mercoledì 30 settembre 2020

Epigenetica e paesaggio nella società multietnica | SALUTE (video)


Dott.ssa Coccia: Epigenetica e paesaggio nella società multietnica

Nei programmi dei corsi universitari o scolastici di scienze e di biologia si parla di Gregor Mendel, del monaco agostiniano che pose i fondamenti della leggi della genetica, ma di questa figura di scienziato, così estraneo alle logiche della moderna ricerca scientifica - direzionata dagli interessi economici -, poco si conosce. Quando iniziò a scrivere i suoi quaderni sugli "Esperimenti sugli ibridi delle piante", il monaco di Brunn, nel suo orto dell'abbazia di San Tommaso, voleva comprendere quale fossero le modificazioni che le specie subiscono quando i loro caratteri, ovvero le loro forme, forgiati dalle selettive leggi naturali, si ibridano, contaminandosi con quelli di altre varietà non discendenti dal ceppo originario. Lo studioso si pose delle domande precise, che furono il suo obiettivo, alle quali doveva dare risposta con gli studi che condusse sulle piante di Pisum sativum e su altre piante a fiore: si interrogava sulle leggi ereditarie che facevano seguito all'introduzione di caratteri nuovi attraverso l'ibridazione, in una e più generazioni, e si domandò se la stessa ibridazione, arrecando variazioni all'interno delle specie, fosse collegata alla nascita di nuove varietà da alcune preesistenti.


Come apprese Mendel, i caratteri, come particelle distinte (che si ripetono nelle generazioni come unità, come entità discrete) non si mescolano mai, piuttosto si accostano. Alcuni sono dominanti su altri e possono combinarsi sia in modo indipendente sia dipendente nelle generazioni.

Ci sono due principi che Mendel comprese essere fondamentali nell'ereditarietà: la differenziazione morfologica derivante dall'espressione dei caratteri negli organismi e nelle specie, e la gerarchia dei caratteri, ma anche di quelli che poi scoprì essere gli alleli.

Queste sono le basi delle leggi della trasmissione genetica.

Successivamente orientò i suoi studi verso la questione del destino degli ibridi, il tema centrale delle considerazioni conclusive della sua opera.

Giunse alla conclusione che gli ibridi, per loro natura, sono instabili e sostenne che "Questo fenomeno è di particolare rilevanza per l'evoluzione, in quanto gli ibridi che si mantengono costanti acquistano il valore di nuove specie."

Se noi, però, adesso pensiamo a una costante ibridazione, provocata da persistenti flussi genici esterni che investono una popolazione, sfibrandone la forma originaria, possiamo facilmente intuire che, nel breve e medio termine, basandoci sugli studi di Mendel, si otterrà un effetto omogeneizzante delle frequenze geniche che ridurrà al silenzio i caratteri recessivi, a favore di quelli dominanti nelle diverse popolazioni, stabilendo, inoltre, anche nuove 'gerarchie' e nuovi assetti genetici, quindi anche fenotipici.


In seguito, inizieranno, quindi, a generarsi delle conformazioni, relativamente stabili - ma, più spesso, instabili e dinamiche - che, se arriveranno a stabilizzarsi in via definitiva, anche in relazione agli influssi ambientali, daranno origine a nuove forme e a nuove specie, ben distinguibili nel momento in cui alcune precise caratteristiche fisiche, quindi fenotipiche, diverranno fisse, diffuse in tutta la popolazione e poi in ogni popolazione di quella specie o di quella razza (che altro non è una specie in potenza).

Si potrebbe avere, in questo modo la nascita di nuove specie, anche nei gruppi umani, ma, per la prima volta nella storia umana, esse non saranno radicate in alcun luogo, non saranno integrate in alcun paesaggio. Questo è l'elemento più tragico e interessante.

