mercoledì 29 aprile 2020

SERGIO RAMELLI e i CUORI NERI CAUDINI.


In Valle Caudina negli anni Novanta nacque il Nucleo Territoriale del Fronte della Gioventù a Cervinara, che cambiò nome in Azione Giovani dal 1996. L'anno dopo i militanti di A.G. scelsero di intitolare la Sezione di Via Rettifilo a Sergio Ramelli, un martire del FdG, morto dopo quarantasette giorni di lunga agonia.

Sergio era stato aggredito sotto casa a  Milano  da un gruppo assassino di Autonomia Operaia. Colpito con violenza alla testa con una chiave inglese, scelta non a caso.
L'Hazet 36 era il simbolo di una sinistra extraparlamentare responsabile di agguati e violenze di piazza e di massa ai danni della minoranza "di destra".
L'odio nato dal 25 aprile 1945 non si era placato a distanza di trenta anni e un giovane militante milanese pagò con la vita. Quel un vile agguato del 13 marzo 1975 colpì tutta Italia per l'inaudita ed inutile violenza che continuava ad insanguinare le strade della Penisola.

Quella rabbia, anzi, era in crescita ed alimenta negli anni di piombo dalla logica catastrofica degli opposti estremismi. Una sorta di guerra civile metropolitana, pilotata da loschi interessi sovranazionali, capaci di generare una spirale d'odio che ha portato solo lutti e dolore. Anni difficili vissuti in un mondo che, visto con gli occhi del presente, sembra lontano, ma non troppo.
Riportiamo per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321 le parole degli assassini:

La testimonianza resa da Marco Costa durante il processo fu la seguente:
«Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il viso scoperto e posso colpirlo al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre. Si trova il motorino fra i piedi e inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un'altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla: "Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!" Scappo, e dovevo essere l'ultimo a scappare»
A sua volta Giuseppe Ferrari Bravo rese la seguente testimonianza:
«Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice: "Eccolo", oppure mi dà solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida: "Basta!". Dura tutto pochissimo... Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto.»

Alcuni volantini di A.G. Sergio Ramelli Cervinara

I Cuori neri della Caudium di qualche anno fa, invece, non alimentarono odio politico, ma nel nome di Sergio costruirono un percorso politico aperto al dialogo con gli avversari, attento alle problematiche dell'area Caudina e diffusa in tutte le scuole superiori. Una militanza fatta di manifestazioni, dibattiti, affissioni, campagne elettorali, vita di sezione, tornei, cortei e trasferte.
Sezioni perennemente aperte a Cervinara, Rotondi, San Martino Valle Caudina, Montesarchio con militanti, iscritti e simpatizzanti capillarmente in ogni angolo della Valle e oltre. 
Sergio Ramelli riviveva in quelle azioni, in quei sorrisi, in quei sogni. 
Lo Schiaffo 321 nei prossimi giorni inizierà un percorso di ricostruzione storica pubblicando volantini, manifesti, articoli cartacei e quant'altro per colmare il vuoto dei documenti legati a quell'epoca di appena venti anni fa.

Un'analisi politica necessaria per riflettere sul presente, onorare il passato e discutere sul futuro di un'Area profondamente legata anche dal ricordo di quel Sacrificio, capace di dare un senso a quel Tricolore che negli anni Novanta iniziava a sventolare libero, soprattutto quando non giocava la Nazionale di calcio.

A.G. ex FdG Nucleo Sergio Ramelli Cervinara

Oggi 29 aprile 2020 sono esattamente passati quarantacinque anni dalla morte del caro Sergio Ramelli e consigliamo la visione del documentario prodotto dal CDRC per una regia di Paolo Bussagli, con il contributo dell'ex Ministro della Gioventù Giorgia Meloni.
Un'ora e mezza di filmato, con interviste, tra gli altri, a Guido Giraudo, Gianluigi Melega, Paola Frassinetti, Guido Salvini, Leo Siegel, Massimo Anderson e con oltre quindici minuti di ricostruzioni tridimensionali tratto dalla rete.

Il documentario


Milano Burning - storia di Sergio Ramelli


per approfondimenti:




Segui l'evento in diretta sulla pagina ufficiale:
Musica per Sergio



Z.P.M. - Sergio Ramelli

SKOLL - Più caro agli Dei


domenica 26 aprile 2020

LA PACIFICAZIONE NAZIONALE PARTE DA CAUDIUM!


Lo Schiaffo 321 è un rivista digitale che nasce per essere una cinghia di trasmissione culturale, una sorta di voce alternativa, senza peli sulla lingua, senza paraocchi e senza scheletri negli armadi. Le manifestazioni istituzionali del 25 aprile vengono ripetute da 75 anni senza, però, riuscire a coronare l'impresa delle imprese in questa Italya: la Pacificazione nazionale dopo una guerra civile.

Le ciniche raccomandazioni post-liberazione al Comitato di Liberazione Nazionale piemontese del colonnello inglese John Melior Stevens fanno ancora oggi rabbrividire:
«Fate pulizia per due, tre giorni, ma al terzo giorno non voglio più vedere morti per le strade».
La vignetta di Ghisberto

Care lettrici e cari lettori, ma cosa accadde dopo il sanguinoso giorno della presunta liberazione?
In un'Italia sfiancata da innumerevoli bombardamenti, sia su obiettivi militari, sia su civili inermi, la guerra civile, creata dal tradimento badogliano e voluta dagli Angloamericani e dai Sovietici, sfuggì dal controllo delle forze alleate. In fondo, l'infelice battuta attribuita a Sir Winston Leonard Spencer Churchill non seppellì tutti gli italiani con una risata:
«Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno dopo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure, questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti».
Caudium, 25 aprile 2020
La Valle Caudina ieri ha celebrato la ricorrenza del 25 aprile, ossia la liberazione dall'occupazione nazionalsocialista e dal Fascismo. In tutti i comuni dell'Unione c'è stata la deposizione di fiori presso le lapidi in onore dei caduti nelle Guerre o semplicemente la diffusione di messaggi per rimarcare la libertà conquistata. Nessuno ha parlato di pacificazione nazionale, dopo una guerra civile fratricida. Persiste, quindi, la divisone in buoni e cattivi che da quel 25 aprile 1945 è stata sentenziata dai vincitori o presunti tali.

