sabato 17 luglio 2021

CARLO ALIANELLO - La conquista del Sud. Il Risorgimento nell’Italia meridionale (1972) | prima parte

La conquista del Sud

Quando ancora Garibaldi, dittatore perpetuo, occupava la reggia di Caserta, e pare che ci stesse comodo; ebbe una chiamata urgente dalla terra dei Sanniti. Brutta gente s’aggirava in quei paraggi, amici del Borbone, nientedimeno, ostili all’Unità.

Subito; armi e bagagli e in marcia. Sarà cosa da ridere; qualche scappellotto bene assestato; qualche donnina acchiappata dentro una fratta o stesa su un prato. Eppoi, dicono, nel Sannio s’allevano pecore saporite e grassi maiali: proprio quello che ci vuole per ridare un po’ di buon umore ai suoi uomini. Buona cosa è che le migliori leccornie se le becchino loro prima che arrivi quel birichin di Vittorio, ché di comodi ce n’ha anche troppi e ragazzotte e iosa da accontentare.

Detto, fatto.

Così il reggimento garibaldino, condotto dal "famoso" Francesco Nullo, il Baiardo garibaldino, come veniva chiamato, e dal non meno famoso Alberto Mario, se ne veniva su bel bello, un po’ affaticato da quegli strapiombi e dall’erte salite; voglioso solo d’un buon rancio e di qualche po’ di riposo. È vero che qualcuno aveva messo in giro una voce perlomeno buffa: che, qualche giorno prima, a Isernia (1) più di mille garibaldini ci avevano rimesso la pelle, e ora le loro teste mozzate, col berrettuccio rosso, servivano d’ornamento alle antiche mura della città... 

Ma dovrebbero essere storie; contro le camicie scarlatte, chi ce la può fare? In ogni modo, bene o male, verità o bugia, c’eran lì loro e vendicare l’onta. Però nessuno o pochi ci credevano.


E intanto andavano. Qualcuno, più saputo, indicando la cerchia delle montagne che s’ergevan ripide ai loro fianchi, annunciò ch’eran nei pressi delle Forche Caudine, proprio dove i Romani antichi avevan preso quella famosa batosta.


"Bojate!", ridacchiò uno del gruppo: "E poi chi erano questi Romani? Razza di preti, scommetto! Se si pensa che han dovuto fare tre guerre per vincere i Cartaginesi, mentre a noi è bastato un mese o poco più per sconfiggere il Borbone! Tu li chiami soldati, quelli?".

E andavano, strascinando un po’ i piedi.

A un tratto, da una fratta nella boscaglia e subito dopo, tra due scaglioni di roccia, risuonò uno sparo, due. Nuvolette bianche di fumo si levarono subito fra ramo e ramo, scoglio e scoglio.

"Tromba, suona l’allarme!", comandò Nullo, e risalì sul cavallo da cui era smontato per sgranchire un po’ le gambe. Ma dove? Contro chi? Nessuno si vedeva né si udiva una voce. Poi il suono d’un corno, lungo, cupo, vibrante. E subito tintinnò una campana; ma da lontano questa. Pareva chiamasse un gregge smarrito, gregge d’uomini, di donne, all’appello. Alla Benedizione forse, o ai Vespri.

"Mischinu!", disse un siciliano ch’era venuto lassù sin da Canicattì. "Meschino chi?". "Nuantri", borbottò l’isolano. Forse sera ricordato dei Vespri siciliani

O forse un istinto più antico, il senso quasi irreale d’un pericolo che. gli soprastava.

"Una pattuglia in avanscoperta!", ordinò il capo. 

Sei uomini e un caporale, si staccarono dal grosso e presero salire, quasi di corsa, verso una selletta dove la strada s’incurvava tra le pendici di due colli. Si fermarono lassù e si guardarono attorno. Nessuno, nulla. Sentivano solo alle loro spalle il faticoso cadenzare della colonna in marcia, lo scalpitare dei cavalli e l’ansito rauco del plotone di testa che li seguiva da presso.

Scritto da Carlo Alianello 

La conquista del Sud. Il Risorgimento nell’Italia meridionale, Rusconi, Milano 1972, pp. 183-191.

PRIMA PARTE

NOTE

(1) Sui fatti di Isernia del 1860, cfr. la presa di posizione di mons. Andrea Gemma, vescovo di Isernia-Venafro, In tema di Risorgimento. Lettera aperta al signor Presidente della Repubblica, dottor Carlo Azeglio Ciampi, del 15 novembre 2001, di cui si può consultare il testo integrale sotto la voce "Saggi e relazioni/Risorgimento" del presente sito.


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