martedì 30 gennaio 2024

FRATELLI D'ITALIA - Lo schiaffo di Stefano De Laurentis: «Confusione e assenza di collegialità. La Fruncillo parte con il piede sbagliato». | POLITICA

FRATELLI D'ITALIA - Lo schiaffo di Stefano De Laurentis: «Confusione e assenza di collegialità. La Fruncillo parte con il piede sbagliato». | POLITICA

Sono queste le parole di Stefano De Laurentis, membro elettivo dell'esecutivo provinciale Meloniano, in merito alla visita di venerdì 2 febbraio a Sperone da parte della neoeletta presidente provinciale Ines Fruncillo.

«Sono rimasto basito - continua De Laurentis nelle calde dichiarazioni rilasciate alla Redazione321 - nel ricevere una telefonata dal consigliere comunale di Sperone dove mi invitava a questo irreale incontro. Per non parlare degli inviti ricevuti da altri militanti del Mandamento per discutere sulle nuove direttive guida del partito a livello provinciale. Chi ha deciso queste nuove linee guida senza la composizione dell'esecutivo? Con chi ha discusso la dottoressa Fruncillo? E con tutto il rispetto per le altre comunità militanti del Mandamento, a mio avviso per una riunione di zona (se di questa si tratta perché nemmeno questo si capisce) non sarebbe stato meglio concordare il tutto, coinvolgendo in primis gli iscritti e dirigenti di Baiano dove sono presenti un circolo territoriale e ben due esponenti eletti nell'esecutivo?».

«E le comunicazioni dei lavori come avvengono? Tramite posta elettronica? Con messaggi senza seguire un logica? Con telefonate a caso? Insomma, se questa è la metodologia politica per cercar di calmare le acque dopo un post congresso burrascoso, penso che la neoeletta Presidente sia partita con il piede sbagliato!».

«Cercheremo di capire in questi giorni come si vuole procedere per il completamento dell'Esecutivo e speriamo fortemente che ci sia stato un problema di comunicazione dovuto al marasma delle giornate post congressuali. La nostra Presidente ha intenzione di trasformare il partito in un contenitore di azioni provenienti esclusivamente da decisioni verticistiche? Noi saremo pronti alle barricate politiche».

L'opinione di De Laurentis sembra essere condivisa da gran parte della base militante del partito, soprattutto all'interno fazione Mainolfiana.

D'altronde anche il passo in avanti della Fruncillo al congresso di Forza Italia in merito alla dichiarazione a nome del partito in appoggio a Genovese per le amministrative di Avellino (condivisa da tanti nella base in particolar modo dal segretario cittadino del capoluogo Vincenzo Quintarelli, ma non realizzata in chiave collegiale) sembra dare atto a chi accusa il movimento irpino della Meloni nell'esser incappato in un vero stato confusionale. Senza contare la percezione di una buona parte della base nel vedere atteggiamenti di despota assoluto da parte della dottoressa Fruncillo.

Sarebbe utile a tutti che la Presidente provinciale dia una tempistica per l'organizzazione interna al partito, in primis per la costituzione dell'esecutivo provinciale. Mancano ancora dei nomi e da voci esterne sembra che stiano già volando stracci nella componente d'area che ha appoggiato la Presidente Frucillo. Da quel che si vocifera, oltre a determinati incastri di potere posti sul tavolo delle trattative, sembra che il nodo della questione sia essere legato, soprattutto, alla Vicepresidenza del partito. Questa figura chiave in base a concetti meritocratici dovrebbe essere affidata a Giovanni Candela il primo eletto tra gli aspiranti dirigenti o secondo altri schemi si dovrebbe affidare il ruolo ad Aniello Mainolfi per cercare una sintesi unitaria con il gruppo patriottico irpino al 43%. 

Di sicuro al momento si avverte una certa pressione da parte del Viceministro Cirielli il quale sembrerebbe spingere per un ripescaggio della sua candidata cervinarese, la quale è risultata malinconicamente ultima nella competizione elettorale e che probabilmente ha lasciato l'amaro in bocca allo stesso Viceministro. 

Inoltre, c'é da capire cosa vuole Petitto il quale, approfittando delle aperture nazionali del partito (probabilmente poco comprese dal punto di vista valoriale e sociale dell'attuale Destra Conservatrice) è risultato determinante per l'elezione della Fruncillo, grazie ad un pacchetto di tessere ben confezionato da tempo, senza contare il nodo delle amministrative che sicuramente non aiuta a migliorare il casino in atto. Tra l'altro, anche in questo caso, tra i vari attori della commedia in essere, in prima linea compare di nuovo il Viceministro Cirielli, il quale preme per un accordo con Festa tramite Petitto e kompagni, con il benestare dell'ex commissario provinciale Iannone, che a sua volta  ha consegnato alla Destra Irpinia un partito diviso, ambiguo e pieno di contraddizioni, dimostrando di essere stato un po' il Ponzio Pilato della situazione.