Gregor Mendel

Noi sappiamo, adesso, a differenza di quanto si sapeva al tempo di Mendel. che non esiste solo il genotipo di un individuo o il genoma di una popolazione o di una specie, ma esistono anche delle modalità con le quali queste possibilità genetiche si relazionano alle influenze e agli elementi esterni. Si conosce, il altri termini, quell'insieme di processi biochimici che va sotto il nome di 'epigenetica', che è in senso etimologico quanto si trova al di sopra della genetica.


L'epigenetica, con i suoi processi dinamici, è ciò che decide il destino di ogni singola cellula nel nostro corpo, la quale, da cellula totipotente, diviene cellula differenziata che va a costituire il tessuto nervoso, quello muscolare e via discorrendo. La genetica scrive il libro, l'epigenetica mette i segnalibri e le annotazioni sulle parti del testo che devono essere ricordate e che vanno a segnare la nostra formazione intellettuale e la nostra esistenza o vanno a costituire le parti di un uno studio, di una analisi, di un saggio. Si stabilisce, in questo modo, l'attivazione o l'inattivazione, di alcuni o di altri geni presenti nel corredo genetico. Va da sè che se un gene non è presente in un assetto genetico individuale, non potrà comparire ed esprimersi in una forma, quindi in un fenotipo.


Cosa definisce questi processi epigenetici? L'esterno: la dieta, i fattori ambientali - quindi il paesaggio -, le emozioni, la lingua, le consuetudini culturali di un gruppo umano, la socialità, le interazioni con i nostri simili. Ne derivano dei comportamenti, delle malattie, l'espressione di alcune caratteristiche o di altre.

Nella società multirazziale, multietnica, i flussi genici sono inarrestabili, continui e l'incessante mobilità delle persone non consente più la stabilità, quindi la stabilizzazione di un popolo, non consente radicamento, quindi non consente la definizione di un paesaggio, momento di sintesi tra un gruppo umano e un ambiente che gli è conforme. Le nuove specie, in questo modo, non si generano più e così non si possono più generare i popoli con delle loro lingue specifiche e distinguibili. Siamo il modo in cui interagiamo con il mondo, siamo il modo in cui pensiamo e ci rappresentiamo il mondo. Siamo la nostra 'visione del mondo'.

Dobbiamo tuttavia renderci consapevoli del fatto che, così facendo, perseverando nella creazione di una comunità multietnica, non sarà più possibile una rappresentazione del mondo e gli unici processi epigenetici che si attiveranno e che andranno a sovrapporsi sul nostro DNA non rispecchieranno più l'integrazione in un elemento naturale, non più un paesaggio e una visione del mondo, ma una forma di propaganda mondiale che andrà e incidere la forma mentale degli individui e di questa nuova umanità. Questa sarà l'unica forza operante sulle menti, sui sistemi nervosi e sulla memoria epigenetica transgenerazionale. Questa trasmissione sarà dettata solo dall'esterno, non dall'equilibrio con un paesaggio, ma dalla propaganda, dalle emozioni che essa vorrà suscitare, dalla paura, dalle spinte disgregative o aggregative che in un dato momento faranno più comodo al mercato sovranazionale e internazionale, dalla dieta che imporrà l'industria alimentare, dalle parole chiave dell'unica lingua mondiale e non dal radicamento o dalla coesione interna di un popolo, di tanti popoli, ognuno con una sua propria lingua, cultura, tradizione, con una sua propria e unica e irripetibile visione del mondo da tramandare. Viene da domandarsi, a questo punto, cosa stiamo tramandando.


Nel caos etnico e genetico non ci si potrà più riconoscere tra una generazione e l'altra, nemmeno tra padri e figli, perché le forme non saranno fisse, ma sempre sfuggenti, fluide ed evanescenti.

"Il padre non sarà simile ai figli, né a lui i figli."

(Esiodo, Le Opere e i giorni, v.183, Il mito delle età: l'età del ferro)

Nell'età del ferro ci sarà solo caos, solo discontinuità genotipica, epigenetica, fenotipica e quindi culturale. 

