buona, ahinoi, in questo disastro futuro è il probabile harakiri elettorale nella corsa al Comune dell'ex Sindaco Festa, perché la scoppola ai piedi di Montevergine potrebbe essere talmente ampia da trascinare nell'abisso tutti coloro che ostacolano di continuo, speriamo involontariamente, la crescita della Destra Irpina pronta a governare ovunque. 

Insieme alla capitana Ines e al comandante Cirielli potrebbe inabissarsi pure l'ex commissario Iannone, il quale ha lasciato la Destra Irpina piena di fratture interne e fritture esterne, dimostrando che la Presidente del Consiglio, cresciuta in Azione Giovani, ha perfettamente ragione quando dice che c'è un impellente bisogno di sferzare ed educare la sua classe dirigente  - aggiungiamo noi - per difendere la Patria con il sorriso sulle labbra, l'etica nel cuore ed il coltello tra i denti.

In attesa di sviluppi in merito, invitiamo tutti alla riflessione e al dialogo costruttivo per il bene di un'Area che potrebbe essere l'ago della bilancia per la vita della Nazione.

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo



I LUPI BIANCOVERDI ELLENICI #ultras


I LUPI BIANCOVERDI ELLENICI #perle

L'unico filo conduttore tra Irpinia e Grecia era Nicola Anastopoulos, l'attaccante ellenico, ex scarpa d'oro in Patria ed ex bidone in serie A ad Avellino nella tragica stagione 1987/88. Nella culla della civiltà classica, con sede ad Argo, esiste una compagine che come colori sociali vanta il BiancoVerde ed ha come simbolo il Lupo. 

Il Panargiakos FC, in greco Παναργειακός Α.Π.Ο, è una società calcistica fondata nel 1926, che ha giocato più volte nella Prima Divisione durante il Campionato Panellenico 1956–57 e nella serie B, secondo livello, del calcio greco nelle stagioni 1965–1967, 1970–1975, 1981–1982 e 1990–1998. Nel 2008 sono stati promossi in Gamma Ethniki, la serie C nazionale composta da quattro gruppi geografici da nord a sud, per un totale di 72 squadre iscritte.

ULTRAS

Per capire al meglio la situazione greca, bisogna allontanarsi dall’immagine italiana di un Paese con molte città di grandi dimensioni, importanti e con caratteristiche peculiari. In Grecia - si legge su Meridiano 13 - esistono due grandissimi centri che raccolgono il 50% degli undici milioni di abitanti totali (in Italia fra Roma e Milano vivono circa cinque milioni di abitanti su un totale di sessanta) e poi esiste il resto del Paese, che ha caratteristiche completamente diverse. Ad Atene e Salonicco, ad esempio, la vita delle persone non è regolata da rapporti stretti con chi vive vicino come invece accade nelle comunità più piccole e nella provincia. Da una parte i legami sono deboli, mentre sono saldi negli altri centri. E questo è un punto da tenere sempre in considerazione. 

Il baffo del pireo

Nel calcio è esattamente la stessa cosa. Ci sono cinque squadre più tifate e titolate che provengono dalle due città più grandi, hanno sostenitori e fan club/gruppi in tutto il paese e hanno vinto tutti i campionati – tranne un’edizione – dal 1928 ad oggi. E poi c’è una costellazione di piccoli club che coprono il resto della nazione. Tra queste realtà spicca il Panargiakos fondato come "Associazione Pan-Ellenica di Educazione Fisica Nazionale". Il capo di questo movimento storico fu lo scrittore Giorgio Logothetis, che si stabilì ad Argo dal 1923, proveniente da Spetses. Dal 1926 al 1933 i Lupi Biancoverdi parteciparono solo ad amichevoli. Nel 1933 Panagiakoakos fu disattivato e riattivato nel 1945 come "Panarchiakos APO". Nel 1947 parteciparono per la prima volta ad un'organizzazione calcistica ufficiale.

Il momento più importante della storia del Panargiakos è la partecipazione come campione del Gruppo Sud al Campionato Panellenico del 1957 con dieci squadre: da Atene al Panathinaikos, Apollonas e Panionios, dal Pireo all'Olympiakos, Ethnikos e Proodeftiki, da Salonicco Aris e PAOK e il campione del Gruppo Nord, la Doxa Dramas. Negli anni '90, il Panageriakos ha partecipato al 2° Campionato Nazionale, ma non ha mai vinto lo scudetto, per evidenti limiti rispetto alle grandi. Negli ultimi anni la squadra ha partecipato sia ai campionati locali dell'Argolide che al campionato della quarta serie Nazionale. Nonostante le difficoltà e le categorie infime, i Lupi restano i più amati dai tifosi Argiani.