Quella famosa unità che tanto si auspicava alla fine del congresso svoltosi pochi giorni fa, sembra essere molto più lontana di quanto si pensi e la cosa più grave è che a pagare saranno di nuovo i territori di questa martoriata provincia, in attesa di capire come districarsi in questo groviglio basato sul vecchio politichese. Un fenomeno che nessuno avrebbe più voluto vedere. Le aree periferiche continuano a non aver risposte, pagando un prezzo troppo alto nell'osservare di continuo questi tristi spettacoli interpretati da burattini e burattinai.

Lo Schiaffo 321 continuerà a seguire la vicenda. 

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo

immagini tratte dalla rete..

PALESTINA - Gaza, in 116 giorni 26.637 morti e 65.387 feriti | POLITICA

PALESTINA - Gaza, in 116 giorni 26.637 morti e 65.387 feriti | POLITICA

Sono ormai trascorsi 116 giorni dal 7 ottobre 2023 e la Striscia di Gaza continua ad essere teatro di una guerra all’ultimo sangue tra le truppe di Israele e gli uomini in armi di Hamas e di altre milizie palestinesi. Il conteggio delle vittime, stando alle cifre fornite da fonti palestinesi – non verificabili in modo indipendente, ma ritenute verosimili da vari media, osservatori e organismi internazionali –, è salito ormai a 26mila morti, ai quali si aggiungono migliaia di feriti, mutilati, traumatizzati e dispersi (senza contare i più di 220 caduti tra i militari israeliani penetrati nella Striscia).

Se in Israele lo choc prodotto dai fatti del 7 ottobre induce ancora buona parte dei cittadini ad appoggiare senza riserve la reazione militare decisa dal governo, vi è anche una minoranza di connazionali stanchi di spargimenti di sangue. Inascoltati, chiedono di fermarsi e mettere un punto alla guerra. (g.s.)

LEGGI LO SCHIAFFO 321!

SENZA pubblicità

 

Gorgoni - Le Stupefacenti Creature della Mitologia Greca | Storia e Mitologia Illustrate

Gorgoni - Le Stupefacenti Creature 
della Mitologia Greca 
Nella mitologia greca, i Gorgoni erano creature con capelli di serpenti. La più famosa, Medusa, fu maledetta da Atena e fu sconfitta dall'eroe Perseo.

101 Storie Zen - 18. Una parabola. | SAGGEZZA

101 Storie Zen 

18. Una parabola. 

In un sutra, Buddha raccontò una parabola: Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l'orlo. La tigre lo fiutava dall'alto. 

Tremando, l'uomo guardò giù, dove, in fondo all'abisso, un'altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L'uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l'altra spiccò la fragola. Com'era dolce!

A cura di Nyogen Senzaki e Paolo Reps

101 Storie Zen

Con il termine zen (禅) ci si riferisce a un insieme di scuole buddhiste giapponesi che derivano per dottrine e lignaggi dalle scuole cinesi del buddhismo Chán a loro volta fondate, secondo la tradizione, dal leggendario monaco indiano Bodhidharma. Per questa ragione talvolta si definisce zen anche la tradizione cinese Chán, ma anche le tradizioni Sòn coreana e Thiền vietnamita. Immagini tratte dalla rete. Fonte: Scienza Sacra

domenica 28 gennaio 2024

Chi non lavora? Non mangia! #perle

Chi non lavora? Non mangia! #perle

Se é vero che l'URSS era il paese dove non esisteva disoccupazione e lo Stato garantiva un lavoro a tutti, é altrettanto vero che, chi non aveva voglia di lavorare e voleva vagabondare era considerato un parassita, e pertanto punibile per legge. Vediamo come.

Salvo i casi previsti dalla legge sull'esenzione al lavoro, chi non lavorava era un parassita sociale. Era vietato vagabondare o fare accattonaggio. Chi veniva da fuori e voleva stabilirsi in URSS poteva farlo solo attraverso comunicazione alle autorità competenti, iscrizione all'ufficio di collocamento per l'assegnazione di un lavoro

Già nella Costituzione del '36 l'articolo 12 lo esplicitava : “Il lavoro in URSS è dovere e questione d'onore di ogni cittadino capace di lavorare, secondo il principio: chi non lavora, non mangia."

Nel 1961, il Presidium del Soviet Supremo emanò un decreto per rafforzare la lotta contro il parassitismo. D'ora in poi chiunque non lavori per più di quattro mesi all'anno potrà essere perseguito penalmente. La legge recitava: i cittadini adulti e non esenti da lavoro, che non vogliono adempiere al dovere costituzionale più importante – lavorare onestamente secondo le proprie capacità, che si sottraggono al lavoro socialmente utile, che traggono reddito non guadagnato o commettono altri atti antisociali che consentono loro di condurre una vita parassitaria, sono soggetti, per ordine del tribunale popolare distrettuale (città), allo sfratto in aree appositamente designate per un periodo da due a cinque anni, con la confisca dei beni acquisiti attraverso mezzi e impiego obbligatorio nel luogo di insediamento. 