De Gregori & Orchestra - Il cuoco di Salò (dal vivo)

Emblematica la scelta del Sindaco di Montesarchio di rimarcare il diritto alla libertà e l'importanza dei valori democratici parafrasando una canzone di Francesco De Gregori, La storia siamo noi. Proprio il cantautore romano, invece, nel 2001 ha scritto una canzone in memoria di tutti i Caduti della Repubblica Sociale Italiana. Il cuoco di Salò è stata scritta per ricordare a tutt* che non c'è mai stata la pacificazione nazionale da quel 25 aprile 1945 ad oggi. Quelli dalla parte sbagliata non erano pazzi sanguinari, ma Donne e Uomini che scelsero la strada dell'onore. Il 25 aprile non ha nulla in comune con il sentimento che induce amore, compassione e rispetto per le altre persone. Nessuna umana pietà per gli sconfitti.

Pochi sanno che lo zio omonimo di Francesco De Gregori, nome di battaglia Bolla, fu un partigiano democristiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria, ammazzato dai partigiani comunisti garibaldini e gappisti nell'eccidio di Porzûs. I fazzoletti verdi vennero trucidati da quelli rossi in uno dei tanti scontri tra opposte fazioni filoangloamericane e filosovietiche. Il noto artista di sinistra, quindi, ha versato lacrime partigiane a causa dei partigiani e ciò dovrebbe spingere a qualche riflessione storica, etica e non politica.


I partigiani rossi del film Porzûs (1997)

A Sant'Agata dei Goti il comune ha aderito in pompa magna all'Anagrafe Nazionale Antifascista, ossia una comunità virtuale di valori, aperta a tutti coloro che si riconoscono nei principi enunciati dalla “Carta Di Stazzema”. La Carta si basa sui diritti inalienabili che ogni essere umano possiede, senza distinzione per ragioni di pensiero, razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine nazionale o sociale.

Paradossalmente, queste parole sembrerebbero adatte alla pacificazione e alla chiusura di un capitolo amaro della storia d'Italia. In realtà queste belle parole non sono dirette a tutt*, ma solo a qualcun*, solo ad una parte, quella sedicente che si etichetta giusta e senza macchia, arrogandosi il diritto di parola e di agibilità politica, in barba ai lavori dello storico antifascista Gianpaolo Pansa. 

Pansa fu uno dei primi giornalisti di sinistra a riconoscere, negli anni di piombo, che le Brigate Rosse erano davvero rosse e fu, soprattutto, l'unico storico antifascista che osò mettere in cattiva luce i dogmi della Resistenza con una serie di lavori, imparziali e agghiaccianti, sul Sangue dei vinti e sulle atroci violenze ai danni di Donne e bambini innocenti.

Sia chiaro che la guerra si combatte tra militari armati che devono rispettare il diritto bellico, che identifica l'insieme delle norme giuridiche – sia a livello nazionale sia internazionale – che disciplinano la condotta delle parti in una guerra. Ci sono regole che limitano e regolamentano i cosiddetti "mezzi e metodi di guerra", cioè le armi e le procedure per il loro impiego. I militari che infrangono le leggi di guerra perdono le protezioni accordate dalle norme stesse, figuriamoci le vili azioni di bande armate non riconosciute, ma tenute nascoste per anni dal sistema, a causa della loro violenza sommaria e arbitraria, scomoda, nonché vergognosamente cruenta e sanguinaria, anche a guerra finita.


Il triangolo della morte (1943-1949) 

Il consigliere Angelo Lignelli ha rimarcato la necessità di dividere, a settantacinque anni di distanza, la popolazione in buoni e cattivi. Secondo il militante dei Giovani Demokratici da una parte ci sono la civiltà, il progresso, la difesa dei diritti di tutti ed il futuro, mentre dall’altra ci sono l’odio, la violenza, la discriminazione ed il razzismo. Nella nota diffusa a mezzo stampa ribadisce che:
Noi, come cittadini, siamo chiamati a fare una scelta che è quella dei valori che appartengono alla dimensione democratica e cosa è l’antifascismo se non una battaglia di civiltà in difesa di questi valori?

Ecco, la domanda retorica del neopartygiano aranciofuxia, rivolta solo ai maschietti, trova la risposta in un'attenta analisi storica, scevra da condizionamenti ideologici o interessi politici.
La contrapposizione buoni/cattivi ostacola il definitivo superamento delle divisioni e mette all'angolo la profonda misericordia della Chiesa Cattolica, tutt'ora la religione ufficiale del nostro Stato per opera dei Patti Lateranensi, sottoscritti l'11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e l'Italia Fascista.

Infine, lanciamo da queste colonne digitali, un appello all'Unione dei Comuni Caudini affinché si possa aprire un tavolo di confronto per studiare la storia in tutte le sue sfaccettature e superare quasi un secolo di divisioni e mancanze. Noi siamo pronti a mettere in discussione tutti gli aspetti di quella guerra civile, senza dogmi inviolabili e partigianerie varie. Vogliamo tendere una mano alle avversarie e agli avversari e guardare al futuro, rispettando tutte le anime Cadute, senza morti di seria A e morti di serie C.

