lunedì 19 luglio 2021

FASCISTS’ CRIMINAL CAMP | Racconto di Roberto Mieville (1947) - STORIALTERNATIVA Capitolo 7

FASCISTS’ CRIMINAL CAMP

CAPITOLO 7

Gli M.P. guardavano il lento andirivieni dei prigionieri per le strade del campo e ogni tanto, poiché era il crepuscolo, facevano correre i fasci luminosi dei riflettori sui tetti delle baracche e sulla campagna silenziosa. Il cielo non era buio, ma grigio e pareva fosse fatto di una immensa coltre di velluto tali e tanti erano i riflessi e le sfumature che causava una leggera striscia d'argento rimasta all'orizzonte. Fra gli M.P. alla torretta Nord, Joe e Dik parlavano del loro paese. Diceva Dik:

- Si sta bene nel Nevada.

- E Joe: Certo. Qui dì bello c’è' solo il tramonto.

E Dik dopo un'attimo: Il tramonto. Anche nel Nevada c'è il tramonto.

E Joe ancora dopo: In tutti i paesi della, terra tramonta il sole. Ma qui tramonta in un altro modo, ecco.


Forse Dik stava per ribattere che il tramonto del sole è bello anche nel Nevada, ma uno squillo di tromba proveniente dal campo sottostante troncò il corso dei suoi pensieri. Poi Joe in quell'istante aveva lanciato la luce del riflettore sul campo. Anche dalle torrette degli altri campi la luce corse rapidamente sulle strade e sulle baracche per perdersi nella campagna.

I prigionieri avevano smesso il loro andirivieni e tutti andavano pian piano adunandosi lungo il reticolato Nord. E anche negli altri campi avveniva la medesima cosa e in breve i quattro campi furono allineati in un unico schieramento frontale.

- Capisco, disse Dik. Aspettano gli altri.

Era venuta chissà come, nel campo, quella notizia. Forse era sfuggita al Capitano Pierpont all'Ospedale. O l'avevano imparata dalle guardie delle prigioni, quelli che portavano il mangiare ai “segregati”.

- Arrivano. Arrivano dall'Italia.

Tutti in agitazione nei campi per quella notizia. Ed erano corsi rapidamente degli ordini dal campo 4 agli altri campi. Si dicevano tante cose nei box e per il campo. Cose come queste:

- Forse ci sarà qualcuno della mia città...

- Già, tu sei di Treviso...

- Già, di Treviso. . . E non ho mai avuto una lettera. Mai. Mai da nessuno.

 - Quindicimila ne ha uccisi, il bombardamento. Sono tanti! E a Roma battevano le mani...E Croce? Non hai letto il “Chicago”? Dice che pregava per la sconfitta...

- Maiale anche lui... Anche lui come Sforza che vuole fare le legioni volontarie per liberare la Patria.

- Mah! Sapremo qualcosa finalmente.

- Sì, qualcosa di più di quel tamburino che batte l'allarmi.


Poi avevano cominciato a prepararsi. Non era molto facile, non commuoversi nel rimettere, per l'occasione, quel che era avanzato delle antiche divise. Togliersi una volta tanto di dosso quei maledetti indumenti marcati di P.W. gialli e neri e rossi. 

Marcati. Marcati come bestie. PW. PW. PW. dappertutto. PW. e numeri. 17192 PW. uno. 17193 PW. l'altro e cosi via, tutti marcati e numerati. 

E nello schedario del Federal Bureau of Investigation le fotografie numerate e le impronte digitali. Ma certo era una consolazione pensare che gli M.P. erano ugualmente schedati e registrati. Li reclutavano a Sing Sing gli M.P. (Military Police ossia Polizia Militare). Quando fu il crepuscolo tutti erano pronti.

- Arrivano alle otto. Suonerà l'adunata.

E la tromba, puntuale, suonava l'adunata. Adunata di tutti, secondo gli ordini, fronte al reticolato Nord: di là sarebbero arrivati. Qualcuno salito su una baracca, cercava di scrutare in direzione della pista sabbiosa, verso la ferrovia, per vedere i fari delle macchine. Nei campi cantavano già. Cantavano tutte le canzoni. Quelle vecchie sahariane stinte e anche insanguinate e quei canti: tutta la nostra giovinezza! Il cielo non era più così grigio e quella striscia d'argento all'orizzonte era divenuta violetta, quando le prime luci ruppero il buio della piana.

- Arrivano!

E all'annuncio, subito i canti si tacquero e gli occhi ansiosi presero, a seguire quella lunga teoria di luci che sempre più si avvicinavano. Quando le macchine furono ferme, gli M.P. che attendevano in prossimità del “Blok-house” d'entrata, si lanciarono per fare scendere i prigionieri.

- Konie, on! Kome, on let's go!