Una decisione di un tribunale popolare distrettuale (città) o una sentenza pubblica di sfratto viene emessa dopo che una persona che conduce uno stile di vita parassitario, nonostante gli avvertimenti di organizzazioni pubbliche o enti governativi, non ha intrapreso la strada di una vita lavorativa onesta entro il termine stabilito da loro."

L'articolo 209 del codice penale della RSFSR stabiliva la responsabilità per tre diverse forme di "vagabondaggio, accattonaggio, nel condurre un diverso stile di vita parassitario". 

Il concetto di un altro stile di vita parassitario, condotto per lungo tempo, includeva quei casi in cui “una persona sfugge al lavoro socialmente utile e vive di reddito non guadagnato per più di quattro mesi consecutivi o per un totale di un anno e a questo proposito lui è stato dato un avvertimento ufficiale sull'inammissibilità di questo stile di vita."

Se un cittadino non ha lavorato ufficialmente da nessuna parte per più di 4 mesi, il tribunale, ai sensi dell'articolo 209 del codice penale, gli ha assegnato lo status di "BORZ" ( un'abbreviazione di "senza un'occupazione specifica"). Le persone con lo status di “BORZ” venivano minacciate di lavoro correzionale fino a quattro anni, in rari casi anche di reclusione.

In ogni caso specifico di parassitismo, i tribunali erano obbligati a “verificare attentamente la durata della mancata partecipazione di una persona al lavoro socialmente utile in determinati periodi dell’anno e le sue cause”.  La lotta contro il parassitismo è stata portata avanti fino all'aprile 1991, quando fu abolita la responsabilità penale per parassitismo e fu riconosciuta la disoccupazione.

Scritto da Kompagno Kaudino

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. 

Fonti:

  • "Il parassitismo sociale come freno al progresso sociale // Problemi moderni di diritto penale e criminologia" - Vladivostok, 1991. - P. 71-84.
  • "Aspetti sociali, giuridici e medici della lotta al parassitismo, all'ubriachezza e alla tossicodipendenza." - Vladivostok, 1987. - 272 pp. - Coautore: Yatskov L.P., Gottlieb R.M.
  • Bogolyubova T. A., Rastegaev A. A. 
  • "Studio di uno stile di vita parassitario come problema scientifico e criminologico // Problemi organizzativi, legali e gestionali nella lotta alla criminalità tra le persone che conducono uno stile di vita antisociale e parassitario" - Khabarovsk, 1985. P. 26.
  • Kondrashkov N. N. "Parassitismo: contro la legge e la coscienza".
  • Pavlov. B. G. "Problemi di responsabilità penale per la conduzione di uno stile di vita parassitario".
  • Lyapunov Yu I. Responsabilità del parassitismo. - M., 1982, pag. 23.
  • Klyushnichenko A. Lotta amministrativa contro il parassitismo.
  • Shlyapochnikov A.S. La lotta contro i parassiti è una causa nazionale.
  • Tenchov E. S. "Violazioni della proprietà socialista come pericolosa manifestazione di parassitismo sociale e mezzi legali penali per combatterle." // "Aspetti giuridici e criminologici penali della lotta contro le manifestazioni di parassitismo sociale". - Ivanovo, 1987. - P. 62-69

sabato 27 gennaio 2024

La resa dei conti nei prossimi cinque anni | POLITICA

L’ACELLERAZIONE FINALE CHE IL POTERE STA EFFETTUANDO, ELENCATA PUNTO PER PUNTO. OVVERO LA RESA DEI CONTI NEI PROSSIMI CINQUE ANNI.

Molte cose si stanno muovendo e il loro movimento risulta in fase di progressiva accelerazione. Stiamo andando verso un redde rationem non solo a livello bellico e geopolitico, ma anche all’interno delle singole società. 

Rispetto a queste ultime, nei prossimi cinque anni si giocherà la partita per far passare l’organizzazione della società dalla forma-stato tradizionale a una nuova forma dove, pur persistendo le funzioni e l’apparato repressivo dello stato, tutti gli aspetti giuridici, ambientali e biologici della vita - sia individuale che associata - saranno proprietà delle grandi corporation private.

La parte di società che dissente e si oppone, non soltanto mantiene – anzi peggiora – i noti limiti di organizzazione e coesione, ma fatica anche a fare quello che hanno fatto i vari panel di discussione in cui, nei giorni scorsi, si è suddivisa la kermesse del World Economic Forum a Davos: unire i diversi temi dell’agenda politica in un’unica visione ideologicamente coerente e strategicamente sinergica.