E' questo il mondo che vogliamo?

Cristina Coccia, biologa nutrizionista. Autrice di saggi sulla demografia e la salute della popolazione italiana e di articoli divulgativi per siti web e riviste.

sito: https://curanutrizionale.blogspot.com/ 

tratto da: https://www.youtube.com/c/AlimentiemalattiediRobertoAndreoli/featured 

immagini tratte dalla rete

COMUNITÀ MILITANTE CAUDINA 321 | volantino




lunedì 28 settembre 2020

孫子兵法 - L' ARTE DELLA GUERRA SUN TZO (audiolibro)


 L'ARTE DELLA GUERRA SUN 孫子兵法
 (audio libro completo in italiano)

L'arte della guerra
tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'arte della guerra (Sūnzǐ Bīngfǎ, 孫子兵法) è un trattato di strategia militare attribuito, a seguito di una tradizione orale lunga almeno due secoli, al generale Sunzi (in cinese: 孫子 Sun Tzu), vissuto in Cina probabilmente fra il VI e il V secolo a.C.

Si tratta probabilmente del più antico testo di arte militare esistente (VI secolo a.C. circa). È composto da tredici capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto della guerra. Ebbe una grande influenza anche nella strategia militare europea. È un compendio i cui consigli si possono applicare, al pari di altre opere della cultura sino-giapponese, a molti aspetti della vita, oltre che alla strategia militare: ad esempio, all'economia e alla conduzione degli affari.
Indice
I. Valutazioni di base (Ji)
II. Conduzione del conflitto (Zuozhan)
III. Pianificazione dell'attacco (Mougong)
IV. Disposizioni (Xing)
V. La forza (Shi)
VI. Vuoti e pieni (Xushi)
VII. Manovre di eserciti (Junzheng)
VIII. Le nove variabili (Jiubian)
IX. Muovere l'esercito (Xingjun)
X. Conformazione del terreno (Dixing)
XI. I nove terreni (Jiudi)
XII. Attacco col fuoco (Huogong)
XIII. L'uso delle spie (Yongjian)

Alcuni estratti del manoscritto de L'arte della guerra
"Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere"
"In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria"
"Combatti con metodi ortodossi, vinci con metodi straordinari"
"Se sei inattivo mostra movimento, se sei attivo mostrati immobile"
"Chi è prudente, e aspetta con pazienza chi non lo è, sarà vittorioso"
"Quando ti muovi sii rapido come il vento, maestoso come la foresta, avido come il fuoco, incrollabile come la montagna"
"Conosci il nemico, conosci te stesso, mai sarà in dubbio il risultato di 100 battaglie"
"I Soldati vanno trattati innanzitutto con umanità, ma controllati con ferrea disciplina. Questa è la strada per la vittoria"
"Un risultato superiore consiste nel conquistare intero e intatto il paese nemico. Distruggerlo costituisce un risultato inferiore"
"L'invincibilità dipende da noi. La vulnerabilità del nemico dipende dai suoi sbagli."

COMUNITÀ MILITANTE CAUDINA 321 | volantino


 

domenica 27 settembre 2020

COMUNITÀ MILITANTE CAUDINA 321 | volantino


 

CMC321: Emergenza Coronavirus, nuovo appello ai sindaci dell'Unione Caudina dei servizi.


Comunicato Stampa del 27 settembre 2020

CMC321: Emergenza Coronavirus, nuovo appello ai sindaci dell'Unione Caudina dei servizi.

La Comunità Militante Caudina 321 in queste ore difficili per le cittadine ed i cittadini di tutta la Valle Caudina esprime profonda vicinanza alle persone che hanno contratto il Covid -19 a Cervinara, San Martino, Rotondi e sollecita l'Unione dei Comuni a mettere in campo una programmazione lungimirante per garantire il servizio sociale primario, ossia la difesa della salute: 

«La situazione è delicata. Ci appelliamo alla coscienza civica di tutti i sedicenti politici Caudini di ogni colore, partito ed estrazione ideologica. Non è ammissibile - tuona la Cmc321 - vedere lo sfascio in cui versa la Nuova Caudium con i contagi in crescita dopo una fase di lassismo generale, vergognosa e controproducente». 