Il 31 maggio 2008, hanno vinto la Coppa dei Dilettanti battendo Niki Polygyrou con un perentorio tre a zero. La finale è stata giocata a Lamia. Nella stessa stagione (2007-2008) vincono lo scudetto nel 7° girone della 4° Divisione Nazionale e la Coppa dell'EPC dell'Argolide, ottenendo una tripletta storica. Dopo due stagioni in Nazionale C, senza successo, furono nuovamente retrocessi in Divisione Nazionale. Nell'agosto 2012, per la prima volta nella storia di Lupi, viene formata una seconda squadra, il neo costituito Panargiakos, proveniente da accademie giovanili della regione, che gareggia nel campionato di categoria A'2. Nella stagione 2012-2013 il Panargiakos si è posizionato al quarto posto nel settimo girone del Campionato Nazionale.

Le maglie BiancoVerdi sono difese da gruppi Ultras abbastanza grezzi, ma legatissimi ai colori sociali, come i Green Wolves. Le nuove figure di spicco del movimento ultras greco non sono più il punk o la folcloristica persona “originale”, ma prevale un modello duro, pronto a ricorrere alla violenza e che ha preso sempre più peso nelle dinamiche di comando della curva. 

In un contesto dove gli stadi sono sempre più vuoti, sottolinea Meridiano 13, a causa dell’invasività delle televisioni, sono queste le icone a cui si ispirano gli ultras più giovani. È un quadro abbastanza desolante e che difficilmente invertirà la tendenza. Tuttavia, quella intrapresa è una strada che il movimento greco condivide con tante altre realtà e che contraddistingue una delle tendenze attuali del tifo in Europa. 

I Lupi BiancoVerdi Ellenici, in ogni caso, sono già simpatici ai Lupi BiancoVerdi Irpini. Questione di branco ed ululati!

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venerdì 26 aprile 2024

FRATELLI D'ITALIA - Fiore e Quintarelli criticano il modello Nordcoreano della Fiamma Tricolore | POLITICA

FRATELLI D'ITALIA - Fiore e Quintarelli criticano il modello Nordcoreano della Fiamma Tricolore in Irpinia.

Giornate movimentante in seno a Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, che in Irpinia vive ore abbastanza polemiche. A suon di articoli e comunicati stampa emerge il malcontento di buona parte della Fiamma 2.0, ancora stordita dalle parole della Presidente del Consiglio e dopo aver "festeggiato" il 25 aprile. Nello Mainolfi, esponente Caudino di FdI ha scritto una lettera elettronica alla direzione  chiedendo l'applicazione del famoso articolo 18, più volte citato all'ombra della Torre con Orologio avellinese. Inoltre, secondo il dirigente del circolo FdI di Rotondi, sarebbe urgente una riunione del Direttivo Provinciale Meloniano.

Riportiamo i comunicati stampa dei due avvocati che non condividono il modus operandi della nuova Federale, la rampante Ines Frungillo, candidata alle Europee con FdI e al centro di discussioni sulle future elezioni del Capoluogo di Provincia e la gestione del partito. In linea di massima tutte queste diatribe fanno parte del gioco, ma sarebbe preferibile lavare i panni sporchi in famiglia, ma al momento c'è una percezione alquanto diversa dell'attivismo politico in un partito al 30% nelle intenzioni di voto.

Edoardo Fiore

FIORE: confusione!

Fratelli d'Italia Avellino: L'avvocato Fiore (FdI): "Confusione nel Partito sulla scelta del candidato Sindaco". Abbiamo appreso dal Commissario Regionale, richiamando lo Statuto del Partito, che sulla designazione del Sindaco sarebbe competente la presidenza provinciale. Ebbene, probabilmente la segreteria del Commissario ha errato nel consegnargli lo Statuto, fornendogli quello del Partito Comunista nordcoreano. 

Il nostro Statuto, all’art. 18 recita: “Il Coordinamento provinciale propone al Coordinamento regionale i programmi e le liste per l’elezione dell’elezione del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale, e la lista e la candidature la candidatura a Sindaco nel comune capoluogo”. “C’è grande confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”. L'attacco di Edoardo Fiore, iscritto al partito Fratelli d’Italia, è apparso su Bassa Irpina News.

Ines Frungillo

QUINTARELLI: unità!

