lunedì 28 febbraio 2022

Primavera Meridionale "sbarca" nella Capitale | POLITICA

Primavera Meridionale "sbarca" nella Capitale mercoledì 2 un incontro per presentare il primo circolo romano con Morano e Barile.

Mercoledì 2 Marzo, alle ore 18 e 30, presso il ristorante "Trattoria da Luigi" in piazza Cesarini Sforza 23 a Roma, verrà presentato il primo circolo  territoriale romano dell'associazione metapolitica "Primavera Meridionale".

L'iniziativa organizzata da un gruppo di promotori di Primavera Meridionale della Capitale, coordinati  dagli avvocati Luca Petrella e Riccardo Segamonti, vedrà, tra gli altri, gli interventi del fondatore Sabino Morano e del professor Sergio Barile.

Continua quindi l'azione di capillare radicamento di Primavera Meridionale su tutto il centro-sud, già annunciata infatti, per le prossime settimane, la nascita di nuovi circoli nelle province di Napoli, Caserta, Cosenza e Foggia

Primavera Meridionale è una "aggregazione intellettuale organizzata", nasce per tentare di fare quello che l'aria politico-culturale di centro destra non ha mai fatto, intende creare una struttura capace di sviluppare profonde riflessioni su un presente incerto privo di direttrici politiche piuttosto che di riferimenti morali, vuole essere un'organizzazione in grado di interloquire con le categorie, con le posizioni non rappresentate, rielaborando di queste, le istanze più genuine per trasformarle in proposte da imporre al dibattito pubblico Nazionale. 

L'attuale realtà storica è estremamente complessa, cercare di semplificare sempre a tutti i costi, come troppo spesso hanno fatto le campagne di comunicazione dei partiti, può anche essere elettoralmente efficace ma non serve ad affrontare seriamente le problematiche reali.

Primavera Meridionale  nasce per per essere un laboratorio di pensiero che preceda l'azione politica.

Primavera perché questa organizzazione intende adoperarsi per poter sperare in un nuovo ciclo di rigenerazione della nostra società, meridionale perché è proprio dal meridione, il luogo in cui è ormai più palese e chiaro il disastro generato dal nuovo modello economico finanziarizzato, che può e deve ripartire un'idea alternativa.

La nascita del primo circolo territoriale di Roma rappresenta un altro importante mattone per la costruzione di questo nuovo grande edificio di libertà!

Campo concentramento Hereford | documentario

Campo concentramento 
Hereford - S.U.A.

STATUS QUO - "Valle Caudina. Indignarsi non basta | CAUDIUM


Tra poco più di un'ora partirà la diretta su UserTv della puntata speciale di Status Quo, trasmissione di Tommaso Bello che come tema della serata ha scelto il dopo marcia silenziosa. La Valle Caudina è stata martoriata da una serie di episodi di cronaca nera, ma la parte della cittadinanza ha reagito in maniera positiva. 

Cervinara e San Martino dicono NO alla violenza, ma anche il resto della Valle Caudina si schiera a difesa della legalità. Saranno ospiti in studio l'avvocato Caterina Lengua, Sindaco di Cervinara e Pasquale Pisano, Sindaco di San Martino Valle Caudina e presidente del Consorzio Asi. La Prima Cittadina sarà ospite di Status Quo dopo una lunga serie di inviti da parte della Redazione guidata da Tom Bello, mentre il sindaco sammartinerse è già stato presente sugli schermi dell'emittente dedicata alla memoria del caro Angelo Marchese.

Molto atteso anche il collegamento con l'onorevole Pasquale Maglione, il Pentastellato Caudino Deputato della Repubblica Italiana, molto attivo sul fronte della giustizia. Prenderanno la parola in trasmissione la prof.ssa Serafina Ippolito, ex dirigente scolastico dell'Istituto Omnicomprensivo Cervinarese e alcuni esponenti dell'associazionismo locale.

Vi invitiamo a seguire la diretta sulla pagina de Lo Schiaffo 321 e a dire la vostra con domande e riflessioni.