Ripudiamo tutte le forme di violenza, razzismo, classismo e intolleranza. Non puntiamo a giustificare i crimini di guerra, ma pretendiamo un sano e costruttivo scontro culturale, fatto di rispetto reciproco e di assunzione di responsabilità, senza secondi fini, per poter costruire, finalmente, la pacificazione nazionale ed essere esempio per tutti coloro che, invece, continuano a voler dividere il Popolo.
La Giustizia è un dovere di tutte e tutti, per tutte e tutti.
L'infamia, no.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La Redazione de Lo Schiaffo 321

per contatti e scambi di idee:
caudiumpatrianostra@gmail.com

In copertina "I grandi killer della liberazione" di Gianfranco Stella.

venerdì 24 aprile 2020

COMUNITA' MILITANTE CAUDINA 321 | volantino


105° ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO ARMENO

Il Turco miete. 
Eran le teste armene  
Che ier cadean sotto il ricurvo acciar: 
Ei le offeriva boccheggianti e oscene 
A i pianti de l’Europa a imbalsamar. 
Il Turco miete. 
In sangue la Tessaglia 
Ch’ei non arava or or gli biondeggiò: 
Aia—diss’ei—m’è il campo di battaglia,  
E frustando i giaurri io trebbierò. 
Il Turco miete. 
E al morbido tiranno  
Manda il fior de l’elleniche beltà. 
I monarchi di Cristo assisteranno 
Bianchi eunuchi a l’arèm del Padiscià.

N.B. Il Centro informativo armeno ricorda anche questi versi di Giosué Carducci, che naturalmente furono scritti ben prima del genocidio del 1915.

approfondimenti

giovedì 23 aprile 2020

DON SALVATORE PICCA: LA CHIESA? FARO PER LA NUOVA CAUDIUM!


Lo Schiaffo 321 intervista il giovane parroco Don Salvatore Picca, che scambia quattro chiacchiere su temi molto delicati e profondi, sia teologici, sia di attualità. Dalla riscoperta dei valori Cristiani, all'attacco della Cina Comunista durante la trasmissione televisiva di Francesco Porro, Quarta Repubblica. La Chiesa di San Martino Valle Caudina è letteralmente rinata grazie alla sua ricetta, fatta di tanta Fede e accoglienza sincera. Emblematica la crescita di partecipazione popolare e giovanile alla vita della sua amata Parrocchia e non solo. Don Picca ha analizzato anche i problemi dell'Unione dei Comuni Caudini, ribadendo la necessità della parola di Dio per la Nuova Caudium.

Buona lettura.

d- Papa Francesco parla del rischio di una fede gnostica, senza comunità e contatti umani reali,
vissuta solo attraverso lo streaming che i sacramenti, come si legge nell'articolo de L'Avvenire. Lei è stato ospite in diretta su Quarta Repubblica, la trasmissione di Nicola Porro, ed ha anticipato le parole del Santo Padre. Carlo Puca, il giornalista che criticava le sue posizioni ha fatto mea culpa?

r- Non ho ascoltato nessun mea culpa. Ma l’intervento del Santo Padre è stato una chiara risposta al giornalista che, forse, ha qualche idea confusa sulla Fede e, soprattutto, cita il Vangelo in modo totalmente errato. La fede per rimanere viva e per crescere ha bisogno della grazia, cioè, degli strumenti spirituali che ci vengono da Dio attraverso i Sacramenti, e, in modo particolare, attraverso la Santa Eucaristia. Ciò che si realizza nella Santa Messa non è paragonabile a nessuna preghiera e a nessuna pratica di ascesi, poiché, siccome nella Santa Messa Dio si fa realmente presente, ciò che si riceve dall’incontro con Lui è irricevibile attraverso qualsiasi altra modalità di incontro con il Signore.


Don Salvatore Picca con le autorità locali

d- Spiritualità contro materialismo. Il concetto espresso è molto profondo e spinge a riflettere. Lei ha colpito ed affondato il Comunismo Cinese, reo di un materialismo che probabilmente è tra le cause di questa maledetta pandemia. Era dai tempi di Papa Giovanni Paolo II che non si ascoltavano parole chiare in merito. La Chiesa può tornare ad essere un punto di riferimento non solo per i Fedeli?

r- La Chiesa non è un’associazione, né una fondazione, né una qualsiasi altra forma di raggruppamento di persone. La Chiesa è lo “Scrigno” dove Dio ha deciso, nella sua infinita
misericordia verso gli uomini, di riporre i suoi Tesori, cioè la grazia; ecco perché la Chiesa ha come unica missione quella di dare agli uomini, che camminano verso l’incontro con il Signore, gli aiuti di cui hanno bisogno per affrontare la lotta di ogni giorno contro il peccato e arrivare a quell’incontro con le mani piene di opere buone. Chi, invece, ha il compito di trasformare il mondo ed essere punto di riferimento per tutti gli uomini che incontra sono gli “uomini di Chiesa” (che, contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, non sono il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti, ma tutti i battezzati, uomini e donne, giovani ed anziani, ricchi e poveri, colti e ignoranti). Ogni battezzato potrà essere punto di riferimento nel mondo in cui vive e trascinatore di uomini nella misura in cui vive il Vangelo e annuncia il Vangelo. La prima condizione per diventare attrattivo è vivere il Vangelo, perché uno che parla di Cristo e non vive come Cristo finirà solo per far ridere chi lo ascolta.  La seconda condizione per esser attrattivo è annunciare il Vangelo, cioè, non portare agli uomini la propria opinione (a nessuno interessa l’opinione fallibile anche del più grande pensatore!), le proprie convinzioni, ma la Verità di Cristo, la verità della Parola di Cristo. In tutte le situazioni in cui l’uomo vive, il cristiano è chiamato non a risolvere i problemi attraverso le proprie opinioni, ma a portare la luce della Parola di Cristo. Ecco perché mi fanno ridere quei cristiani (in realtà pieni di superbia, perché pensano che le loro idee sono più buone di quelle di Dio!) che dicono di esser credenti, ma che scelgono in modo “laico”, perché nelle loro scelte si fanno guidare dalle leggi e dalla Costituzione. Al contrario, siccome solo Cristo ha parole di Vita Eterna, un cristiano in tutti gli ambienti in cui si trova a vivere, nel parlamento, come in una banca, nelle aule di un’università, come in un campo di calcio, vicino ai fornelli, come in un laboratorio di analisi, deve sempre farsi guidare nelle sue scelte dalla Parola di Verità che solo Cristo ha. Solo scegliendo, pensando, parlando come Cristo ogni cristiano potrà diventare punto di riferimento e cambiare il mondo.