Verso le amministrative, Quintarelli (FdI): “Se non c’è unità nel centrodestra non garantisco il mio impegno in prima persona”. Il commissario cittadino del partito dopo l'indicazione di Iandoli a candidato sindaco: "Non possiamo rischiare di spaccare la coalizione"

Non è una questione di nomi, non che è preferisco Rino Genovese a Modestino Iandoli. Il problema è nel metodo seguito dalla presidente di Fratelli d’Italia, Ines Fruncillo”. A parlare è il commissario cittadino del partito, Vincenzo Quintarelli che ancora prima dell’indicazione di Iandoli aveva sottolineato la necessità di tenere unita tutta la coalizione di centrodestra. “Non può essere una corsa in solitaria – spiega al Corriere dell'Irpinia -, va perseguita la massima convergenza. Iandoli sarebbe un ottimo candidato ma gli alleati non si sono detti d’accordo e neppure le associazioni. Se dovessimo proseguire su questa strada, alle amministrative non posso garantire il mio impegno in prima persona e credo che non sarò il solo tra i militanti di Fratelli d’Italia”.

25/4

Intanto ieri all’Altare della Patria l’omaggio alla Resistenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lasciato qualche malumore, principalmente tra la vecchia base militante. Mugugni dopo le parole alla cerimonia istituzionale per i concetti espressi che non mirano alla pacificazione nazionale e dimenticano chi scelse la Repubblica Sociale Italiana prima ed il Movimento Sociale Italiano dopo. In molti avrebbero preferito un atteggiamento diverso, di rispetto per tutti i morti di una sanguinosa guerra civile.

 “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del Fascismo pose le basi - ha dichiarato la Giorgia Conservatrice - per il ritorno della Democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari”. A Milano, ribadisce dal sedicente fronte Sovranista, il capo leghista Matteo Salvini ha dichiarato: “Questo governo è antifascista, mi sembra evidente”. 

Le dichiarazioni ufficiali di Fratelli d'Italia si richiamano coerentemente ai principi del Congresso di Fiuggi, nel quale Alleanza Nazionale, al momento della fondazione, riconosceva, fra l'altro, esplicitamente, i valori dell'antifascismo e l'apporto che questo aveva dato per la conquista della libertà in ItaliaAN riconosceva l'iniquità delle leggi razziali firmate del Re Vittorio Emanuele III e si riallacciava alla storia nazionale, a far tempo dal Risorgimento, in una visione unitaria dei valori di libertà a di unità nazionale. Oltre all'aspetto ideologico, si denota una continuità anche nella divisione in correnti, caratteristica ereditata dalla Destra nazionale e locale, sempre pronta ad azzuffarsi per svariate ragioni alla vigilia di elezioni importanti e delicate, mentre il Popolo è assetato di Giustizia Sociale

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mercoledì 24 aprile 2024

Dottoressa Eleonora Sellitto: «PANICO e ADDIO CICLO: ecco cosa fare!» | SALUTE

PANICO e ADDIO CICLO: ecco cosa fare!
Racconti di una psicologa è il canale dove si parla di psicologia, di crescita personale, di coppia, relazioni, sensualità e sessualità tramite messaggi semplici, fruibili da tutti. (Eleonora Sellitto)

 

CORRENTE ELETTRICA A MAFARIELLO: è scontro in consiglio comunale a San Martino | POLITICA

CORRENTE ELETTRICA A MAFARIELLO: è scontro in consiglio comunale a San Martino

Durante l'ultimo consiglio comunale di San Martino Valle Caudina è andata in scena l'ennesima puntata riguardante l'area turistica del Partenio, meglio conosciuta come Mafariello. 

Da quanto si apprende e sentito, sembrerebbe che mai come questa volta l'amministrazione comunale sia intenzionata ad indirizzare il proprio sguardo verso una politica di ampio respiro percorrendo la strada dello sviluppo rurale e naturalistico del paese Irpino.

E così, dopo l'intenzione di stravolgere l'estetica del torrente (comprendente anche il recupero del mulino Bernardino, le sorgenti storiche ai piedi del Pizzone, il mulino in località Tufara Scaudieri,  le fontane pubbliche del paese e la zona del macello con un lungofiume), l'amministrazione comunale di Re Pisano ha deciso di portare la corrente elettrica a Mafariello. 

Ricordiamo alle lettrici ed ai lettori de Lo Schiaffo 321 che la questione da sempre è stata un classico punto programmatico cardine di tutti i movimenti politici.  Purtroppo, però, per decenni è rimasta solo un scelta rilegata alle chiacchiere.  