Buona visione e Avanti Nuova Caudium!

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo

immagini tratte dalla rete


OVIDIO - Amori | Audiolibro Integrale

OVIDIO - AMORI 

Voce Narrante di E. Camponeschi

Foto di Vladyslava Vasylenko

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LA GUERRA DI MOSCA ANCHE ALLA PASTASCIUTTA | Politica

Ricordate la copertina, uscita esattamente 45 anni, di Der Spiegel con una pistola appoggiata in un piatto di spaghetti? 

Ebbene, questa volta è stato adagiato un kalashnikov sulla nostra amata pastasciutta. Ma anche su pizza, michette e focacce, tutte tipicità del nostro Paese che possono essere fatte solo col grano, spesso quello così detto duro, e altri cereali, principalmente di produzione nazionale.

È di pochi giorni fa l’annuncio che Mosca ha vietato, fino al primo aprile, l’esportazione nel resto del mondo del fosfato di ammonio e degli altri fertilizzanti azotati prodotti dal metano dei quali la Russia è fra i quattro maggiori produttori globali e principale fornitore dell’Europa. 

Nel corso del 2021 gli agricoltori italiani - come tutti quelli europei - hanno visto aumentare il costo del loro gas naturale del 549% e il costo dei fertilizzanti azotati del 263%. Non sorprende nessuno che la gran parte dei produttori di grano e cereali abbiano rinunciato all'uso di fertilizzanti, col rischio concreto di un calo fra il 5 e il 10 per cento della produzione alimentare

Da qualche parte dovremo trovare i grani duri e gli altri cereali per fare la pasta, la pizza e il pane. 

Ci rivolgeremo al Cremlino per ottenerne, sia pure di qualità inferiore e a prezzi monstre? Per ora, no: per calmierare i prezzi all’interno, la Russia ha imposto delle quote alle esportazioni di grano per diversi mesi.

Per capire l’effetto bomba delle scelte di Putin sulla nostra economia e sul nostro pranzo, considerate che l’Italia compra all’estero 64% del proprio fabbisogno di grano per i forni: nel 2021 abbiamo importato la bellezza di centoventi milioni di chili di grano dall’Ucraina e quasi cento dalla Federazione russa. 

Pensate quale sarebbe l’impatto per il nostro settore alimentare se entrambi venissero a mancare: basti dire che è di oggi la dichiarazione che senza i rifornimenti dall’ex URSS, la Divella ha scorte di farina per appena un mese. Sì, avete letto bene: un solo mese e, poi, basta.

Per non perdere ogni opportunità di accrescere l’influenza russa, il gigante russo della chimica EuroChem Group ha pure presentato un'offerta vincolante per l'acquisto dei fertilizzanti azotati e delle attività chimiche dell’austriaca Borealis

L’Unione europea solo di fronte al rischio di creare -dopo quella energetica- anche una dipendenza agro-alimentare da Mosca, ha aperto gli occhi e sta cercando di mettere i bastoni fra le ruote alla multinazionale russa, di proprietà dell’oligarca Andrea Melnichenko, “commendatore dell’ordine della stella” per l’Italia.

A ben vedere, se l’Ucraina dovesse tornare nelle mani di Mosca, il nostro piatto potrebbe svuotarsi ancora di più e la nostra pastasciutta davvero finire sotto il controllo del Cremlino

Kiev è di gran lunga il principale produttore agricolo (e soprattutto cerealicolo) dell'emisfero boreale e il nostro principale fornitore di “con il potenziale per moltiplicare la sua produzione diverse volte", come ha dichiarato a Politico Bate Toms, presidente della Camera di commercio britannica in Ucraina.

In conclusione, la Russia è “assolutamente all'inizio della catena alimentare… (l’Europa) fa affidamento sul gas e sui fertilizzanti russi per riscaldare le sue case e nutrire la sua gente. E' così semplice. "Se ciò è vero, allora, come scritto da Federico Fubini sul Corriere della Sera, aumenti dei prezzi indipendenti da logiche di mercato, blocco all’export di fertilizzanti e tagli all’export di gas e grano, “hanno rafforzato il potere di ricatto di Putin nel perseguire la sua sottile strategia di destabilizzazione economica dell’Europa”.