Josemaria Escrivà: Queste crisi mondiali sono crisi di santi!

d- La parrocchia dei Santi Giovanni Battista e Martino Vescovo è tra le realtà Cattoliche più attive in Valle Caudina. Quali sono gli ingredienti per una (ri)nascita spirituale e sociale, soprattutto in questi tempi fin troppo virtuali e superficiali?

r- Vede, un grande Santo dei nostri giorni, Josemaria Escrivà, diceva: “Queste crisi mondiali sono crisi di santi!” e, questa pandemia, mi ha convinto ancora di più di quanto sia vera questa
affermazione. Ogni momento buio della nostra storia ha avuto grandi santi che, con il loro esempio e il loro insegnamento, hanno saputo spronare tutti gli uomini del loro tempo e ricordare a tutti che la vita di un uomo non si limita alla sola esistenza terrena, ma va oltre la morte e che nella vita oltre la morte si è felici in base a come si è saputo trasformare la propria esistenza terrena in un’esistenza piena. Anche oggi vedremo una rinascita spirituale e sociale nella misura in cui tutti prenderemo coscienze che siamo stati chiamati all’esistenza non per “viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” e cioè che non siamo stati chiamati alla vita per “godere l’attimo fuggente, visto che tutto passa!”, ma per guadagnarci la felicità senza fine che tutti cerchiamo e desideriamo. È nella misura in cui comprenderemo che questa vita ci è stata data come un tesoro prezioso per decidere come vivere la propria eternità, che saremo in grado di operare una rinascita spirituale e sociale della nostra epoca, perché, nella misura in cui tutti capiremo che qui ci giochiamo l’eternità, tutti impareremo ad amare questo mondo appassionatamente, visto che questo mondo è lo strumento attraverso il quale io posso costruire la mia felicità senza fine. Infatti, è nella misura in cui sarò in grado di trasformare questo mondo con il mio lavoro, con il mio impegno, con la mia dedizione, che mi conquisterà la felicità senza fine.

Celebrazioni per la Madonna

d- Perché la Bibbia resta il libro più comprato e quello meno letto? Eppure con i nuovi mezzi di
formazione la parola di Dio dovrebbe giungere a più persone, in maniera diretta. L'Enciclica di Papa Francesco sull'ecologia integrale in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultano inseparabili, è riuscita a colmare questa mancanza tra gli occasionali del mondo Cattolico?

r- Molto semplice! Perché l’uomo sa di volere il Paradiso, ogni uomo vuole il Paradiso a tutti i costi, visto che nella ricerca di qualsiasi felicità è nascosto il desiderio di tornare in Paradiso, ma siccome la strada che il Signore gli indica, che è l’unica possibile da praticare per arrivare alla meta, gli sembra troppo ardua, preferisce ascoltare le sirene suadenti dell’“inquilino del piano di sotto” che gli promette un paradiso senza lotta e senza sforzo. Se ogni uomo capisse che nella “caccia al tesoro” della propria vita la Bibbia è la mappa per arrivare al “Tesoro”, ognuno di noi consumerebbe quel libro per poter sapere in ogni istante qual è il sentiero da seguire per giungere alla felicità.

L'ultima festa prima della pandemia

d- Ebraismo, Islam e Cattolicesimo hanno radici in comune, ma visioni della vita differenti.
Nell'Antico Testamento Dio è definito il Signore degli eserciti, ma la sua percezione cambia nel
Nuovo Testamento. La Teologia come spiega tutto ciò e come vede le differenze sostanziali tra le
tre grandi religioni monoteiste?