In effetti a chi non piace l'idea? Eppure non sono mancati scontri dialettici tra maggioranza e opposizione sul metodo di attuazione dell'intervento. In particolar modo da segnalar la scaramuccia tra il consigliere Abate Palerio da una parte e Capuano Francesco dall'altra (probabilmente le persone più competenti nell'argomentare le problematiche e le prospettive future legate alla montagna). Da quanto si apprende la maggioranza, guidata da Re Pisano, intende proseguire su questa strada tramite un mutuo comunale pari a quattrocentomila euro dilazionati nel tempo. 

Il consigliere Capuano si è opposto fermamente a questa operazione, ritenendola eccessiva rispetto alla questione in essere. Sempre secondo l'esponente critico del Partito Democratico l'attenzione potrebbe essere puntata verso altri obiettivi, soprattutto se la spesa delle casse comunali è alquanto impegnativa. 

Inoltre, l'ex Democristiano affermava che prima di procedere ad una operazione del genere sarebbe stato il il caso di programmare, innanzitutto, un ampio progetto di crescita turistica per l'area, per poi procedere ad un eventuale intervento "illuminante".

L'opposizione, tra l'altro, vorrebbe sapere perché nei 24 milioni di euro ottenuti poco tempo fa dal Comune, paradossalmente, manca quest'importante investimento. 

Dall'altra barricata l'inossidabile Palerio Abate ed il Sindaco Pasquale (Re) Pisano argomentavano il tutto affermando che per motivi tecnico-burocratici era stato impossibile inserirlo nel pacchetto dei finanziamenti, senza dimenticare l'approssimarsi dell'apertura della strada che ci porterà in montagna. Analizzando i lavori successivi alla stessa, quindi, non si poteva perdere l'occasione di far rientrare nei lavori globali anche quello di intubamento dei cavi elettrici, senza rischiare l'ennesima fumata nera di questa soluzione che da sempre tutti chiedono per il bene comune.

Inoltre, per la maggioranza politica portare la luce a Mafariello, affiancarla ai lavori di riqualificazione del Torrente Caudino e del centro storico rappresenta una vera e propria scommessa per lo sviluppo dell'area montana e di tutta la comunità.

Insomma, una sola cosa è certa. Per ora Mafariello rimane un miraggio di sviluppo nei cuori dei Sammartinesi e dei Caudini. In ogni caso, indipendentemente dal metodo contestato dalle opposte fazioni. tutte di radice post-Scudocrociata, sembrerebbe che una volta per tutte San Martino Valle Caudina voglia definitivamente indirizzare le politiche locali valorizzando le proprie fantastiche bellezze. 

Ricordiamo, altresì. che grazie a dei volontari sta per essere riqualificata l'area dell'Oasi Mistica ed il sentiero Italia. Speriamo che ogni giorno si possa mettere un tassello definitivo per il rilancio dell'Oro Verde del Partenio. Alla fine, escluso il consigliere Carmelo Palluotto, che si è astenuto su tutti i punti del consiglio, gli appartenenti a maggioranza ed opposizione restano distanti, polemici ed inchiodati sulle rispettive visioni politiche, ma tutte le componenti hanno capito,a quanto pare, che questa splendida Cittadina merita di più, specialmente dal punto di vista turistico.

Scritto da Giovanni Mauriello

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immagini tratte dalla rete


FRATELLI D'ITALIA - Aniello Mainolfi (FdI) attacca Ines Frungillo (FdI). Spaccature nel Partito di Giorgia Meloni? | POLITICA

FRATELLI D'ITALIA - Aniello Mainolfi (FdI) attacca Ines Frungillo (FdI) citando l'articolo 18 del movimento di Giorgia Meloni | POLITICA

Riportiamo il testo integrale diffuso da Nello Mainolfi, dirigente provinciale di Fratelli d'Italia, in merito alle ultime vicende legate alla Fiamma di Giorgia Meloni in Irpinia.

"Ieri sera ho letto - dichiara Mainolfi - il comunicato stampa della Presidente Frungillo nel quale si comunicava la candidatura del dott. Modestino Iandoli Maria alla carica di Sindaco e sono restato sorpreso non per il nome e la figura di Modestino ma perché sentendo telefonicamente subito dopo altri iscritti di Avellino al Partito, tra cui l’Avv. Giovanni D’Ercole, ultimo consigliere comunale eletto dalla Destra Irpina in consiglio comunale ad Avellino nonché più votato tra i candidati Irpini alle regionali del 2020, e il Commissario del Circolo cittadino Vincenzo Quintarelli, ho saputo che nessuno dei due era stato interpellato o coinvolto nelle discussioni.

