mercoledì 28 giugno 2017

CAMPO HOBBIT 40 - Elenco minimo di quel che ricordo io!


CAMPO HOBBIT 40 - Elenco minimo di quel che ricordo io!
Scritto da Junio Guariento

Questo un contributo, fra gli altri, giunto all'organizzazione dell'evento di Montesarchio e che ho voluto leggere personalmente anche perché qualcuno era contrario alla sua pubblicazione e/o lettura.
Siccome ho sempre regalato benzina a chi voleva tirarmi molotov (tanto è inutile: mi rialzo sempre!), ho voluto con tutto me stesso leggerlo perché ai vecchi e archiviati CH della nostra giovinezza, non ho mai mai mai visto censure.
Il titolo è: "Elenco minimo di quel che ricordo io"; e dopo aver letto tutto... anzi ... aver letto BENE TUTTO, guardate di chi è! Io lo condivido quasi totalmente e in fondo spiego l'unico punto su cui dissento totalmente (probabilmente per un mio limite).




CELTICA - "Simbolo neofascista", dicono oggi. Ce la inventammo per il motivo opposto, in odio al nostalgismo del "quando c'era lui" che determinava l'orizzonte del MSI e del FdG. Era associata a parole scandalose: "uscire dal tunnel del fascismo" ad esempio. Fu vietata dal MSI in tutte le sue manifestazioni con apposita disposizione.

COMPAGNIA DELL'ANELLO - Con gli Amici del Vento, la band di riferimento della musica alternativa di quegli anni. Debuttò a Roma un anno prima di Campo Hobbit, nel '76, al Teatro delle Muse. La sala la affittò mia madre, dicendo che si trattava di un concerto di beneficenza.

GENEROSO - Simeone, ovviamente! Stampo politico irripetibile. Il nostro Renato Nicolini, anzi anche meglio perché aveva il coraggio della visione vivendo in un ghetto difficilissimo. Aveva 33 anni quando mise su il suo primo Hobbit, due anni dopo Montesarchio sarà il motore della fondazione del quindicinale Linea. Cioè le due cose più significative dei 70/80. Un organizzatore di idee e suggestioni, non un intellettuale. Diede forma al desiderio di una politica non gerarchica, non totalitaria, non conservatrice, non antimoderna, non razzista, non patriottarda. non sembrava neanche destra, come scrisse lo storico Giovanni Tassani e forse non lo era.

HOBBIT - Perché ci piacque tanto quel libro? E perché proprio gli hobbit e non i guerrieri dell'Ovesturia, i Raminghi, il popolo di Rohan, che sarebbero stati simboli più maschi, più muscolari, più rispondenti all'immaginario di riferimento della destra dell'epoca? Ancora me lo chiedo. Poi penso alla scia di sangue che ci aveva accompagnato dal '74 al '77 e penso: eravamo stufi di soffocare nelle ritorsioni.

IL COMUNISMO NON PASSERA' - Slogan principe dell'epoca. La risposta nostra era in uno striscione che si vede in molte foto del Campo Hobbit: "La gioventù europea lotta contro la sovversione comunista e la schiavitù capitalista". L'abbiamo disegnato io e mio fratello Marco, lo pagò la sezione di Vigna Clara (che manco esisteva: la sua sede era in un bar).

INDIANI - Il '77 era l'anno degli indiani metropolitani che a molti di noi piacevano. Gli indiani, tra l'altro, li avevamo sempre considerati parte del nostro immaginario. "Alce Nero parla" stava nelle nostre biblioteche. "Soldato blu", puntualmente, nei nostri cineforum. Qualcuno di noi era andato alla marcia di Montalto di Castro nel marzo '77, rompendo lo schema degli opposti estremismi. Nessuno gli aveva menato. Anzi!

"MA CHE C'ENTRA CON LA POLITICA" - Domandona classica di quegli anni. Musica, riviste, poesia, cinema, ecologia, grafica, fantasy, urbanistica: "Ma che c'entra con la politica?". Ore interminabili perse a rispondere.

MONTESARCHIO - Era un campo di calcio. Faceva caldissimo. Organizzazione minima, tendopoli da scappati di casa. Il momento clou fu la tarantella di una band napoletana che spinse tutti al ballo, e al centro di quel vortice di polvere, la musica irrideva un questore napoletano dell'epoca, certo Ciccimarra. C'era Rutilio Sermonti, che aveva solo 56 anni, ma a noi ventenni sembrava vecchissimo, archeologico, e in quella danza, col senno di poi, c'era tutto il senso della festa. Una liberazione, un rito dionisiaco.

SESSANTOTTO - La madre di tutti gli errori del MSI, secondo noi, quando scelse di stare con l'establishment anzicchè con gli studenti. "Per invidia del '68, contro di esso e a causa di esso, e persino malcelato, utopico desiderio di riprenderne e correggerne la direzione di marcia, sarebbero nate le nostre iniziative degli anni '70. "Frutto anche della contaminazione con la mentalità che aveva animato la rivolta degli studenti fu la forte opposizione che avremmo svolto dall'interno contro la psicologia, gli scopi e i metodi di quel microcosmo neofascista a cui per eredità familiare, per reazione o per gusto di provocazione eravamo approdati" (cit. Marco Tarchi)

PARTITO - Il partito era il MSI. Vide malissimo la faccenda Campo Hobbit, interpretandola (correttamente) come una ribellione di una parte del mondo giovanile alle gerarchie. A Montesarchio non venne nessuno dei dirigenti nazionali. Molti anni dopo, nel 2002, diventati ministri e sottosegretari, sarebbero andati in massa all'anteprima del film di Peter Jackson. La cosa ci fece un po' sorridere.

PATRIA - Era la parola d'ordine del MSI, insieme a "Italia". La rovesciammo. "Dove è la nostra idea, la è la mia Patria". Irlanda, Palestina, l'autodeterminazione dei popoli, come si diceva allora. Una cesura irrimediabile con chi aveva applaudito i colonnelli greci e Pinochet.

TRADIMENTO - La parola non fu mai detta apertamente, ma era lì, nel sottofondo. "Castristi" dicevano le gerarchie del MSI ai firmatari della mozione Linea Futura che nel gennaio 1977 aveva lanciato l'utopia dello "sfondamento a sinistra" e il modello movimentista dei Campi Hobbit sarà il primo esperimento. "Fascisti in camicia rossa", scriveva il politologo Giorgio Galli su "La Repubblica". Giocammo con la definizione. Ora si può dire: ci piaceva: per dato esistenziale più che politico, Preferivamo Cacciari a Plebe. Neil Young e persino Bob Marley a Iva Zanicchi. Eravamo figli del nostro tempo più che di una burocrazia politica o dell'immutabile destino della sconfitta. Fu molto intenso, molto bello, molto breve come tutte le cose importanti".

Ecco questo intervento l'ho condiviso al 99,99999%. Lo 0,00001% da cui mi dissocio è il riferimento a Bob Marley, ma ha ragione lei: moltissimi lo ascoltavano e ad altrettanti piaceva molto!
Dimenticavo! Il "ricordo" che ho letto a Montesarchio e che ho qui riprodotto è di Flavia Perina.
La mia amica Flavia Perina che non vedo da 35 anni e che mi piacerebbe riabbracciare.

Scritto da Junio Guariento

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