«L'Unione dei Comuni dovrebbe intervenire celermente per operare unita, soprattutto nell'espletare le funzioni attinenti ai servizi sociali e socio sanitari, come recita lo Statuto dell’Unione dei Comuni della Città Caudina approvato nel lontano marzo del 2014». 

«Bisogna convocare, immediatamente ed in sicurezza, un Consiglio straordinario per poter mettere a fuoco le soluzioni alle criticità della Valle Caudina e prepararsi a qualsiasi evenienza. Decretare la quarantena di un singolo comune, come accaduto con Paolisi durante la prima ondata di Covid-19, non ha senso, né logica vista l'ubicazione dei singoli Comuni. Le dure parole del Sindaco di Benevento verso le lavoratrici ed i lavoratori caudini di Cervinara ci lasciano basiti. Evitiamo la caccia all'untore e cerchiamo di tranquillizzare la gente, senza esasperare i toni in un clima abbastanza teso». 

La Comunità chiede, tramite le colonne della stampa locale, un svolta concreta ai Sindaci della Nuova Caudium: «Uniamo le forze per dar vita ad un organo intercomunale attivo per la gestione delle emergenze sanitarie. Urge un tavolo di lavoro - sottolineano i militanti - composto dai Sindaci unionisti, dalle Asl locali, da esperti del settore, da medici in servizio o in pensione, dai farmacisti e dai tanti volontari della Protezione Civile operanti in zona». 

In pratica la Cmc321 propone un fronte sociale per la salubrità permanente a difesa delle cittadine e dei cittadini della Valle, capace di coinvolgere anche gli organi di informazione per disseminare notizie ufficiali, aggiornate e tempestive. 

«Ridisegnare il distretto sanitario caudino - si legge nella nota della Cmc - deve essere uno dei principali argomenti da fissare all'ordine del giorno dell'organizzazione intercomunale. Lo sviluppo omogeneo dei servizi per l'intera Valle Caudina è un diritto per i Caudini e, ricordiamolo, un dovere degli eletti a servire il Popolo».

Inoltre, la Comunità Militante Caudina 321 cita l'emblematico articolo 6 dello statuto, rilanciando l'appello all'Unità e alla cooperazione nel mondo del volontariato:

«La Costituzione della Nuova Caudium parla chiaro e non usa mezzi termini. L'articolo 6 riporta testualmente che L'Unione è costituita a tempo indeterminato, fino alla decisione in ordine alla fusione tra i Comuni che la costituiscono, che è rimessa in ogni caso alla loro volontaria iniziativa. Essa considera raggiunta la propria missione alla costituzione del Comune unico della “Città Caudina”

La Cmc321 è pronta a dialogare con tutti coloro che hanno a cuore la sorte della propria Terra, oltre i campanilismi, le divisioni e gli squallidi strascichi post-elettorali:
«Basta polemiche sterili, ora più che mai, serve armonia contro il pericolo pandemia». 


Ufficio stampa Comunità Militante Caudina 321 
Nucleo Operativo Informazione Anti Covid-19


venerdì 18 settembre 2020

CMC 321: ecco le nostre scelte per il referendum, elezioni Regionali e Comunali di Cervinara.




Comunicato Stampa del 18 settembre 2020

CMC 321: ecco le nostre scelte per il referendum, elezioni Regionali e Comunali di Cervinara.