Nello Mainolfi

Che dire, sebbene nulla abbia da eccepire su Modestino sulla sua storia politica e sulla persona, sebbene il suo nome sia stato fatto insieme ad altri quali Ettore De Conciliis, Giovanni D’Ercole ed Edoardo Fiore (gli ultimi due proposti da me) in occasione della riunione del coordinamento provinciale del 10 aprile, ritengo che certe scelte apicali vadano condivise in primis con coloro che, piaccia o non piaccia rappresentano la base i militanti storici di FdI della città di Avellino, soprattutto quelli che fino ad oggi si sono misurati con le preferenze.

Inoltre, a memoria, in quel direttivo non fu deciso alcunché sul nome del Candidato Sindaco ma fu solo deciso e votato a maggioranza che FdI dovesse preferire la competizione identitaria piuttosto che quella in coalizioni anche civiche.

Lo statuto Fdi all’articolo 18 stabilisce che il Coordinamento Provinciale propone (una proposta si costruisce solo insieme agli iscritti del territorio) al coordinamento regionale la lista e la candidatura a Sindaco della città capoluogo.

Concludo - si legge nella nota - augurando il meglio a chiunque sarà il candidato di FdI al quale non mancherà mai il mio supporto, auspicando maggiore condivisione delle decisioni con la base e l’unità del Centro Destra e uso le parole dell’onorevole Rotondi “L’unità del Centro Destra è un valore non negoziabile”. 

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lunedì 22 aprile 2024

Guerre Atomiche al tempo degli Dei - "Le Cronache della Terra" | AUDIOLIBRO

Guerre Atomiche al tempo degli Dei
Le Cronache Terrestri III
Capitolo IV "Le Cronache della Terra"

Il titolo non lascia adito a dubbi, “Guerre atomiche al tempo degli dei” che fa parte della famosa collana de “Le Cronache Terrestri”, ci guida attraverso fonti storiche documentate alla conoscenza della vera storia dell’umanità, diversa da quella che ci è stata affibbiata per puri giochi di potere politici e religiosi. In questo volume Sitchin si sofferma sull’analisi di tutte quelle fonti storiche che ci narrano di antichi Dei scesi dal cielo, gli Anunnaki, che durante la loro permanenza sul nostro pianeta scatenarono guerre tra loro per la supremazia, terminando con un olocausto nucleare i cui effetti sono visibili ancora oggi e confutati da evidenti fotografie satellitari. 

Esperto in lingue semitiche, lo scrittore riesce come sempre ad appassionare il lettore esponendo teorie rivoluzionare, poggiandosi sulla traduzione delle tavolette d’argilla assiro-babilonesi, dei geroglifici egizi, del Vecchio Testamento scritto in ebraico antico, dei rotoli del Mar Morto e di tutti i testi di quei popoli antichi che hanno voluto lasciarci una testimonianza del passato, di quando gli Dei camminavano tra gli uomini e con loro scendevano in guerra contro altri Dei. (WWB)

René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi - 4. «Quantità spaziale e spazio qualificato» | CULTURA

Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi 

4. «Quantità spaziale e spazio qualificato» 

Quanto precede ha messo in luce che l’estensione non è un puro e semplice modo d’essere della quantità, o in altri termini che, sebbene si possa parlare di quantità estesa o spaziale, l’estensione stessa non è riducibile per questo esclusivamente alla quantità; su tale punto è comunque doveroso insistere, tanto più che esso è particolarmente importante per far risaltare l’insufficienza del «meccanicismo» cartesiano, nonché delle altre teorie fisiche da esso più o meno direttamente derivate nel succedersi dei tempi moderni.

A questo proposito si può anzitutto osservare come lo spazio, per essere puramente quantitativo, dovrebbe essere interamente omogeneo, e tale che le sue parti non possano essere distinte tra loro per nessun carattere diverso dalle loro rispettive grandezze; sarebbe come supporre che esso sia un contenente senza contenuto, cioè qualcosa che, di fatto, non può esistere isolatamente nella manifestazione, ove il rapporto contenente-contenuto, per la sua stessa natura di correlazione, suppone necessariamente la presenza simultanea dei due termini.