I nuovi arrivati scendevano e si mettevano in fila. Poi un primo gruppo prese ad avanzare verso i recinti. Tre squilli di tromba echeggiarono. Tre squilli, l'allarmi! e i quattro campi si irrigidirono sull'attenti. E nel silenzio divenuto fantastico una voce tremante di commozione lanciò il saluto:

Il campo di Hereford vi saluta! Viva la Repubblica!

Per qualche tempo ancora vi fu silenzio. E nel silenzio s'udiva il passo cadenzato del gruppo che si avvicinava. Poi una voce che rivelava nel cuore lo stesso tremito di tutti disse:

- Viva l'Italia, fratelli!

Reduce ad Hereford

Il cuore batteva tanto forte che pareva dovesse rompere dentro. E dalla colonna che si andava sempre più ingrossando, cominciarono a cantare. E per ascoltare quel canto si fece silenzio. Era un canto nuovo e pieno di passione. Era il canto della “X MAS”. Con il cuore sospeso, si ascoltavano quelle parole. Gli occhi, già umidi per quella commozione intima, determinata da tanta passione e da tanti ricordi, non seppero trattenere le lacrime quando quel canto disse:

“Nostri fratelli prigionieri o morti, noi vi facciamo questo giuramento: noi vi giuriamo che combatteremo…………………………………….”

La Patria non aveva dimenticato, dunque. E mentre il cielo si riempiva di stelle, tutti, con ì nuovi, presero a cantare:

“Quando l'ignobile otto di settembre...”.

I riflettori si accesero e infine gli M.P. spalancarono il cancello. E al passo, perfetta, entrò la colonna che cantava. E dalla testa della colonna uno corse avanti e gridò:

- Vi portiamo l'abbraccio della Patria!

E tutti corsero a braccia aperte. E mai abbraccio fu più forte e tenace. A lungo durarono i canti, quella sera indimenticabile del settembre '44. E fino all'alba attorno ai fratelli a chiedere, a chiedere all'infinito. E in Patria? Dimmi in Patria...In Patria, lassù, nella Repubblica...

Avevano combattuto a Cassino, ad Anzio, Cisterna, a Caroceto, sul mare e nell'aria. Tristi i racconti anche se sublimi le gesta. Poi gli sputi delle donne a Napoli, al campo di Aversa.

- E' vero, allora? Per una caramella...

- Non so...Non credo...

- Qui tutti i giornali l'hanno stampato... Dì la verità. E' vero?

- Non credo, fino a questo punto...

E tutta la dolorosa trafila fino ai campi d'Africa. Anche, loro Chanchy, anche loro la passeggiata per Orano. E racconti di M.P. italiani, “ peggio di quelli veri” e di finte fucilazioni.

-Così, ad Aversa? E' vero che...

-Così ad Aversa! Quella è l'Italia, oggi. Non ti puoi fidare, di nessuno!

- E i partigiani?

- Ne ho sentito parlare, Camerata. Non ne ho mai visti, io. Partigiani? No, mai visti. Tutto è crollato, Camerata!

- Come ti chiami?

- Tognoloni, decima, Barbarigo.

Io, Barocci, dell'Ariete. Sei passato per Rimini? 

Non c'è più niente...

Non c'è più niente...Case distrutte. Città distrutte. Amici morti o scomparsi. Che tristezza questa vita! Tornare. Quando? Andare a vedere. Quando? La mamma, il babbo, la sorella, la fidanzata, dove sono?

Non c'è più niente…

- E' passata la guerra, fratello.

E pare, nella notte fresca, d'udire la lontana eco del cannone che batte batte su quella povera terra squarciata e insanguinata e contesa al nemico avanzante. E su tutti e per tutti una preghiera.

Signore Iddio, mio, salva l'Italia!

Scritto da Roberto Mieville 

Roma, 1947


In copertina Texas '45. Il famoso pittore ALBERTO BURRI, ufficiale medico, giunto al campo di Hereford, Texas, rifiutò di fare il medico, si dice perché "schifato dall'umanità". Schivo e riservato, a tratti malinconico, durante la prigionia, incominciò a dipingere da autodidatta, sembra con materiali recuperati dalla cucina, come uova, erbe, fondi di caffè, per creare i colori e i sacchi vuoti come tela. Si ispirò ai colori del paesaggio e del cielo texano, ma anche ai paesaggi umbri, sua terra d'origine. Incoraggiato dal pittore Dino Gambetti, suo maestro, scoprì la sua vera vocazione: la pittura. Riuscì a spedire i suoi quadri a casa grazie alla CRI, ma alcuni vennero da lui distrutti. Ne rimangono solo 4/5 a testimonianza di quel periodo. In questo olio su tela, Texas 1945, il paesaggio che vedeva dal campo di prigionia.(tratto da Prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti).

Immagini tratte dalla rete.

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