Insomma, l’obiettivo russo sembra quello di diffondere il malcontento attraverso l’aumento del costo della vita (pane, pasta, energia, riscaldamento ecc.) per facilitare l’ascesa di forze politiche “amiche”.

Scritto da Emilio Casalicchio

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PARTENIO in bici da montagna | AMBIENTE

PARTENIO in bici da montagna

 

SANZIONI ALLA FEDERAZIONE RUSSA #goliardia

SANZIONI ALLA FEDERAZIONE RUSSA #goliardia

 

domenica 27 febbraio 2022

RINO GAETANO - Aida (1977)

Rino Gaetano - Aida

Artista: Rino Gaetano

Brano: Aida

Anno: 1977

LA VALLE CAUDINA SCENDE IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA!

La Valle Caudina scende in piazza a Cervinara per dire basta alla violenza e gridare, in maniera silenziosa, la rabbia popolare dopo la scia di violenza del 2022 partita con una lite con sparatoria a Montesarchio, dove a metà gennaio si registrarono fortunatamente solo due Caudini feriti ed il fermo di una persona. 

L'agguato davanti ad un supermercato a San Martino Valle Caudina e l'assassinio di un quarantenne a Cervinara hanno mobilitato quasi trecento persone, scese in strada per ricordare il giovane Nicola e dare un segnale forte a difesa del territorio.


Presenti le maggiori cariche istituzionali della Valle Caudina, ossia i Sindaci dell'Unione dei Comuni, il Presidente della Provincia di Avellino, i rappresentanti delle Forze dell'Ordine e l'onorevole Caudino Maglione (M5S), autore anche di due interventi parlamentari di spessore. In marcia tanti giovani, attivisti, donne e molti cittadini che hanno risposto con compostezza all'invito del coordinamento spontaneo, sorto dopo l'appello a mezzo stampa de "Il Caudino".

Il suono delle campane della Chiesa di San Nicola echeggiava in una piazza raggelata e ancora incredula per quanto accaduto. Le lacrime che scorrevano sui volti dei presenti sono state rapite dal forte e fastidioso vento di Joffredo e Castello. 


Il quadro è molto complesso, articolato e saranno gli addetti ai lavori a fare completa luce sull'emergenza vissuta e percepita in ogni angolo della Valle. A differenza di altre zone della Campania non c'è un quadro desolato e oltremodo irrecuperabile, figlio anche dei falsi miti televisivi degli ultimi anni. 

La Valle Caudina, tuttavia, sta inesorabilmente affondando, senza una classe politica al timone di una barca mal costruita e mal digerita. Emigrazione alle stelle, tossicodipendenze in forte crescita, difficoltà amministrative nel garantire servizi essenziali e distacco dei giovani dalla politica attiva. Non bisogna colpevolizzare i Sindaci in carica, sia chiaro, anzi la collaborazione è vitale per tutte le componenti della società civile. La gente è stanca di risse, furti e coltellate.

Le cause di questo lento "Sfascismo Caudino" hanno radici profonde e sono da accollare a tutto quel sistema marcio e corrotto, corresponsabile moralmente di questo inferno. 

VALLE CAUDINA IN PIEDI!

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immagini tratte dalla diretta di UserTv

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L’Europa piace quando porta quattrini | POLITICA

L’EUROPA PIACE QUANDO PORTA I QUATTRINI

«Le masse non desiderano l’unificazione dell’Europa come puro fatto politico, come fatto storico, esse l’accettano nella misura in cui ne deriveranno – e toccherà fare loro una convincente dimostrazione – la diminuzione del prezzo delle automobili o l’aumento del potere d’acquisto». 

Lo leggiamo in “L’Europa: un impero di 400 milioni di uomini” (avataréditions, 2011), che Gianni Thiriart, il politico e scrittore belga (1922-1992) fondatore tra l’altro di “Giovane Europa”, aveva pubblicato nel 1964, quando l’Europa era spaccata dal duopolio Usa-Urss.