Tuttavia ci si può porre, con qualche apparenza di ragione, il problema di sapere se lo spazio geometrico sia concepibile come dotato di una simile omogeneità, il che, in ogni caso, non può convenire allo spazio fisico, cioè a quello che contiene i corpi, la cui sola presenza, evidentemente, basta a determinare una differenza qualitativa fra le porzioni di questo spazio che essi rispettivamente occupano; orbene, è appunto dello spazio fisico che Cartesio intende parlare, perché altrimenti la sua stessa teoria non significherebbe niente, in quanto essa non potrebbe realmente applicarsi al mondo di cui pretende fornire la spiegazione.[1] 

Sarebbe inutile obiettare che ciò che si trova al punto di partenza di questa teoria è uno «spazio vuoto», perché, in primo luogo, ci si troverebbe ricondotti alla concezione di un contenente senza contenuto, e d’altronde il vuoto, non essendo una possibilità di manifestazione, non potrebbe avere alcun posto nel mondo manifestato;[2] 

in secondo luogo, dal momento che Cartesio riduce tutta intera la natura dei corpi all’estensione, deve per conseguenza supporre che la loro presenza non aggiunga effettivamente niente a quanto l’estensione è già di per se stessa, e, in effetti, le diverse proprietà dei corpi non sono per lui che semplici modificazioni dell’estensione; ma allora, da dove possono venire queste proprietà, se esse non sono in qualche modo inerenti all’estensione stessa e come potrebbero esserlo se la natura di quest’ultima fosse sprovvista di elementi qualitativi? 

Avremmo a che fare con qualcosa di contraddittorio e, per la verità, non oseremmo affermare che questa contraddizione, come pure molte altre, non sia implicita nell’opera di Cartesio; questi, come i materialisti più recenti, che a giusto titolo possono considerarsi suoi discepoli, pare in definitiva voler trarre il «più» dal «meno». 

In fondo, dire che un corpo non è altro che estensione, se la si intende quantitativamente, significa affermare che la sua superficie e il suo volume, misuranti la porzione d’estensione occupata, sono il corpo in se stesso, con tutte le sue proprietà, il che è manifestamente assurdo; oppure, per intenderla diversamente, bisogna ammettere che l’estensione in se stessa abbia qualcosa di qualitativo, ma allora essa non può più servire di base ad una teoria esclusivamente «meccanicistica».

Ora queste considerazioni, pur dimostrando che la fisica cartesiana non può essere valida, non sono peraltro ancora sufficienti a stabilire nettamente il carattere qualitativo dell’estensione; si potrebbe dire, in effetti, che, se non è vero che la natura dei corpi si riduce all’estensione, la ragione ne è che, appunto, essi non prendono di quest’ultima se non gli elementi quantitativi. 

Ma qui si presenta immediatamente la seguente osservazione: fra le determinazioni corporee che sono incontestabilmente d’ordine puramente spaziale, e che quindi possono veramente essere considerate come modificazioni dell’estensione, non c’è soltanto la grandezza dei corpi, ma anche la loro situazione: ma quest’ultima è ancora qualcosa di puramente quantitativo? 

I sostenitori della riduzione alla quantità diranno senza dubbio che la situazione dei diversi corpi è definita dalle loro distanze, e che la distanza è appunto una quantità: la quantità d’estensione, cioè, che li separa, così come la loro grandezza è la quantità d’estensione che essi occupano; ma basta veramente questa distanza a definire la situazione dei corpi nello spazio? 

Di un’altra cosa bisogna tener conto, ed è la direzione secondo cui questa distanza deve essere calcolata; ma, poiché dal punto di vista quantitativo la direzione deve essere indifferente; in quanto, sotto questo rapporto, lo spazio non può essere considerato se non come omogeneo, ne deriva che le diverse direzioni non possono essere distinte le une dalle altre; se dunque la direzione interviene effettivamente nella situazione, e se essa, proprio come la distanza, è un elemento puramente spaziale, ne consegue che, nella natura stessa dello spazio, vi è qualcosa di qualitativo.

  • Per esserne ancor più certi, lasceremo da parte lo spazio fisico ed i corpi per prendere in esame soltanto lo spazio propriamente geometrico, il quale, se così si può dire, è certamente lo spazio ridotto a se stesso; per studiare questo spazio, è certo che la geometria faccia appello soltanto a nozioni strettamente quantitative? 
  • Questa volta, beninteso, si tratta semplicemente della geometria profana dei moderni, ma se, diciamolo subito, si trova anche qui qualcosa di irriducibile alla quantità, non ne risulterà immediatamente che nel campo della scienza fisica è ancor più impossibile e più illegittimo pretendere di tutto ricondurre ad essa? 
  • Qui non intendiamo nemmeno parlare della situazione, poiché quest’ultima svolge una funzione di qualche rilievo solo in talune branche particolari della geometria che a rigore si potrebbe anche rifiutare di considerare come parte integrante della geometria pura;[3] ma, nella geometria più elementare, non c’è soltanto la grandezza delle figure da considerare, bensì anche la loro forma; o forse qualche studioso di geometria più compenetrato dalle concezioni moderne oserebbe sostenere che, per esempio, un triangolo ed un quadrato di uguale superficie sono una stessa ed unica cosa? 