rL’esistenza di Dio è talmente chiara all’uomo che non esiste una popolazione di qualsiasi angolo della terra e di qualsiasi epoca che non abbia avuto la sua divinità da adorare. L’evidenza dell’esistenza di Dio deriva dal fatto che Lui, essendo il creatore di ogni cosa, ha lasciato la Sua firma nella creazione e nel cuore dell’uomo (“il cielo creato sopra di me e la legge morale dentro di me”, come diceva Kant), ecco perché l’uomo guardandosi intorno e guardandosi dentro non può non riconoscere Dio. Tuttavia, siccome Dio è un essere personale, per poterlo conoscere in profondità è necessario che sia Lui a “rivelarsi” a me, sia Lui a dirmi chi è veramente. Come per poter conoscere in profondità ogni uomo ho bisogno che sia lui a farsi conoscere da me raccontandosi”, narrandomi la sua interiorità, così per conoscere Dio nella sua intimità ho bisogno che sia Lui a svelarmela. Da quanto detto si capisce che le religioni del mondo sono il tentativo che l’uomo ha fatto di parlare di Dio osservando il creato e ascoltando il suo cuore; nel cristianesimo, invece, avviene una cosa totalmente diversa perché è Dio che va incontro all’uomo per fargli conoscere la Sua intimità, per svelargli chi è veramente. Tale racconto della propria intimità Dio l’ha fatto come un pedagogo, un po’ alla volta. 
Prima si è fatto conoscere da Noè, poi da Abramo, poi Mosè, i profeti, rivelando ogni volta qualcosa di nuovo del suo essere, infine, in Gesù Cristo, che è la Sua Parola, ci ha detto tutto ciò che doveva raccontarci della sua interiorità; in Gesù si è fatto conoscere definitivamente. Proprio da questa manifestazione che Dio fa di se stesso, dipende la diversa visione del mondo e dell’uomo propria di ogni religione. Il cristianesimo, essendo lo scrigno dove è custodita la Parola che Dio ha detto definitivamente su se stesso, è la pienezza della Verità che ingloba tutte le verità parziali che si trovano in ogni religione e che sono il frutto non di un errore, ma della conoscenza non piena di Dio che ha scelto di farsi conoscere un po’ alla volta dall’uomo e definitivamente nella religione cristiana.


Don Salvatore Picca 

d- Lei è stato attaccato dai buonisti di turno per aver esternato un punto di vista non conforme sulla questione dei migranti. Addirittura, venne etichettato come il prete salviniano e proprio l'Onorevole Matteo Salvini le scrisse per esprimere vicinanza e sostegno dopo la tempesta mediatica. Ne è valsa la pena?

r- Guardi le dico una cosa che forse la sorprenderà molto. Quando mi fanno una domanda e mi
chiedono cosa la dottrina della Chiesa insegna su un determinato argomento io non sono abituato a rispondere riportando la mia opinione, il mio giudizio, ma sempre quello che è l’insegnamento della Chiesa sull’argomento di cui si parla. E faccio in questo modo perché, siccome la dottrina della Chiesa altro non è che la Parola di Dio spezzata agli uomini di un determinato tempo, e siccome sono convinto che la Parola di Dio è l’unica Verità per l’uomo e sull’uomo, mi è chiaro che solo offrendo la vera dottrina della Chiesa si può aiutare l’uomo a crescere. Da quanto detto le risulterà chiaro che non sono assolutamente pentito di ciò che ho affermato perché sempre ho riportato il punto di vista della dottrina sociale della Chiesa sui migranti e non le opinioni mutevoli e passeggere di questo o quel politico, di questo o quel pensatore.


La Parrocchia di Don Salvatore

d- Infine, noi de Lo Schiaffo 321 la ringraziamo per la disponibilità e per il dialogo costruttivo nei nostri confronti. Cosa manca alla Valle Caudina per essere davvero unita, non solo sulla carta, ma nei fatti concreti? Quali sono, a suo avviso, le problematiche da affrontare nell'immediato e cosa può essere costruito per il futuro? La Chiesa Caudina potrebbe essere il collante, spirituale e sociale, aperta anche al mondo laico?

r- Lo storico problema della Valle Caudina risiede in un atteggiamento che accomuna tutte le
comunità che abitano la Valle e, cioè, la preoccupazione di curare e difendere il proprio orticello. Nessuno vuole arrendersi ad una evidenza: “quattro occhi ci vedono meglio di due!” e “l’unione fa la forza!”. L’unità è il frutto di una consapevolezza: il mio interesse si raggiunge di più e meglio se aiuto gli altri a realizzare il proprio interesse, mentre se penso solo a realizzare il mio interesse rischio di perdere anche il mio. La Valle in questo momento storico ha una marea di problemi (mancanza di infrastrutture, mancanza di spazi verdi, mancanza di luoghi di socializzazione, mancanza di mezzi di comunicazione…) che sono, però, tanti puzzle di un unico problema di fondo: la mancanza di speranza, la mancanza di senso alla propria esistenza. Infatti, chi non sa a che cosa serve la propria vita e cosa lo aspetta alla fine della propria esistenza trascorre la propria vita tirando a campare e senza alcuno slancio eroico. La Chiesa può aiutare tutti i Caudini proprio in questo: dare senso alla propria vita aiutandoli a guardare al fine ultimo della propria esistenza e cioè Cristo e ricordando a tutti che alla fine dell’esistenza ci aspetta l’incontro con Lui, perché, solo chi guarda a Cristo e sa che a lui deve render conto di ogni sua scelta e azione, vivrà ogni giorno con la consapevolezza che facendo il bene sempre potrà presentarsi davanti a Cristo con le mani piene di bene e avere il premio riservato ai giusti: la felicità senza fine.


immagini tratte dalla rete

mercoledì 22 aprile 2020

domenica 19 aprile 2020

CAUDIUM E' CAUDIUM! Si accende la discussione sulla nostra Storia.

Ho letto con sorpresa l'articolo che parla della teoria sulla localizzazione di Caudium e quindi delle Forche Caudine. Sinceramente, non credo che serva ribadire che Caudium si trovava nei pressi dell'attuale Montesarchio. Le testimonianze storiche e i ritrovamenti archeologici sono palesi.