Inoltre, c’è anche il problema di come l’agenda dei poteri sovranazionali si basi anche su problematiche reali – come ad esempio la crisi ecosistemica – e che l’area d’opposizione arranchi nel definire delle strategie alternative a riguardo risultando, così, impossibilitata a realizzare una contro-narrazione da poter divulgare alla massa.

Vediamo, allora, in quanti e quali punti si articola l’accelerazione in atto. Premetto che queste righe che ho pubblicato sono nulla più che il prolegomeno a qualcosa di più ampio e che, per verificare ciascuno degli item sottostanti, sono disponibili collegamenti a fonti istituzionali.

1) GREEN DEAL EUROPEO, OVVERO ELIMINAZIONE DELLA MOBILITÀ PERSONALE, RIDUZIONE AI MINIMI TERMINI DELL’AGRICOLTURA E DEGLI ALLEVAMENTI, NUTRIZIONE A BASE D’INSETTI

L’obiettivo del WEF e sottoscritto dalla UE consta del ridurre del 75% il numero di automobili in proprietà privata e semi-azzerare agricoltura e allevamenti per arrivare all’emissione zero di CO2. Pertanto, rispetto al primo punto vediamo sia l’incentivazione delle auto elettriche, sia i vincoli di velocità nelle città italiane.

Rispetto al secondo punto, oltre alle proteste degli agricoltori in tutta Europa, si susseguono deliberazioni governative volte, come nel caso dell’Olanda, ad abbattere 1/3 del bestiame allevato. Ovviamente, questo aspetto chiarisce altresì e in via definitiva le motivazioni delle deliberazioni, sia eurofederali che italiane, in favore dell’alimentazione a base d’insetti nonché la campagna propagandistica che le ha accompagnate.

2) REPRESSIONE DEL DISSENSO, DALLA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE AL CYBER-ASSOLUTISMO

Durante l’emergenza pandemica, abbiamo visto il dissenso politico essere trattato secondo il principio di medicalizzazione della devianza ovvero come patologia psichica. A questo, si è unito l’uso del concetto di “scienza” in termini di superstizione religiosa, ovvero l’idea che la democrazia non possa contemplare l’opposizione alla politica dominante nel momento in cui quest’ultima si autoqualifica come “scientifica”, ovvero come latrice di oggettività.

Con l’emergenza bellica, abbiamo assistito alla condanna e all’ostracizzazione delle opinioni divergenti dal governo sulla politica estera e ora, con la vicenda del film russo “Il Testimone”, assistiamo al salto di qualità verso il divieto esplicito e diretto di manifestare tali opinioni. Per ciò che infine riguarda l’emergenza climatica, è già stata coniata la locuzione “negazionismo climatico” per criminalizzare i dissidenti.

A tutto questo, si aggiunge l’imminente stretta sul web che sembra trasparire dall’introduzione nel dibattito politico del concetto di carta d’identità digitale, obbligatoria per accedere ai social network e concepita col dichiarato intento di “sanzionare gli haters”, ovvero reprimere le opinioni dissidenti. Se a questo aggiungiamo l’esortazione dell’OMS ai governi mondiali, nel 2022, a considerare i “no vax” come minaccia terroristica, ecco che la direzione di percorso risulta delineata.

3) ALLARME PANDEMICO PERMANENTE COME STRUMENTO PER PRIVATIZZARE LA SANITà

Poco si è parlato di come, dopo la pandemia, il sistema dell’assistenza domiciliare, i pronto soccorso e in generale la sanità pubblica, non siano tornati affatto come prima, bensì siano risultati depotenziati. Nel frattempo, in alcune città del Nord Italia abbiamo visto nascere i primi pronto soccorso e i primi medici di famiglia privati e a pagamento.

Mentre WEF e OMS continuano ad annunciare nuove e imminenti pandemie, il Governo italiano ha emesso un decreto che conferma le misure di lockdown e di distanziamento sociale come strumenti da ri-adottare in caso di nuova emergenza. Quello che però si fa maggiormente fatica a comprendere, è come ogni emergenza sanitaria rappresenti – soprattutto nel contesto italiano - un passo in avanti verso l’obiettivo dell’abolizione dell’assistenza sanitaria universale e gratuita.

4) TRANSGENDERISMO OBBLIGATORIO E CANCEL CULTURE

Sul versante culturale, gli asset strategici della classe dominante constano di Transgenderismo e cancel culture. L’ideologia transgenderista prosegue a impiantare il proprio incontrastato dominio sulle nuove generazioni, ovvero sul sistema scolastico. Se in Italia non si è ancora arrivati, come in Gran Bretagna, a licenziare gli insegnanti che si rifiutano di spacciare come “scientifica” la tesi secondo cui non esisterebbe correlazione tra identità di genere e biologia, in ogni caso le direttive di video-tutorial e documenti prodotti dalle istituzioni nazionali ed eurofederali per disciplinare gli insegnanti, vengono prodotte e diffuse a ritmo sempre più sostenuto.