Potrà soltanto dire che queste due figure sono «equivalenti» sottintendendo evidentemente «dal punto di vista della grandezza»; ma sarà obbligato a riconoscere che, sotto un altro rapporto, cioè quello della forma, c’è qualcosa che li differenzia, e se l’equivalenza di grandezza non implica la similitudine di forma, è perché quest’ultima non è riducibile alla quantità. 

E andremo anche più lontano: c’è tutta una parte della geometria elementare a cui le considerazioni quantitative sono estranee, cioè la teoria delle figure simili; la similitudine, in effetti, si definisce esclusivamente mediante la forma ed è del tutto indipendente dalla grandezza delle figure, il che implica che essa è d’ordine puramente qualitativo.[4] 

Se ora ci domandiamo che cosa sia essenzialmente questa forma spaziale, osserveremo che essa è definibile mediante un insieme di tendenze in direzione: in ogni punto di una linea la tendenza in questione è determinata dalla sua tangente, e l’insieme delle tangenti definisce la forma di quella linea; lo stesso dicasi per le superfici, nella geometria a tre dimensioni, se si sostituisce la considerazione delle rette tangenti con quella dei piani tangenti; è evidente che ciò è valido tanto per i corpi quanto per le semplici figure geometriche, poiché la forma di un corpo non è altro che la superficie stessa da cui è delimitato il suo volume. 

Arriviamo dunque, e ciò che abbiamo detto a proposito della situazione dei corpi permetteva già di prevederlo, a questa conclusione: è la nozione di direzione quella che in definitiva rappresenta il vero elemento qualitativo inerente alla natura stessa dello spazio, così come la nozione di grandezza ne rappresenta l’elemento quantitativo; e così lo spazio, tutt’altro che omogeneo, ma determinato e differenziato dalle sue direzioni, è ciò che possiamo chiamare spazio «qualificato».

Orbene, non soltanto dal punto di vista fisico, ma, come abbiamo visto, anche dal punto di vista geometrico, è proprio questo spazio «qualificato» il vero spazio; lo spazio omogeneo, in effetti, non ha alcuna esistenza, a voler parlare propriamente, in quanto non è nient’altro che una semplice virtualità. Per poter essere misurato, cioè, secondo le nostre precedenti spiegazioni, per poter essere effettivamente realizzato, lo spazio deve necessariamente essere riferito a un insieme di direzioni definite; queste direzioni, d’altronde, appaiono come raggi emanati da un centro, a partire dal quale formano la croce a tre dimensioni, e non è nemmeno il caso di ricordare una volta ancora la funzione considerevole che esse svolgono nel simbolismo di tutte le dottrine tradizionali.[5] 

Si potrebbe forse anche suggerire che è proprio restituendo alla considerazione delle direzioni dello spazio la sua importanza reale che sarebbe passibile restituire alla geometria, in gran parte almeno, il senso profondo da essa perduto; ma una cosa del genere, non possiamo nasconderlo, richiederebbe un lavoro che potrebbe condurre molto lontano, come è facile convincersene se si pensa all’influenza effettiva esercitata da questa considerazione, a diversi riguardi, su tutto ciò che si riferisce alla costituzione stessa delle società tradizionali.[6]

Lo spazio, così come il tempo, è una delle condizioni che definiscono l’esistenza corporea, condizioni che sono però diverse dalla «materia», o meglio dalla quantità, benché con questa si combinino naturalmente; esse sono meno «sostanziali», quindi più vicine all’essenza, ed è questo in effetti ciò che implica l’esistenza in esse di un aspetto qualitativo; l’abbiamo visto per lo spazio e lo vedremo anche per il tempo. 

Prima di arrivare a questo, sottolineeremo ancora che l’inesistenza di uno «spazio vuoto» è sufficiente a dimostrare l’assurdità di una delle troppo famose «antinomie» cosmologiche di Kant: chiedersi «se il mondo è infinito, o se è limitato nello spazio», è una questione assolutamente priva di senso: è impossibile che lo spazio si estenda al di là del mondo per contenerlo, perché si tratterebbe allora di uno spazio vuoto ed il vuoto non può contenere alcunché; è invece lo spazio ad essere nel mondo, cioè nella manifestazione, e, se ci si limita a prendere in esame il solo ambito della manifestazione corporea, si potrà dire che lo spazio è coestensivo a tale mondo essendone una delle condizioni; ma questo mondo non è più infinito dello spazio stesso, perché, come quest’ultimo, non contiene tutte le possibilità, ma rappresenta soltanto un certo ordine di possibilità particolari ed è limitato alle determinazioni costituenti la sua stessa natura. 