Lo scontro in atto tra europeisti e sovranisti mi ha spinto a pubblicare una sintesi della postfazione all’edizione del 2011. I ragazzi (ma anche i meno giovani) s’informano e si scambiano informazioni sui social. Non sempre le opinioni che si formano sono fondate, ma sono quelle che contano quando si fa un acquisto o si va a votare.

Ai miei tempi (quando uscì l’edizione italiana di “Un Empire de 400 millions d’hommes” avevo 18 anni!) ci si istruiva sui libri. In molti, e io fra quelli, leggevamo giornali e riviste, non ci fidavamo della televisione e ascoltavamo i racconti dei vecchi più per rivivere emozioni che per imparare cose. Scrivevo nella postfazione:

I referendum, per esempio, del 2006 e del 2008 con il “no” dei Francesi e degli Irlandesi all’Europa hanno dato ragione a Thiriart: la gente vuole l’Europa che porta più comfort e più soldi. 

Bisogna, perciò, lavorare per costruire una minoranza organizzata in tutti i Paesi europei che tracci la strada sulla quale sarà facile per tutti gli altri incamminarsi. Ma bisogna stare molto attenti a non marcare le differenze, perché la gente si arrabbia molto se le fai capire che stai più avanti, che capisci di più. E’ un’altra lezione di Thiriart: 

«Raramente l’uomo ammette la propria mediocrità: più spesso la ignora. Con un certo feroce umorismo, possiamo dire che non è augurabile che la giustizia assoluta regni un giorno sulla terra – ammesso che sia possibile – perché, in questa ipotesi, ciascuno si renderebbe conto di quale sia il suo vero posto, non potrebbe più contestarlo e resterebbe fulminato da questa verità».

Qualche decennio fa lo stato delle cose era crudele: o ti schieravi con Washington o con Mosca. La terza via – che pure molti, me compreso, avevano cercato – era di fatto impraticabile. «Noi siamo di quelli – scriveva Thiriartche cercano tutte le ragioni per fare l’Europa e non di quelli che sollevano tutte le difficoltà per ritardarla, imbrigliarla o arrestarla». 

E precisava: «A rischio di dispiacere al mio lettore, non esito a dire che tutto prova che l’Europa dovrà farsi sia contro gli Americani che contro i Moscoviti. I loro interessi non sono i nostri».

«Tutto sarà possibile all’Europa dopo che avrà realizzato l’unità politica. La chiave del nostro destino sta in queste due parole: unità politica. E’ la sola cosa che ci manca. Una volta realizzata questa, tutto il resto verrà di conseguenza, poiché tutto il resto esiste già».

In merito alle tensioni razziali, ricordavo che negli Usa soltanto nel 1964 era passata la legge sui diritti civili. L’anno dopo fu assassinato Malcom X. Nel 1967 fu tolto il divieto alle unioni tra bianchi e neri. L’anno dopo fu assassinato Martino Lutero King.

Le tensioni razziali – sottolineavo – negli Stati Uniti sono estese e cicliche. Nel 1992 scoppiò la cosiddetta “rivolta di Los Angeles” che per una settimana mise la città a ferro e a fuoco. Ma tutto ciò non dimostra che il problema sia “insolubile” come prevedeva Thiriart. Dimostra soltanto che il problema è difficile. Come provano anche le rivolte del 2005 nella banlieue parigina. 

Lo so che c’è chi si augura che un’esplosione più devastante delle altre gli apra un varco politico, ma mi fa tristezza così come mi fanno tristezza certi politicanti italiani che sperano in un contemporaneo scatenamento di disoccupazione, di povertà, di disperazione tali da sgomberare posti di governo a loro vantaggio (cosa che – aggiungo oggi – ha portato alla vittoria Lega e M5s).

Scriveva Thiriart: «Alcuni sognano un’Europa socialista, altri un’Europa cattolica, altri ancora un’Europa latina o un’Europa germanica. Nell’attesa, tutti questi sognatori accettano servilmente un’Europa americana. Si guardi, per esempio, ai nazionalisti fiamminghi che rifiutano, per risentimento, ogni contatto con la cultura francese che è europea e non si accorgono che li si sta americanizzando fin nella loro vita interiore. 