Va detto anche che nell'ultimo secolo si è avuta anche la certezza della localizzazione sia di Saticula sia di Galatia, nei pressi di Maddaloni, luogo dal quale partirono i Romani. Non credo, tuttavia, che si possa mettere in dubbio l'esistenza del popolo Caudino! Ho letto poi che questa teoria si basava su ritrovamenti di tratti di strada Romana indicata come antica Appia! Vorrei far presente che la battaglia delle Forche Caudine si è svolta nel 321 a.C. e se anche ci erano state altre battaglie, non si era ancora arrivati alla vittoria dei Romani sui Sanniti. È quindi evidente che i Romani non potevano andare a realizzare la via Appia in territorio Sannita, quindi le legioni da Roma dovevano spostarsi su strade realizzate dai Sanniti!


Sul fatto che i Caudini vivessero le valli del Taburno fino ad Alife non credo che si possa dubitare. Tito Livio nella sua opera racconta di altre due battaglie svoltesi nei pressi di Saticula, segno che per entrare nel Sannio Caudino era necessario passare da quella strada. Ancora oggi tra Maddaloni e Sant'Agata dei Goti vi sono collegamenti che non rendono necessario passare per Arpaia.
Va ricordato, inoltre, che quando i Romani realizzarono il tratto di strada che passava per Arienzo ed Arpaia, circa cento anni dopo, dovettero realizzare importanti modifiche ai luoghi per poter raggiungere la quota del passo di Arpaia, con ponti e altri movimenti di terreno. Tutto ciò è documentato nella storia dell'Appia antica.

Tito Livio

È anche fuori dubbio che i Caudini dovessero avere dei collegamenti tra la valle di Caudium e quella di Tulisium (San Salvatore Telesino), oltre ai tratturi, serviva una strada per spostare comodamente anche le merci, quale luogo migliore del percorso lungo il fiume Isclero?

Tito Livio scrive: "per non aggiungere la propria responsabilità alla disgrazia, tutti - senza che nessuno li esortasse a farlo o lo ordinasse loro - si misero di propria iniziativa a costruire dei dispositivi di difesa, scavando una trincea intorno al campo nei pressi dell'acqua di un ruscello: e ironizzavano amaramente, quasi non bastassero le insolenti frecciate dei nemici, sull'inutilità delle opere allestite e della fatica sostenuta".


Il fatto che si cerchi di sconfessare la localizzazione di Caudium e di conseguenza il luogo della battaglia mi sconforta! Già è grave che nessun ente proponga la localizzazione certa del luogo nella valle dell'Isclero, nel tratto tra Moiano e Sant'Agata dei Goti, viatico poi utilizzato per secoli, anche nel Medioevo, come percorso alternativo all'Appia. Purtroppo, noi Caudini siamo diventati questo:
non solo non facciamo niente per valorizzare la nostra storia, ma di tanto in tanto proviamo anche a cancellarla! Oltre a lasciare nell'oblio i tesori archeologici.
Scritto da Ugolino del Trentuno

Nelle foto l'Acquedotto Romano a Cirignano (Montesarchio). L'Acquedotto Julio portava l'acqua a Capua.

sabato 18 aprile 2020

CAUDIUM O CALENUM? Stravolgimenti storici sulla Battaglia delle Forche Caudine.

Lo Schiaffo 321 ospita una firma di prestigio nazionale, quella di Arturo Bascetta, giornalista, scrittore e fondatore nel 1988 della casa editrice ABE. Pubblichiamo un interessante articolo che potrebbe cambiare la storia della "nostra" Caudium. Un clamoroso schiaffo culturale, senza mezzi termini, ma basato su indagini e ricerche approfondite. L'editore Irpino sostiene, da tempo, che le vere Forche Caudine furono a Campobasso e non a Montesarchio, alias Calenum, confusa con l’antica Caudium.
Per le lettrici ed i lettori della nostra rivista digitale è giunto il momento di un tuffo nel passato.
Buona lettura.

Caudium non è Calenum
Un’altra conferma viene dai documenti di fine 1300. Vediamo le cronache.
Inferiore di forze, Re Carlo III Durazzo, da poco sul trono di Puglia del castello napoletano per aver fatto assassinare la Regina Giovanna I a Castel di Muro, forte dell’investitura papale, e presa Napoli, richiamò i suoi dalla Toscana per affrontare Luigi Duca d’Angiò (anch’egli investito del titolo di II Re di Napoli dall’antipapa di Avignone), il quale già aveva guadagnato il passo in Abruzzo. Lo aveva fatto passare Ramondaccio Caldora, giungendo a Maddaloni con il conte di Ginevra fratello dell’antipapa Clemente, il conte di Savoia, quello di Copersano, monsignore di Morles, Pietro della Corona, monsignor di Mongioia ed Enrico Bretagna.

Carlo III di Durazzo

Nel Regno lo raggiunsero Ramondo del Balzo, Tommaso Sanseverino conte di Marsico, già gran contestabile di Giovanna col figlio, il conte di Tricarico e figli, , il conte di Matera Barnabò e Luigi di casa Sanseverino, i fratelli della Ratta eredi del Conte di Caserta, Sanframondo conte di Cerreto, conte di S.Agata, Zurla conte di S.Angelo, Giordano Pandone, Matteo di Burgensa, Guglielmo della Leonessa, Rinaldo Ursino, Petricone Caracciolo con Berardo e Andrea suoi figliuoli e un fratello, Cizozzo Zurlo, Francesco Zurlo, Rossetto, e Enrico Galeotti, Monaco Bogetta, Masi imbriaco, Maffeuccio Sersale, Andrea d’Ugliuolo, Berardino Arcamone, Pietro Maceduono e molti altri.