Mentre negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la modificazione di testi letterari del passato e la cancellazione di opere classiche dai programmi di studio è fenomeno in atto ormai da anni, in Italia la cancel culture è appena sbarcata. Volendo individuare un inizio simbolico, certamente il recente articolo “Storia tossica della letteratura italiana” - divulgato in questi giorni da due scrittrici e volto a demolire Dante, Boccaccio, Ariosto, Foscolo e via dicendo - rappresenta un tangibile salto di qualità.

UN COLPO A SINISTRA…

Naturalmente, questo piano d'analisi esclude tutte quelle posizioni del dissenso – sovente marxiste – che si fondano sul dogma teorico del “capitalismo impersonale” e che, quindi, negano a priori che il sistema capitalista internazionale possa giungere a una visione unitaria o che possa esistere un’istituzione capace di sintesi fra i diversi poteri com'è oggi il WEF.

…E UN COLPO A DESTRA

Inoltre, quanto fin qui elaborato esclude parimenti tutte quelle posizioni secondo le quali questo processo globale – fatto di proprietà privata non solo dei mezzi di produzione, ma anche e in prospettiva della stessa vita umana – possa essere definito, come invece sostengono sia la destra americana che i catto-tradizionalisti, la realizzazione del “comunismo”.

CONCLUSIONE (PER ORA)

Questa elencazione che ho appena accennato, è evidentemente monca: manca il tema delle sperimentazioni di credito sociale già in atto in alcune città italiane, nonché gli aspetti più classicamente neoliberisti di abbattimento delle protezioni sociali e di svendita dei beni pubblici ai privati.

Questo però non deve impedire di cogliere il punto-chiave di tutto lo scritto: non è possibile considerare fuori dal contesto strategico uno solo di questi punti. Non è possibile perché la forza del nemico, come detto all'inizio, sta proprio nella capacità di collegare un insieme variegato e complesso entro un unico disegno unitario. Nei prossimi cinque anni, opporsi significherà generare un contrasto concreto e al contempo una contro-narrazione rispetto a suddetto disegno unitario.

Scritto da Riccardo Paccosi 

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: ariannaeditrice.it


QUANDO RIPARTIRANNO I TRENI PERI CAUDINI? #goliardia

QUANDO RIPARTIRANNO I TRENI PERI CAUDINI? #goliardia

 

René Guénon - La Metafisica orientale | parte III

La Metafisica orientale*

René Guénon

Terza Parte 

Se la conoscenza puramente teorica fosse fine a se stessa, se la metafisica dovesse fermarsi qui, si tratterebbe già di qualcosa, sicuramente, ma di qualcosa di affatto insufficiente. Nonostante la certezza vera, ancora più forte di una certezza matematica, che è già connessa con una simile conoscenza, si tratterebbe in fondo, in un ambito incomparabilmente superiore, soltanto di quel che è nel suo campo inferiore, terrestre e umano, la speculazione scientifica e filosofica. 

Non questo deve essere la metafisica; che altri si interessino a un «gioco mentale» o a quel che può sembrar tale, sono affari loro; per noi, le cose di questo genere sono piuttosto indifferenti, e noi pensiamo che le curiosità dello psicologo debbano essere totalmente estranee al metafisico. Per quest’ultimo ciò che conta è il conoscere quel che è, e conoscerlo in modo tale da essere, realmente ed effettivamente, tutto quel che si conosce.

Quanto al mezzi della realizzazione metafisica, sappiamo perfettamente qual è l’obiezione che possono opporre, per quanto li riguarda, coloro che credono di dover contestare la possibilità di simile realizzazione. Tali mezzi, in effetti, devono essere alla portata dell’uomo; essi devono, almeno per i primi stadi, adattarsi alle condizioni dello stato umano, giacché è in questo stato che si trova attualmente l’essere che, partendo da esso, dovrà prendere possesso degli stati superiori. 

È perciò in forme che appartengano al mondo in cui si situa la sua presente manifestazione che l’essere assumerà un punto d’appoggio per elevarsi al di sopra di questo stesso mondo; parole, segni simbolici, riti o procedimenti preparatori di qualsivoglia genere, non hanno altra ragion d’essere né altra funzione: come già abbiamo detto, sono supporti e nulla più. 

Ma ‑ dirà qualcuno ‑ come può avvenire che simili mezzi puramente contingenti producano un effetto che li oltrepassa immensamente, che è di un tipo del tutto diverso da quello a cui essi stessi appartengono? 

