sabato 18 aprile 2020

CAUDIUM O CALENUM? Stravolgimenti storici sulla Battaglia delle Forche Caudine.

Lo Schiaffo 321 ospita una firma di prestigio nazionale, quella di Arturo Bascetta, giornalista, scrittore e fondatore nel 1988 della casa editrice ABE. Pubblichiamo un interessante articolo che potrebbe cambiare la storia della "nostra" Caudium. Un clamoroso schiaffo culturale, senza mezzi termini, ma basato su indagini e ricerche approfondite. L'editore Irpino sostiene, da tempo, che le vere Forche Caudine furono a Campobasso e non a Montesarchio, alias Calenum, confusa con l’antica Caudium.
Per le lettrici ed i lettori della nostra rivista digitale è giunto il momento di un tuffo nel passato.
Buona lettura.

Caudium non è Calenum
Un’altra conferma viene dai documenti di fine 1300. Vediamo le cronache.
Inferiore di forze, Re Carlo III Durazzo, da poco sul trono di Puglia del castello napoletano per aver fatto assassinare la Regina Giovanna I a Castel di Muro, forte dell’investitura papale, e presa Napoli, richiamò i suoi dalla Toscana per affrontare Luigi Duca d’Angiò (anch’egli investito del titolo di II Re di Napoli dall’antipapa di Avignone), il quale già aveva guadagnato il passo in Abruzzo. Lo aveva fatto passare Ramondaccio Caldora, giungendo a Maddaloni con il conte di Ginevra fratello dell’antipapa Clemente, il conte di Savoia, quello di Copersano, monsignore di Morles, Pietro della Corona, monsignor di Mongioia ed Enrico Bretagna.

Carlo III di Durazzo

Nel Regno lo raggiunsero Ramondo del Balzo, Tommaso Sanseverino conte di Marsico, già gran contestabile di Giovanna col figlio, il conte di Tricarico e figli, , il conte di Matera Barnabò e Luigi di casa Sanseverino, i fratelli della Ratta eredi del Conte di Caserta, Sanframondo conte di Cerreto, conte di S.Agata, Zurla conte di S.Angelo, Giordano Pandone, Matteo di Burgensa, Guglielmo della Leonessa, Rinaldo Ursino, Petricone Caracciolo con Berardo e Andrea suoi figliuoli e un fratello, Cizozzo Zurlo, Francesco Zurlo, Rossetto, e Enrico Galeotti, Monaco Bogetta, Masi imbriaco, Maffeuccio Sersale, Andrea d’Ugliuolo, Berardino Arcamone, Pietro Maceduono e molti altri.

Carlo III rispose tagliando la testa al fratello napoletano di Ramondaccio Caldora, mandando i suoi in Lombardia ad assoldare Giovanni Aucuto capitano di 1200 uomini, arrivando a 13.000 cavalli quando uscirono di Napoli, appena intese che l’inverno stava decimando i 50.000 cavalli di Luigi, il quale, già aveva lasciato Maddaloni per la Valle di Gaudo nelle Terre dei Della Leonessa, dove morì il Conte di Savoia, imbarcato per la patria con salvacondotto da Pozzuoli, mentre Re Carlo prese per primo Pietro di Morles, nei pressi della raggiunta Valle di Gaudo (per gli antichi, San Felicio dicitur, da cui trasse origine la Terra di Lavoro), proprio dove morì il conte di Savoia, dice il cronista.

La Via Appia

E’ notizia degli ultimi anni che Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, nato a Chambéry il 4 gennaio 1334, morì di peste a Santo Stefano di Campobasso il 1 marzo 1383, nella frazione già appartenuta a Limosani (nella foto la Via Appia di vere pietre pentagonali come vuole Tito Livio, emersa a Sepino, Pozzuoli, come a Telese e a Nola, davanti all’Anfiteatro).

Se ne deduce, a compendio della tesi che Arturo Bascetta sostiene ormai da decenni, che Valle di Gaudi non è affatto la Valle Caudina, ma la Valle di Campobasso, vero luogo di Caudium e delle forche caudine nell’area di Monteverde frazione del grande territorio del Castel Monforte di Campobasso, confusi con l’attuale Valle Caudina di Montesarchio, colonizzata da quegli abitanti dopo l’invasione catalana, il sisma e la peste del 1348, esattamente quando nacque l’arcidiocesi di Napoli in Piazza del Gesù, sede del nuovo Regno, con il distacco di mezza provincia di Nola, che arrivava fino a Pompei.

Solo allora, nel 1348, nacquero anche il nuovo Sannio fatto di ventinove paesi della Valle Beneventana, e l’arcidiocesi di Benevento nell’ex Civitate Beneventana, che comprese le diocesi distrutte da Foggia a Limosani. Perciò si perse la memoria storica di Caudium in Campobasso, lungo l’antica via Latina, confondendola con Montesarchio che, in realtà, risulterebbe essere l’antica Calenum e senza resti emersi della via Appia Antica, ben visibile in tanti luoghi molisani.

Scritto da Arturo Bascetta

Per approfondire:

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