L’Europa che noi faremo sarà quella di tutti gli Europei. Non vi sarà ragione di escluderne gli slavi, i germani o i latini; non vi sarà ragione di escluderne cattolici o protestanti, di escluderne delle genti perché hanno occhi o capelli di un certo colore o perché seguono questa o quella religione. 

Come oggi non tolleriamo l’esclusione della Spagna dall’Europa con il pretesto di un fascismo reale, imitato, degenerato o caricaturale, così non tollereremo, domani, l’esclusione dei popoli dell’Europa dell’Est attualmente sotto il giogo comunista. Per noi uno Spagnolo è un europeo prima di essere un franchista ed un Polacco è un europeo prima di essere un comunista».

E’ una dichiarazione di principio che fa da discrimine tra l’europeista autentico e quello posticcio o in malafede. 

Thiriart bocciava le multinazionali: «Lotteremo, dunque, contro il commercio del lavoro e lo sottrarremo alla legge della speculazione internazionale. All’interno dell’Europa dovrà essere garantita la circolazione della manodopera, dovrà essere assicurata l’applicazione delle leggi sociali in tutte le sue regioni e, infine, una cintura di protezione dovrà essere contrapposta alle pratiche di dumping della finanza internazionale; i salari potranno avere un valore intrinseco, un valore umano, indipendente dalla speculazione e dal ricatto».

Thiriart denunciava il consumismo: 

«La pubblicità commerciale, con l’abbrutimento scientifico delle masse che bisogna condizionare all’acquisto dopo averle preparate mediante la creazione di bisogni artificiali, distrugge l’equilibrio morale e psichico degli uomini che ne sono le vittime. L’insoddisfazione è lo stato nel quale bisogna metterli. Nello stesso tempo la “felicità” loro proposta è sempre rappresentata con l’acquisto di un’automobile più grande, di un whisky più snob, di una sigaretta più “scelta”».

Vaticinava la nuova Europa: «La Francia s’è fatta contro i Francesi; ugualmente l’Europa si farà contro molti Europei. Non si dovrebbe cercare di far credere che le popolazioni accoglievano Filippo-Augusto come liberatore o come unificatore in Normandia, nell’Angiò, in Aquitania, nel Poitou. Nel 1210, quanti baroni del Poitou dicevano “Che ho in comune con gli abitanti della Champagne?”. Coloro che si servono di argomenti così fragili tradiscono goffamente la loro incapacità di giudicare all’altezza dei tempi. L’unità politica consolidata, l’unità linguistica, una qualche omogeneità etnica sono sempre posteriori alla volontà di creazione della nazione, espressa da un pugno d’uomini. La Francia non è esistita perché si parlava francese, ma si parla francese perché si è affermata la Francia. Allo stesso modo per la Spagna e per la Gran Bretagna».

E spiegava: «La vita moderna all’interno dell’Europa condurrà a scambi di popolazioni e di attività sempre più intensi. Conservare, perciò, più codici commerciali e più codici civili diversi significa precipitare nell’anarchia giuridica anche nelle questioni più terra terra: immaginate per un istante la complessità di un divorzio richiesto a Madrid da una coppia di un Austriaco e di una Polacca, sposati a Roma… In questo caso interverrebbero quattro legislazioni diverse e bisognerebbe riunire otto avvocati per risolvere il contenzioso».

Thiriart sempre perentorio: «L’Europa non può più a lungo tollerare di vedersi imporre delle ideologie primitive e infantili come “l’american way of life” o dei sistemi brutali e dogmatici come il comunismo. Una nazione le cui radici affondano in 25 secoli di storia e che conta più di 400 milioni di uomini altamente civilizzati non deve ricevere lezioni da giovani barbari presuntuosi e neppure tollerare più a lungo di servir loro da teatrino per giocolieri».

In pratica, la lezione di Thiriart è valida tuttora.