Faremo subito notare che in realtà si tratta solo di mezzi accidentali, e che il risultato che essi aiutano a ottenere non è affatto un effetto loro; essi mettono l’essere nelle disposizioni necessarie per raggiungerlo più facilmente, ed è tutto. Se l’obiezione che stiamo esaminando fosse in questo caso valevole, essa sarebbe pure valevole nel caso dei riti religiosi, nel caso dei sacramenti, ad esempio, nei quali la sproporzione tra il mezzo e il fine non è minore; alcuni di coloro che avanzano un’obiezione di questo genere, forse a questo non hanno pensato. 

Per quel che ci riguarda, noi non confondiamo un semplice mezzo con una causa nel senso vero della parola, e non riteniamo la realizzazione metafisica un effetto di checchessia, perché essa non è la produzione di qualcosa che non esista ancora, ma la presa di coscienza di ciò che è, in modo permanente e immutabile, al di fuori di ogni successione di tempo o d’altro genere, giacché tutti gli stati dell’essere, considerati nel loro principio, sono in perfetta simultaneità nell’eterno presente.

Non abbiamo perciò nessuna difficoltà a riconoscere che non c’è comune misura tra la realizzazione metafisica e i mezzi che portano a essa o, se si preferisce, che la preparano. È questa del resto la ragione per cui nessuno di questi mezzi è rigorosamente necessario, d’una necessità assoluta; o per lo meno, non c’è che una sola preparazione che sia veramente indispensabile, ed è la conoscenza teorica.

Quest’ultima, d’altra parte, non potrebbe spingersi molto lontano senza un mezzo che di conseguenza dobbiamo ritenere come quello che avrà la funzione più importante e più costante: tale mezzo è la concentrazione; e si tratta di qualcosa di assolutamente estraneo, perfino contrario, alle abitudini mentali dell’Occidente moderno, nel quale tutto tende solo alla dispersione e al cambiamento incessante. Nei confronti di questo mezzo, tutti gli altri sono soltanto secondari: essi servono soprattutto a favorire la concentrazione, e inoltre ad armonizzare tra di loro i diversi elementi dell’individualità umana, allo scopo di preparare la comunicazione effettiva tra tale individualità e gli stati superiori dell’essere.

Questi mezzi potranno del resto, al punto di partenza, variare quasi indefinitamente, giacché, per ciascun individuo, dovranno essere appropriati alla sua speciale natura, conformi alle sue attitudini e alle sue disposizioni particolari. In seguito le differenze andranno diminuendo, giacché si tratta di vie molteplici che tendono tutte verso un medesimo scopo; e a partire da un determinato stadio sarà scomparsa ogni molteplicità; ma allora i mezzi contingenti e individuali avranno terminato di avere la loro funzione. 

Questa funzione, per far vedere che non è affatto necessaria, certi testi indù la paragonano a quella di un cavallo, con l’aiuto del quale un uomo arriverà più velocemente e più facilmente al termine del suo viaggio, ma senza il quale potrebbe lo stesso pervenirvi. 

I riti, le procedure diverse indicate in vista della realizzazione metafisica, si potrebbero trascurare e tuttavia, mediante la sola fissazione costante dello spirito e di tutte le potenze dell’essere sullo scopo di tale realizzazione, si potrebbe raggiungere alla fine tale scopo supremo; sennonché, se ci sono mezzi che rendano lo sforzo meno penoso, perché trascurarli volontariamente? 

Forse che significa confondere il contingente con l’assoluto il tener conto delle condizioni dello stato umano, giacché è da questo stato, esso stesso contingente, che siamo attualmente obbligati a partire per la conquista degli stati superiori, e poi dello stato supremo e incondizionato?

Indichiamo adesso, secondo gli insegnamenti che sono comuni a tutte le dottrine tradizionali dell’Oriente, le tappe principali della realizzazione metafisica. La prima, che in certo qual modo è soltanto preliminare, si ottiene nell’ambito umano e non si estende ancora al di là dei limiti dell’individualità. Essa consiste in un’estensione indefinita di tale individualità, di cui la modalità corporea, la sola a essere sviluppata nell’uomo comune, non rappresenta se non una minima porzione; è da questa modalità corporea che occorre partire di fatto, da cui l’impiego ‑ per incominciare ‑ di mezzi presi nell’ordine sensibile, i quali però dovranno avere una ripercussione nelle altre modalità dell’essere umano. 

La fase di cui parliamo è in fondo la realizzazione o lo sviluppo di tutte le possibilità che sono virtualmente contenute nell’individualità umana, le quali di quest’ultima costituiscono quasi altrettanti prolungamenti molteplici che si estendono in diversi sensi al di là del dominio corporeo e sensibile; ed è attraverso tali prolungamenti che si potrà in seguito stabilire la comunicazione con gli altri stati.