Carlo III rispose tagliando la testa al fratello napoletano di Ramondaccio Caldora, mandando i suoi in Lombardia ad assoldare Giovanni Aucuto capitano di 1200 uomini, arrivando a 13.000 cavalli quando uscirono di Napoli, appena intese che l’inverno stava decimando i 50.000 cavalli di Luigi, il quale, già aveva lasciato Maddaloni per la Valle di Gaudo nelle Terre dei Della Leonessa, dove morì il Conte di Savoia, imbarcato per la patria con salvacondotto da Pozzuoli, mentre Re Carlo prese per primo Pietro di Morles, nei pressi della raggiunta Valle di Gaudo (per gli antichi, San Felicio dicitur, da cui trasse origine la Terra di Lavoro), proprio dove morì il conte di Savoia, dice il cronista.

La Via Appia

E’ notizia degli ultimi anni che Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, nato a Chambéry il 4 gennaio 1334, morì di peste a Santo Stefano di Campobasso il 1 marzo 1383, nella frazione già appartenuta a Limosani (nella foto la Via Appia di vere pietre pentagonali come vuole Tito Livio, emersa a Sepino, Pozzuoli, come a Telese e a Nola, davanti all’Anfiteatro).

Se ne deduce, a compendio della tesi che Arturo Bascetta sostiene ormai da decenni, che Valle di Gaudi non è affatto la Valle Caudina, ma la Valle di Campobasso, vero luogo di Caudium e delle forche caudine nell’area di Monteverde frazione del grande territorio del Castel Monforte di Campobasso, confusi con l’attuale Valle Caudina di Montesarchio, colonizzata da quegli abitanti dopo l’invasione catalana, il sisma e la peste del 1348, esattamente quando nacque l’arcidiocesi di Napoli in Piazza del Gesù, sede del nuovo Regno, con il distacco di mezza provincia di Nola, che arrivava fino a Pompei.

Solo allora, nel 1348, nacquero anche il nuovo Sannio fatto di ventinove paesi della Valle Beneventana, e l’arcidiocesi di Benevento nell’ex Civitate Beneventana, che comprese le diocesi distrutte da Foggia a Limosani. Perciò si perse la memoria storica di Caudium in Campobasso, lungo l’antica via Latina, confondendola con Montesarchio che, in realtà, risulterebbe essere l’antica Calenum e senza resti emersi della via Appia Antica, ben visibile in tanti luoghi molisani.

Scritto da Arturo Bascetta

Per approfondire:

venerdì 17 aprile 2020

CAUDIUM TOSSICA, il quadro della Valle Caudina sballata.


Gli ultimi sequestri da parte delle Forze dell'Ordine in Valle Caudina dovrebbero portare ad una riflessione più approfondita sulla tematica degli stupefacenti e della Caudium tossica. La stampa locale dà in pasto al pubblico solo il freddo resoconto periodico delle FdO, senza affrontare il problema di petto. Sembra quasi che tutti vogliono tirare a campare.



Lo Schiaffo 321, invece, cerca di informare le lettrici ed i lettori sugli altri aspetti legati all'abuso di sostanze stupefacenti o psicotrope, ossia le sostanze in grado di agire sulle funzioni psichiche dell'individuo. La prima divisione netta da fare è quella tra farmaci e medicinali (legali) e le sostanze (illegali). Da una parte troviamo farmaci o medicinali psicotropi, ovvero con dei principi attivi capaci di agire sullo stato psichico dei pazienti allo scopo di normalizzarlo. Sono legali ed usati per curare la miriadi di patologie come i disturbi dell'umore, la depressione, i disturbi bipolari o il trattamento di patologie psichiatriche gravi, per citarne qualcuna.
Le sostanze psicotrope sono illecite. Assolutamente vietati l'uso, la produzione, la vendita e la detenzione. Le cause e gli effetti, però, sono quasi gli stessi di quelle dichiarate legali perché alterano il normale stato psichico dell'individuo che ne abusa e danno una forte dipendenza, fisica e psicologica.


E' importante notare la diversa percezione delle sostanze/medicinali o farmaci nella società della Nuova Caudium. In questo quadro mancano, incredibilmente, le droghe più diffuse e probabilmente più dannose, perché legittimate e definite non pericolose. Sembra assurdo, ma l'alcool, il tabacco ed il gioco d'azzardo creano tossicodipendenze eppure vengono consumate apertamente sul territorio della Valle, senza destare chissà quale preoccupazione.



La repressione degli ultimi quaranta anni non ha portato risultati tangibili nella società italiana, né tanto meno nei comuni dell'Unione. Lo stereotipo, fuorviante a nostro avviso, che tende a dipingere la Valle Caudina come un'oasi tranquilla, ahinoi, crolla con i dati alla mano delle varie azioni di contrasto al fenomeno. Il concetto di "proibito" rende molto appetibili una serie di sostanze che danneggiano gravemente i cervelli dei Caudini, prima tra tutte l'infame Crack.
L'Europa che continua a vendere le sigarette, piene di sostanze cancerogene e di additivi per la conservazione del tabacco, non può far finta di niente.
Con quale etica continua a vendere queste maledette sigarette? Perché le sigarette sono legali? In base a quale logica possono avvelenare migliaia di Caudini?
Senza dimenticare le macchinette d'azzardo, nuova dipendenza di massa del nuovo millennio. Queste macchine mangiasoldi & cervelli sono presenti in ogni angolo della Valle Caudina e creano solo problemi su problemi. Però sono legittimate dalla nostra società. Nessuno si scandalizza se fumi trenta sigarette, perdi seicento euro alle macchinette, bevi sette/otto birre, due Campari e prendi le pillole per dormire tranquillo e beato. Tutto nella norma, no?!
Invece, manca una vera e propria battaglia etica da parte delle Istituzioni nazionali e transnazionali. 
Fa rabbrividire la crescita e il consumo del Crack, un altro regalo dei cari americani. Negli anni Ottanta, vista la diffusione capillare di cocaina da sniffare e di eroina da iniettare, qualche genio sintetizzò una nuova sostanza: il crack, che in pratica è cocaina sotto forma di cristalli. Non si contano gli articoli pubblicati sulle varie testate locali, amari resoconti di vite gettate nelle fogne. Sequestro qui, arresti lì, perquisizioni e fermi in tutte le salse. Ottimo lavoro, encomiabile, ma chi deve risolvere questa piaga alla radice?