Scritto da Giuseppe Spezzaferro 

VALLE CAUDINA - Corteo silenzioso a Cervinara per dire no alla violenza | CAUDIUM

Dopo quarant'anni Cervinara ospita una marcia silenziosa contro la violenza per sensibilizzare l'opinione pubblica dopo i tremendi fatti di cronaca nera che hanno macchiato la Valle Caudina. 

Sono arrivate adesioni non solo da Cervinara e San Martino Valle Caudina, ma anche da Montesarchio, Airola, Rotondi, Roccabascerana, Paolisi e Arpaia. 

Alle 17.30 dovrebbero marciare tutti i Sindaci della Valle Caudina, tante associazioni territoriali, l'onorevole Pasquale Maglione, portavoce del Movimento Cinque Stelle, Rizieri Buonopane, Presidente della Provincia di Avellino e centinaia di semplici cittadini che dovrebbero scendere in strada per invocare, in silenzio, più sicurezza e per mettere in luce tutti coloro che rifiutano l'etichetta di zona calda in balia dei malviventi.

Marcia

La marcia di questa sera partirà da Via Roma e terminerà a Joffredo, teatro dell'omicidio che ha strappato una vita alla Famiglia e a tutta la comunità locale, ancora incredula per il feroce accaduto.  Cinque minuti di assordante silenzio per ricordare Nicola Zeppetelli, tra le luci dei ceri ed il suono delle campane della Chiesa di San Nicola per ribadire il NO alla Valle Caudina versione Gomorra.

Un modo per dire chiaramente che siamo contro ogni tipo di violenza – ha dichiarato Tommaso Bello, coordinatore della marcia - e naturalmente un fatto che coinvolge l’intera Valle Caudina. purtroppo sono accaduti due episodi gravissimi nel giro di una settimana, per tale motivo le associazioni hanno deciso di scendere in piazza, di organizzarsi e di coinvolgere la società civile e di farlo vicino alle istituzioni, perché qui non c’è colore politico, non ci sono bandiere".

"Con questa iniziativa si cerca di lanciare un messaggio con grande determinazione - ha proseguito - un messaggio non solo in prospettiva futura, ma perché bisogna recuperare quel tessuto sociale che si va via via sbriciolando e abbiamo tutti una grande responsabilità e se siamo arrivati in queste condizioni sta significare che non abbiamo fatto abbastanza. Le associazioni quindi si assumono questa responsabilità e provano a lanciare un nuovo concetto di umanesimo".

1982-2022

Nel 1982 il Circolo Spazio Alternativo di Cervinara diede vita ad una marcia contro la malavita, simile a quella che si appresta a dare un segnale di legalità e speranza. All'epoca a capo del corteo c'era il Vescovo di Acerra, al secolo don Antonio Riboldi, il celebre Monsignore in prima linea contro la Mafia e la Camorra, conosciuto in tutta Italia per le lotte a difesa della giustizia e dello Stato, soprattutto dopo i terremoti del Belice (1968) e della nostra Irpinia (1980). 

Le parole di speranza e la voglia di continuare a credere nella redenzione furono lanciate dal palchetto costruito artigianalmente sotto lo sguardo della Madre degli Eroi nella Villa Comunale Cervinarese

A quei tempi fu una scelta coraggiosa perché era molto scomodo portare in giro il nome Riboldi. Infatti, in altre realtà piovevano addosso insulti, insinuazioni e inqualificabili sospetti verso il noto personaggio religioso, accolto a braccia aperte nella Valle Caudina dei primi anni Ottanta. A Cervinara il Prete brianzolo testimoniò il Vangelo con il coraggio di un antico profeta. Non inginocchiandosi mai, se non di fronte a Dio. Perché «un mondo di inchini non vale la genuflessione diritta di un uomo libero.