Questa realizzazione dell’individualità integrale è indicata da tutte le tradizioni come la restaurazione di quello che esse chiamano lo «stato primordiale», stato che è considerato lo stato dell’uomo vero, e che già sfugge a certe limitazioni caratteristiche dello stato ordinario, in particolare alla limitazione dovuta alla condizione temporale. L’essere che abbia raggiunto tale «stato primordiale» è ancora soltanto un individuo umano, non è ancora in effettivo possesso di nessuno stato sovraindividuale; e tuttavia è da allora affrancato dal tempo, la successione apparente delle cose si è per lui trasmutata in simultaneità; egli possiede coscientemente una facoltà che è sconosciuta all’uomo comune e che può essere denominata il «senso dell’eternità». 

Ciò riveste un’importanza estrema, perché colui che non può uscire dal punto di vista della successione temporale e vedere ogni cosa in modo simultaneo, è incapace della minima concezione di ordine metafisico. La prima cosa da fare per chi voglia pervenire veramente alla conoscenza metafisica, è di porsi fuori del tempo, diremmo volentieri nel «non tempo», se una simile espressione non dovesse sembrare troppo strana e inusitata. Tale coscienza dell’intemporale può del resto essere raggiunta in certo qual modo, indubbiamente molto incompleto, ma tuttavia già reale, ben prima che sia ottenuto nella sua pienezza quello «stato primordiale» del quale abbiamo appena parlato.

Ci si chiederà forse: perché chiamare in questo modo lo «stato primordiale»? La ragione di ciò consiste nel fatto che tutte le tradizioni, compresa quella dell’Occidente (giacché la stessa Bibbia altro non dice), si accordano nell’insegnare che tale stato è quello che era normale alle origini dell’umanità, mentre lo stato presente non è che il risultato di una decadenza, l’effetto di una sorta di materializzazione progressiva prodottasi nel corso delle età, per la durata di un certo ciclo. Noi non crediamo nell’«evoluzione», nel senso che i moderni danno a questa parola; le ipotesi cosiddette scientifiche immaginate da questi ultimi non corrispondono affatto alla realtà. 

Qui non è però possibile fare più di una semplice allusione alla teoria dei cicli cosmici, teoria che è sviluppata in modo particolare nelle dottrine indù; ciò equivarrebbe a esorbitare dal nostro argomento, poiché la cosmologia non è la metafisica, quantunque ne dipenda piuttosto intimamente; essa ne è soltanto un’applicazione all’ordine fisico, e le vere leggi naturali non sono che conseguenze, in un ambito relativo e contingente, dei principi universali e necessari.

Scritto da René Guénon

La Metafisica orientale*

* Conferenza tenuta il 17 dicembre 1925 a La Sorbonne di Parigi tratto da Scienza Sacra.

Dott.ssa Coccia: Iperico: azione e benefici dell'erba di San Giovanni | SALUTE

Iperico: azione e benefici dell'erba di San Giovanni

Dott.ssa Cristina Coccia, biologa nutrizionista. Autrice di saggi sulla demografia e la salute della popolazione italiana e di articoli divulgativi per siti web e riviste.

venerdì 26 gennaio 2024

LE CAUSE DELLA FINE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE - BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE | quarta parte | CULTURA

 LE CAUSE DELLA FINE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

È necessario innanzitutto precisare che il "Risorgimento" italiano, nei riguardi del Regno delle Due Sicilie, è stato ed è un grande falso storico oltre che un grandissimo crimine. 

Il cosiddetto "risorgimento" fu una martellante propaganda di guerra e rappresenta il classico esempio che la storia viene sempre scritta dal vincitore. Esso non è stato in realtà che un capitolo della storia dell’imperialismo inglese. La mistica risorgimentale ci ha abituato a considerare Cavour come un grande statista, un genio della politica. 

In realtà la maggior parte delle sue decisioni non furono altro che esecuzioni dei "suggerimenti" che venivano orchestrati da Londra. La politica imperiale inglese si è sempre basata su due fattori cardini: il mantenimento di una grande potenza navale (the silent power of sea) e l’alimentazione di disordini all’interno degli altri Stati, che venivano così distolti dalla politica estera.

L’Inghilterra, per quanto riguarda in particolare il Mediterraneo, perseguì una sua complessa strategia politica che si sviluppò attraverso varie fasi. Iniziò con l’impossessamento di Gibilterra e, nel 1800, di Malta, che apparteneva alle Due Sicilie, approfittando dei disordini causati dalle guerre di Napoleone. Poi, intorno al 1850, in previsione dell’apertura del canale di Suez, per essa divenne vitale possedere il dominio del Mediterraneo per potersi collegare facilmente con le sue colonie. Per questo i suoi obiettivi principali furono l’eliminazione della Russia dal Mediterraneo, contro la quale scatenò la vittoriosa guerra di Crimea nel 1853, e il ridimensionamento dell’influenza politica della Francia nel Mediterraneo.