Il Direttivo della Comunità Militante Caudina 321, dopo la riunione interna di oggi, ufficializza le scelte politiche in vista del triplo appuntamento elettorale di domenica e lunedì. «La nostra Comunità sta vivendo un momento particolare - dichiarano i militanti caudini agli organi d’informazione territoriale - e siamo quotidianamente al lavoro per difendere una realtà aggregativa, sociale e culturale nata negli anni Novanta del secolo scorso e attiva da oltre venticinque anni, con alti e bassi, con soddisfazioni e qualche piccola delusione, che però rientra nel quadro di un'associazione che resiste nonostante tutto e tutti».

Referendum 

 La Cmc321 voterà no al taglio dei seggi perché siamo convinti che la nostra Caudium, già messa in secondo piano dall'attività parlamentare, potrebbe pagare a caro prezzo la diminuzione rappresentanti del Popolo che hanno l'Onore di incarnare la sovranità delle elettrici e degli elettori. Chiediamo, invece, l'aumento del numero di Donne e Uomini al servizio delle tante "periferie" del Meridione. Tuttavia, un ridimensionamento dei costi e dei privilegi dovrebbe essere un passo inevitabile per far quadrare i conti della politica, senza però perdere il contatto reale e capillare con il territorio. Il rischio di creare una casta nella casta è troppo grande e siamo convinti che votare NO è, soprattutto, un segnale forte verso un governo non eletto dal popolo, ma nato da grotteschi accordi partitici. La maggioranza odierna, a nostro avviso, non rispecchia la realtà e confidiamo in una prossima apertura delle urne per decidere democraticamente il futuro.  Infine, sono troppe le perplessità sull'eventuale risparmio sulla spesa pubblica. Abbassare gli stipendi e aumentare la rappresentanza è la soluzione migliore per la Valle Caudina e l'Irpinia intera, senza se e senza ma».

Regionali

La Comunità Militante Caudina 321 ha le idee chiare in vista delle prossime elezioni Regionali della Campania: « Abbiamo apprezzato l'operato del Governatore Vincenzo De Luca – sottolinea il direttivo - nella gestione della maledetta prima ondata del Coronavirus. Non dimentichiamo l'interessamento sul posto dopo l'ultima frana a San Martino Valle Caudina. Pur non condividendo la sua area politica di appartenenza, daremo fiducia allo Sceriffo di Salerno come Governatore della Campania. Grazie al voto disgiunto, invece, abbiamo deciso di dare il nostro contributo a Fratelli d'Italia sia nel collegio elettorale della provincia di Avellino, sia in quello di Benevento.  In Irpinia sosteniamo Giovanni D'Ercole, con il quale abbiamo militato fianco a fianco in tante battaglie e la giovane Beatrice Colucci, mentre nel Sannio voteremo il Caudino Domenico Matera, sindaco di Bucciano, e Francesca Pedicini, battagliera dirigente di FdI».

Comunali di Cervinara

Infine, lasciamo libertà di coscienza ai nostri simpatizzanti e ai militanti per il rinnovo del Consiglio comunale cervinarese. Il contesto cittadino, da sempre, ha messo in secondo piano le appartenenze ideologiche per  dare spazio ad un contatto diretto con i candidati e le rispettive famiglie. La Cmc321 segue con interesse la campagna elettorale e fa i migliori auguri ad entrambi i candidati alla carica di Primo cittadino. Invitiamo tutta la schiera di potenziali consiglieri a non perdere l'interesse appena dopo le elezioni, al di là del risultato finale. Siamo pronti a collaborare in ambito sociale, ambientale e culturale con tutti gli schieramenti che amano questa Terra. Chi ama Cervinara non è contro chi ama Cervinara».

Il direttivo della Comunità Militante Caudina 321



mercoledì 16 settembre 2020

IL MAFIOLOGO, Mauro De Mauro.



Sono passati esattamente cinquanta anni dalla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, la prima vera penna libera ad aver attaccato, senza peli sulla lingua e catene ai polsi, la Mafia in Italia. La sua storia, nel bene e nel male, è emblematica per cercare di capire il Novecento italiano.