Eppure, basterebbe incrementare costantemente l'informazione e la formazione su questo fronte.
Mettere sullo stesso piano il THC, la cocaina, l'eroina o l'MDMA non aiuta a capire la realtà dei fatti.
Manca la degna alternativa a questo mondo, ecco tutto. Bisogna credere nel domani e non affogare nel presente. Servono sonori schiaffi per ricordare, a tutti, che il viaggio più bello si chiama VITA.

Le morti per droga, per fortuna, si contano sulle punte delle dita. Le esistenze devastate, invece, sono tantissime e forse non si conosce davvero l'entità dei danni provocati. Famiglie spaccate, ragazze e ragazzi disagiati ed emarginati, senza un futuro e senza speranze. Zero prospettive, sfiduciati e prigionieri delle proprie debolezze.

Stiamo preparando interviste ad esperti, approfondimenti e quant'altro per aprire gli occhi ed il cuore di chi vive in bilico e sprofonda, giorno per giorno, nelle sabbie mobili della dipendenza.


Scritto da Dino Cau
copertina creata da Fabio Simeone


Per approfondire:

RELAZIONE ANNUALE AL PARLAMENTO SUL FENOMENO DELLE TOSSICODIPENDENZE IN ITALIA ANNO 2019 (DATI 2018)

RELAZIONE DEL MINISTRO DELLA SALUTE AL PARLAMENTO SUGLI INTERVENTI REALIZZATI AI SENSI DELLA LEGGE 30.3.2001 N. 125 “LEGGE QUADRO IN MATERIA DI ALCOL E PROBLEMI ALCOL CORRELATI”

Servizi e contatti utili - I SER.D della Regione Campania

immagini tratte dalla rete

mercoledì 15 aprile 2020

GOLIARDIA CAUDINA - Le pagine della Valle Caudina che sorride in rete.


La moda dei meme è (ri)esplosa in Valle Caudina. Il focolaio d'ironia attacca senza peli sulla lingua e provoca valanghe di sorrisi e qualche faccia storta. La goliardia, targata Caudium, oggi si diffonde grazie alle pagine libertarie che pubblicano di lavori grafici, meglio conosciuti come meme, ossia un'idea, uno stile o un'azione che si propaga nella cultura di massa, spesso per imitazione, diventando improvvisamente famosa tramite pagine dedicate.



GENTE CHE SPAC/CA
Pubblicate quello che volete purché sia qualcosa di ironico. E mo stamm a(p)post!!!
Con ben 3400 seguaci è la pagina più seguita, probabilmente nata tra Montesarchio e nei dintorni. E' anche la più longeva, visto che è attiva fin dal 2014, l'anno della nascita dell'Unione dei Comuni Caudini. Raffiche di risate, migliaia di "mi piace" e  decine di condivisioni che mettono in luce i pregi, i difetti e i personaggi della Valle Caudina. Anche in momenti difficili come quello che stiamo vivendo a causa del Coronavirus:
«Ricordiamo che la nostra è semplice ironia, per provare ad alleggerire un pochino questa quarantena e a regalare qualche sorriso a tutti voi - dichiarano gli amministratori. Siamo vicini a tutti gli amici di Paolisi e a tutte le persone coinvolte nella vicenda di questa azienda del posto. Un in bocca al lupo a tutti e un augurio per una pronta guarigione, con la speranza che si possa ritornare il prima possibile alla normalità».



IL CERVINARESE MEDIO
Appena 700 i sostenitori de Il Cervinarese Medio, la comunità virtuale che ha liberato l'ironia prettamente Cervinarese, purtroppo ferma da esattamente un anno. Scegliere l'ironia per affrontare la realtà di tutti i giorni è un modo originale di sbeffeggiare, senza esagerare. Epica la mappatura dei luoghi comuni visti dal "lato manco" della Valle e da applausi la battaglia a sostegno della libertà di giocare a pallone nella piazza di Ferrari.




IL CERVINARESE, giornale satirico
Quella che sarebbe dovuta essere la naturale evoluzione de Il Cervinarese Medio è il giornale satirico Il Cervinarese. La nuova voce è nata a febbraio del 2020, ma non si registrano segnali di vita. Zero articoli e zero seguaci lasciano pensare. Nessuno conosce la nuova voce e solo nella descrizione abbiamo racimolato qualcosa:
Usciamo di rado e parliamo ancora meno. Ma scriviamo.
 Vi aggiorneremo su eventuali sviluppi sulla pagina molto silenziosa. Forse troppo. Sarà una scelta estremamente goliardica o la censura preventiva ha sfasciato l'ambizioso progetto? Vedremo.



MEME 321
Anche noi de Lo Schiaffo 321 ci siamo divertiti a creare qualche meme legato agli ultimi avvenimenti. Calza a pennello la definizione di "satira" di Dario Fo, artista ex paracadutista della R.S.I. nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate:
«La satira è un'espressione che è nata proprio in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazione, cioè è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: liberatorio in quanto distrugge la possibilità di certi canoni che intruppano la gente».





Scritto da Dino Cau
Copertina di Fabio Simeone