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12 - Dhammapada - Se Stessi - Audiolettura

12 Dhammapada 

Se Stessi 

Il Dhammapada - Versi della Legge (pāli, in sanscrito Dharmapada o anche Udānavarga), a volte tradotto come Cammino del Dharma, è un testo del Canone buddhista conservato sia nel Canone pāli (nel Khuddaka Nikāya del Sutta Piṭaka  uno dei tre “canestri” del Tipitaka), sia nel Canone cinese (dove prende il nome di Fǎjùjīng, 法句經, e si trova nella sezione del Běnyuánbù), sia nel Canone tibetano (dove prende il nome di Ched-du brjod-pa'i choms, si trova sia nel Kanjur che nel Tanjiur). Questa opera è formata da 423 versetti raccolti in 26 categorie. 

Si ignora il nome dell'autore, o meglio del compilatore, del Dhammapada non è possibile fissare se non molto approssimativamente la data della sua composizione, che risale all'epoca della formazione del canone Theravada, nel III secolo a.C.

Nonostante sia particolarmente venerato dalla scuola Theravāda, il Dhammapada viene letto anche da molti buddhisti appartenenti a scuole Mahāyāna, ed è molto popolare in ogni ambito del buddhismo. Dai tempi antichi fino ad oggi, il Dhammapada è stato considerato l'espressione più sintetica della dottrina del Buddha.

Vyāsa Audioletture

Avanti Caudium! Avanti Cuori Neri!

 La Comunità Militante Caudina 321 tramite le colonne digitali de Lo Schiaffo 321, dopo una settimana di assordante silenzio, torna in rete per continuare un percorso culturale e politico finalizzato alla trasmissione di elementi utili allo sviluppo del territorio, in tutte le sue sfaccettature.

In questo frangente, alquanto difficile e contorto, esprimiamo la nostra ferma condanna verso qualsiasi episodio di violenza. L'asfalto Caudino si è bagnato di sangue e lacrime. Occorre guardare al futuro senza dimenticare le tradizionali basi della società civile, ossia rispetto, etica, lavoro, libertà, trasparenza, doveri e diritti.
Avanti Caudium!
Avanti Cuori Neri!

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mercoledì 23 febbraio 2022

sabato 19 febbraio 2022

PEGGIOR AMICO -Peggior Amico (1993)

Peggior Amico - Peggior Amico 

Gruppo: Peggior Amico

Album: Sulla pelle dei ribelli

Brano: Peggior Amico

Anno: 1993 


 

venerdì 18 febbraio 2022

Sempre più vecchi e meno figli. Altro che il Covid | PERLE

Finalmente comincia a venire alla luce (ed è proprio il caso di dirlo, vedremo in seguito perché) il problema della denatalità. Se n’è accorto persino Federico Fubini in un editoriale, seppur molto arzigogolato, sul Corriere del 17 gennaio.

In Italia il tasso di fertilità per donna è di 1,3 (per arrivare a un pareggio demografico dovrebbe essere di 2, e qualcosina in più perché nel frattempo qualcuno, grazie a dio, muore). 

Siamo il Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone (dati Istat). Ma il problema, oserei dire il dramma, della denatalità e dell’invecchiamento non riguarda solo l’Italia ma tutto il mondo occidentale. Andando avanti di questo passo il mondo occidentale scomparirà a petto di quello mediorientale, arabo, islamico dove la fertilità per donna è del 2,5 o di quello nero africano dove le donne, nonostante tutte le difficoltà, continuano a fare figli (il tasso di fertilità è del 5).

All’origine di questo fenomeno di costante invecchiamento delle nostre società, che dovrebbe preoccupare un po’ più del Covid (anzi il Covid ha cercato, generosamente, di dare una mano) ci sono motivazioni culturali, sociali, economiche.

La prima è culturale. La donna di cultura occidentale pare essersi dimenticata di quella che è, antropologicamente, la prima delle sue funzioni: fare i figli. 

Nella grande storia antropologica dell’umanità (ma anche delle specie animali) la protagonista è la donna, proprio perché dà la vita, mentre l’uomo è solo un inseminatore transeunte. Lo dimostra anche una comparazione con il mondo animale. Il fuco più forte riesce a reggere la competizione con l’Ape Regina che lo porta ad altezze per lui insostenibili, la feconda, e poi muore perché la sua funzione finisce qui: l’Ape Regina è fecondata e piena di uova. La mantide religiosa subito dopo l’amplesso uccide, senza pietà, il suo amante perché il maschio ha esaurito la sua funzione: fecondarla.