A Palermo questa mattina le Autorità cittadine hanno commemorato quel giornalista dalla faccia sfregiata, che rappresentava un faro per la "cronaca nera" dell'epoca. Un'intera generazione di giornalisti meridionali avevano preso spunto dai sui articoli scritti con coraggio e passione. I suoi pezzi erano letteralmente "odiati" dai capimafia dell'epoca.
Ebbe l'ardito coraggio di attaccare, tramite la carta stampata, non solo Cosa Nostra, ma anche tutto il potere marcio che era ai vertici dell'Italia politica e finanziaria del dopoguerra.

Mauro De Mauro e la sua macchina da scrivere


La sua morte, però, non ha avuto né colpevoli, né mandanti. Qualche pentito ha parlato della necessità che la sua penna venisse spezzata per sempre. Le sue inchieste giornalistiche avevano portato a galla un intero sistema nel sistema. La Mafia era il braccio armato, e, allo stesso tempo, era carne da macello di una piramide che, in questo caso, puzzava di petrolio.
Sì, quel petrolio insanguinato che avrebbe potuto arricchire l'Italia ancora in ginocchio dopo i barbari bombardamenti angloamericani.

In gioventù Mauro De Mauro aveva vestito, con orgoglio e dedizione, la Camicia Nera del Fascismo prima e della Repubblica Sociale Italiana, poi. Risultò, con il grado di sottotenente, tra gli elementi di spicco della X Flottiglia Mas del Principe Junio Valerio Borghese. Ad appena 22 anni ricoprì la carica di vice questore di Pubblica Sicurezza e collaborò attivamente con i reparti speciali del Ministero dell'Interno della Repubblica Sociale Italiana. Difese con i denti la Patria contro il IX Corpus sloveno di Tito. Agli ordini del Principe Borghese combatté sul fronte triestino con valore e divenne uno dei migliori corrispondenti di guerra della famigerata Decima.

Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese

Arrestato a Milano dagli AngloAmericani, su segnalazione dei partigiani, venne imprigionato prima a Ghedi e successivamente internato nel Campo di concentramento di Coltano a Pisa.
Riuscì a riconquistare la libertà eludendo i controlli del Campo di concentramento toscano e ripartì verso la Campania, destinazione Napoli, insieme alla moglie Elda per sfuggire all'incubo violenze partigiane. Anche l'amata consorte era un obiettivo del Comitato di Liberazione Nazionale a causa della sua militanza Fascista, a tal punto che la signora De Mauro venne definita tra i più pericolosi avversari del movimento partigiano. Venne assolto, con formula piena, nel 1949 per la presunta partecipazione alla strage delle Fosse Ardeatine. Mauro non commise i fatti.

Fisicamente era ridotto molto male a causa di un presunto incidente in motocicletta, anche se secondo alcune fonti sarebbe stato selvaggiamente picchiato dalle solite bande di assassini partigiani.
La faccia, infatti, era sfigurata anche se non erano riusciti a togliere il sorriso dalle labbra.



Si trasferì in Sicilia, dopo tutte queste tarantelle, e tornò a difendere la Patria come giornalista in prima linea, anche lavorando in un giornale apertamente schierato a sinistra. Pubblicò sulle colonne de L'Ora un dossier dettagliato, datato 1937, dove per la prima volta di parlava delle società segrete conosciute al mondo con il nome di Mafia. La stessa organizzazione malavitosa e antinazionale combattuta, con successo, dal Fascismo grazie alla minuziosa e capillare azione del Prefetto di ferro Cesare Mori. Divenne così "Il Mafiologo" grazie alla sua profonda conoscenza di quella Piovra senza pietà e senza onore.