Il fattore determinante che spinse l’Inghilterra a dare inizio alle modifiche dell’assetto politico della penisola italiana furono gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l’Impero Russo, che aveva iniziato a far navigare la sua flotta nel Mediterraneo, avendo come base di appoggio i porti delle Due Sicilie. La Francia, a sua volta, voleva rafforzare la sua influenza sulla penisola italiana, sia con un suo protettorato sullo Stato Pontificio, sia con un suo progetto di mettere un principe francese nelle Due Sicilie. 

Per raggiungere questi obiettivi le due potenze si servirono del piccolo Stato savoiardo che, non avendo risorse economiche e militari per fare le sue guerre, dovette vendere alla Francia Nizza e la Savoia, ed era in procinto di vendere anche la Sardegna se non fosse stato fermato dall’Inghilterra che temeva un più forte dominio della Francia nel bacino mediterraneo.

In Piemonte, infatti, il sistema sociale ed economico era ben povera cosa. Vi erano solo alcune Casse di risparmio e le istituzioni piú attive erano i Monti di Pietà. Insomma esistevano solo delle piccole banche e banchieri privati, generalmente d’origine straniera, che assicuravano il cambio delle monete al ridotto mercato piemontese. 

In Lombardia non c’era alcuna banca di emissione e le attività commerciali riuscivano ad andare avanti solo perché operava la Banca austriaca. E tutto questo già da solo dovrebbe rendere evidente che prima dell’invasione del Sud, al nord non potevano esserci vere industrie, né vi poteva essere un grande commercio, né i suoi abitanti erano ricchi ed evoluti, come afferma la storiografia ufficiale.

Per il Piemonte, dunque, il problema piú urgente era quello di evitare il collasso economico, dato il suo disastroso bilancio, e l’unico modo per venirne fuori era quello offertogli da Inghilterra e Francia che gli promettevano il loro appoggio per l’annessione dei prosperi e ricchi territori delle Due Sicilie e degli altri piccoli Stati della penisola italiana. 

Il mezzo con cui l’Inghilterra diede esecuzione a questo disegno fu innanzitutto la propaganda delle idee sul nazionalismo dei popoli e critiche sul "dispotismo oppressivo" dei governi di Austria, Russia e Due Sicilie.

A proposito di "Nazione", bisogna dire che si tratta di un concetto in termini giuridico-politici elaborato a partire dalla Rivoluzione Francese e sviluppatosi soprattutto nell’800. Questo concetto è stato un’autentica invenzione di un’ideologia molto coinvolgente ed emotiva che è servita, e serve ancora, per tenere insieme le parti e gli interessi di uno Stato. 

In tal modo si preparavano psicologicamente le masse a "giustificare" le sommosse popolari poi artatamente sollevate da sovversivi prezzolati, i quali istigavano anche ingenui idealisti, suggestionati da idee libertarie. Quando poi questi moti scoppiavano, si predicava il principio del "non intervento", spacciandole per "faccende interne" di uno Stato.

Quelli che furono chiamati "moti liberali" venivano fatti scoppiare continuamente ad opera delle sette massoniche, che raggiungevano così numerosi scopi: la dimostrazione concreta che i governi erano oppressivi e che il popolo "spontaneamente" si ribellava al dispotismo.

Inoltre, queste sommosse, facendo scatenare la necessaria reazione di quei governi, aggravavano e rendevano verosimili le menzogne propagandate. Per quanto riguarda le Due Sicilie i moti piú gravi furono quelli del 1820 e del 1848, a cui vanno aggiunti gli episodi degli attentati del 17 dicembre 1856 (scoppio deposito polveri a Napoli con 17 morti) e del 4 gennaio 1857 (nel porto di Napoli saltò in aria la fregata Carlo III con 38 morti), quello del 25 giugno 1857 con lo sbarco di Pisacane e poi le rivolte di Palermo precedenti lo sbarco di Garibaldi

La regía di queste azioni era del Mazzini collegato direttamente con Londra, il cui governo aveva affidato anche al Cavour l’incarico di far scoppiare sommosse in tutti gli altri Stati italiani, con l’evidente scopo di legittimare l’intervento del Piemonte per sedare i "disordini". Molti furono i disordini causati, tra l’altro, coll’invio di carabinieri in borghese. Nel frattempo, in preparazione allo sbarco del Garibaldi, erano stati formati nelle Due Sicilie alcuni centri sovversivi, che assoldavano molti delinquenti per le sommosse e corrompevano alte personalità Duosiciliane per agevolare l’avanzata del pirata.

BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE - prima parte | CULTURA

BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE - seconda parte | CULTURA

BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE - terza parte | CULTURA

Scritto da Antonio Pagano

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: Sociale (Pocobello)