Nella tradizione kabbalistica, e peraltro anche in Platone, l’Essere primigenio è androgino. Con la caduta si scinde in due:  la Donna, che viene chiamata “la Vita” o “la Vivente”, e l’Uomo, che è colui che “è escluso dall’Albero della Vita”. Insomma, antropologicamente parlando, la donna è la vita, l’uomo se non la morte qualcosa che gli assomiglia molto e che alimenta il suo profondo istinto di morte come dimostra la propensione maschile alla guerra, totalmente estranea alla donna che, poiché vitale, non comprende il senso di questa carneficina.

Nella modernità la donna ha perso il senso profondo della sua funzione antropologica a favore dei diritti civili che pure le competono: parità con l’uomo, diritto al lavoro, diritto alla carriera e più in generale diritto all’autorealizzazione. Tutti questi diritti sono oggi incontestabili. Ma la conseguenza è una progressiva rinuncia della donna a figliare o comunque a ritardarne il più possibile il momento a favore di quella che grossolanamente e per semplificare chiameremo carriera. 

Non che la donna di oggi, almeno in linea generale, non voglia avere figli. Ma aspetta, aspetta il momento più favorevole. Ma aspettando aspettando il momento favorevole passa senza che uno nemmeno se ne accorga. In questo la donna è stata ingannata dalla medicina moderna che le ha fatto credere che si possano avere figli a qualunque età. Ma la Natura non la si inganna. 

L’età di massima fertilità per la donna sono i 27 anni, poi va lentamente a discendere. Certo si possono fare tranquillamente figli a trent’anni, a 33, a 35 ma quando ci si avvicina ai quaranta, o addirittura li si oltrepassa, le cose si complicano maledettamente. È esperienza comune di coppie che a quarant’anni decidono che è venuto il momento, ma benché lei sia sana e lui pure non riescono ad avere il figlio a quel punto molto desiderato.

Tecnicamente la questione riguarda lei, l’uomo può essere fertile anche a età molto elevate (per fare un esempio famoso, ma è solo uno dei tanti, Carlo Chaplin ebbe l’ultimo dei suoi numerosi figli a 73 anni, ma la moglie Oona O’Neill ne aveva 37).

Poi c’è la motivazione economica. Oggi si esita a fare figli nel timore di non riuscire a mantenerli o comunque a mantenerli in modo adeguato. Ma basta risalire solo a due o tre generazioni fa e vediamo che le coppie, anche quelle in male arnese, facevano cinque, sei a volte dieci figli. 

È pure vero che nel mondo contadino, almeno quello che ha resistito a lungo alla Rivoluzione industriale, i figli erano una risorsa anche economica. In un reportage fatto per Pagina (“La Puglia dei miracoli”) che è del 1982 - non siamo quindi nel Plestocene - si considerava una fortuna aver avuto molti figli, soprattutto maschi in questo caso, perché davano una mano nel lavoro sui campi mentre la madre si esauriva nelle gestazioni.

Un altro motivo è anch’esso culturale, sia pur di portata minore rispetto a quello antropologico che ho richiamato all’inizio. L’aggressività della donna di oggi, libera, economicamente autonoma, ha spaventato il maschio. Di qui l’aumento esponenziale dell’omosessualità maschile e, in corrispondenza, di quella femminile, più nascosta come più nascosto è il sesso della donna.

Ho inoltre il sospetto che i giovani facciano meno sesso di un tempo. Perché appagati, o invece disgustati, dalla pornografia dilagante offerta dagli infiniti siti specializzati. Ma i figli non si fanno né con le macchine né con le fantasie masturbatorie. Se così non fosse non si capirebbe come mai abbiano tanto spazio anche vecchie ciabatte come me.

Scritto da Massimo Fini

Pubblicato su Arianna Editrice, 6 febbraio 2022