Il Mafiologo, nato a Foggia nel 1921, venne arruolato per la sceneggiatura del film Il Caso Mattei diretto dal regista Francesco Rosi e probabilmente questa fu una delle cause che lo portarono alla morte, avvolta nel buio totale. Non si hanno piste sicure a causa di continui depistaggi e profondi insabbiamenti. L'Italia del dopoguerra era (ed è) una colonia dei vincitori della Seconda Guerra mondiale. La sovranità nazionale dal 1943 non esiste più, mentre le cosche mafiose ritornarono in auge negli anni Quaranta.
La vicenda legata alla morte di Enrico Mattei, presidente dell'Ente Nazionale Idrocarburi, è emblematica per capire il contesto. Mattei sognava una Nazione libera e sovrana energeticamente, ma venne fatto fuori con un incidente aereo, abbastanza losco.
L'Italyetta doveva restare una mera destinazione turistica, oltre che una portaerei nel Mediterraneo per interessi transnazionali. Qualcuno ordinò di annacquare le indagini indirizzate verso l'oro nero. Tirando le somme ci riuscì egregiamente.
Punto.

Tra le varie piste emerse, alla luce delle aule di tribunale, ricordiamo quella banale legata al traffico di stupefacenti agrigentino, tesi mirata a sminuire i fatti e l'altra che porta direttamente al presunto Golpe Borghese del 1970, riesumando il passato politicamente scorretto del giornalista eroe. Mauro De Mauro aveva fiutato una notizia bomba che avrebbe fatto tremare tutta l'Italia. Le immancabili malelingue di quei tempi, però, infangarono la sua figura con l'infame etichetta di viscido ricattatore. A nostro avviso le piste potrebbero anche essere intrecciate ed unite dal filo conduttore che metterebbe a nudo la totale assenza di indipendenza politica e la radicata presenza di forze occulte. Insomma, l'ennesima storia italiota che si tinge di giallo da mezzo secolo, senza conoscere un briciolo di Giustizia.


Lo Schiaffo 321 si tuffa, con la consueta aperiodicità, nel secolo scorso per poter dare un senso alla quotidianità. A breve ci saranno le elezioni regionali, il referendum e in qualche cittadina anche le comunali. Appuntamenti importanti, senza ombra di dubbio, dove le elettrici e gli elettori cercano di poter dire la loro con una semplice croce sulla scheda elettorale.
La cosa buffa è che in tanti credono ancora di essere liberi/e di scegliere il futuro con una matita, senza fare i conti con i mille comandamenti della grande finanza internazionale e/o con gli ologrammi dei vari politicanti di turno, abili a mutare in base al vento e all'incasso.
Il corpo del coraggioso giornalista e la verità non sono mai emersi da quella palude di intrighi e trame. La luce accesa in cucina e la speranza della famiglia sono durate molti anni.
Le figlie Franca e Junia, quest'ultima chiamata così in onore del Principe Junio, non hanno mai perso la speranza di riabbracciare il papà, così come i tanti cittadini onesti che popolano questa splendida Penisola caratteristica del mar Mediterraneo, per il suo fascino e la sua complessità.


Secondo le ultime ricostruzioni processuali sarebbe stato prima sepolto nel fiume Oreto e dopo sciolto nell'acido. Da chi, per conto di chi, come e perché?  
Leonardo Sciascia in un'intervista televisiva affermò senza mezzi termini:
«De Mauro ha detto la cosa sbagliata all'uomo giusto e la cosa giusta all'uomo sbagliato».
Nell'armistizio di Cassibile, a due passi da Siracusa, del 3 settembre 1943, ma annunciato cinque lunghi giorni dopo, potrebbe esserci la spiegazione di tutto, ma non è per tutti/e.
Onore e rispetto per Mauro De Mauro, il Mafiologo che smise di scrivere cinquanta anni fa, ma ancora oggi incarna lo spirito del guerriero armato di penna, capace di sognare e di lottare anche nella Palermo degli anni bui e dei fiumi di sangue.

La Storia in Giallo Mauro De Mauro

Scritto da Libero Caudinista

COMUNITÀ MILITANTE CAUDINA 321 | volantino