Diremo ancora, per non dovere ritornare su questo argomento, che è ugualmente assurdo chiedersi «se il mondo è eterno, o se è cominciato nel tempo»; per ragioni del tutto analoghe, è in realtà il tempo che è cominciato nel mondo, se si tratta della manifestazione universale, o con il mondo, se si tratta della manifestazione corporea; ma il mondo non è affatto eterno per questo perché ci sono anche inizi intemporali; il mondo non è eterno perché è contingente, o, in altri termini, esso ha un inizio come avrà una fine perché non è il principio di se stesso, o perché non contiene questo principio che gli è tuttavia necessariamente trascendente. 

In tutto ciò non vi sono difficoltà di sorta, ed è per questo che buona parte delle speculazioni dei filosofi moderni è fatta solo di questioni mal impostate e di conseguenza insolubili, suscettibili dunque di dar luogo a discussioni indefinite; esse, però, svaniscono del tutto dal momento in cui, esaminate al di fuori di ogni pregiudizio, siano ridotte a ciò che in realtà sono, cioè a semplici prodotti della confusione che caratterizza la mentalità attuale. 

La cosa più curiosa è che anche questa confusione sembra avere una sua «logica», poiché, durante molti secoli e in tutte le diverse forme che ha rivestito, essa ha sempre costantemente teso in uno stesso senso; ma questa «logica» altro non è, in fondo, che la conformità con il percorso stesso del ciclo umano, a sua volta dettato dalle condizioni cosmiche stesse; e ciò ci riporta direttamente alle considerazioni inerenti alla natura del tempo, e a quelle che, per contrapposto alla concezione puramente quantitativa che ne hanno i «meccanicisti», possiamo chiamare le sue determinazioni qualitative.

Scritto da René Guénon

4. «Quantità spaziale e spazio qualificato»

l Regno della Quantità e i Segni dei Tempi

[1] È vero che Cartesio, all’inizio della sua fisica, pretende soltanto di costruire un mondo ipotetico mediante certi dati riconducibili all’estensione e al movimento; ma, poiché in seguito si sforza di dimostrare che i fenomeni che si produrrebbero in un mondo del genere sono precisamente quelli stessi che si constatano nel nostro, è chiaro che, nonostante questa precauzione esclusivamente verbale, egli vuol concludere che quest’ultimo è effettivamente costituito come quello che egli aveva inizialmente supposto. 

[2] Ciò vale ugualmente contro l’atomismo, poiché questo, non ammettendo per definizione alcuna esistenza positiva diversa da quella degli atomi e delle loro combinazioni, è necessariamente condotto a supporre che tra loro esista un vuoto nel quale essi possono muoversi. 

[3] Quale per esempio la geometria descrittiva o la cosiddetta analysis situs secondo certi studiosi di geometria. 

[4] Leibnitz l’ha espresso con questo aforisma: «Æqualia sunt ejusdem quantitatis; similia sunt ejusdem qualitatis». 

[5] A questo proposito ci si dovrà riferire alle considerazioni da noi esposte, con tutti gli sviluppi ad esse connesse, nel Symbolisme de la Croix

[6] Nella fattispecie, si dovrebbero esaminare qui tutte le questioni d’ordine rituale riferibili più o meno direttamente all’«orientazione»; evidentemente non possiamo insistervi, e ci limiteremo a menzionare come sia in tal modo che, tradizionalmente, vengono determinate non solo le condizioni per la costruzione degli edifici, si tratti di templi o di case, ma anche quelle per la fondazione delle città. L’orientazione delle chiese è l’ultimo vestigio che ne è rimasto in Occidente fino all’inizio dei tempi moderni, l’ultimo almeno dal punto di vista «esteriore», poiché, per quanto riguarda le forme iniziatiche, considerazioni di questo genere, benché oggi generalmente incomprese, vi hanno sempre conservato il loro posto simbolico, anche quando, nel presente stato di degenerazione di tutte le cose, si è creduto di potersi dispensare dall’osservare la realizzazione effettiva delle condizioni che esse implicano, e di contentarsi, a questo proposito, di una rappresentazione semplicemente «speculativa».