mercoledì 6 maggio 2020

UNA PASSEGGIATA PER SERGIO RAMELLI


Vorrei a unirmi al ricordo di Sergio Ramelli che Lo Schiaffo 321 ha pubblicato nell’anniversario della sua  morte terrena. Le gentili lettrici e i gentili lettori mi scuseranno se nel farlo richiamo alla memoria un episodio della mia vita.
Come molti di voi sapranno, dopo quasi trenta anni scanditi prima dalla menzogna e poi dall’ignavia  delle istituzioni, anche nella sua Lombardia, finalmente si arrivò a tributargli un  minimo, ma pur sempre doveroso ricordo.

Le militanti del FdG 

Non senza difficoltà, viste le immancabili proteste della sinistra, l’amministrazione comasca riuscì a rendere omaggio al sacrificio di Sergio intitolandogli una porzione di quella gradevole passeggiata che accompagna il lago cittadino per alcuni tratti.

L’intitolazione doveva avvenire nel corso di una cerimonia pubblica, la quale  dopo diversi rinvii, causati  da mai meglio precisate “opportunità di ordine pubblico”, era stata finalmente prevista per la fine di un caldissimo giugno di diciassette anni fa.
Trovandomi a Parma per i miei studi universitari decisi di partecipare all’evento, sperando di poter rappresentare degnamente i militanti della Comunità Caudina che in tante occasioni, cui ero stato assente, avevano fatto echeggiare anche il mio Presente!


La mattina del 28 giugno 2003 ebbi, quindi, la gioia di poter abbracciare nuovamente simbolicamente il nome a cui era, ed è ancora oggi, legata la  lotta di una comunità. Un nome che per me significava il rifiuto di arrendersi  all'eresia materiale, alla decadenza e allo sfascio che scandirono gli anni e le sorti di quella cosa nata “dalla resistenza”, come cantilena ancora ai giorni nostri la retorica stantia di chi seppe accanirsi con feroce viltà contro tanti ragazzi come Sergio.
Il ricordo di quella giornata è vivo. La freschezza dell’alba mentre passeggiavo verso la stazione svanì presto in un  caldo, umido e appiccicoso, speso in treno verso Como.
In quei due rumorosi regionali sfogliavo pigramente gli appunti universitari e affiorava dentro  di me la gioia per quella speranza soddisfatta.  Poter finalmente commemorare Sergio in una cerimonia politicamente “laica”. Rimanevano il disagio e la rabbia mai sopite per quella storia così crudele e ingiusta nel suo epilogo.

La lapide per Sergio, sullo sfondo il Lago di Como.

Arrivato a Como non fu difficile individuare il luogo della commemorazione, mi bastò seguire i tanti camerati che nel disteso silenzio di quella giornata afosa andavano a radunarsi intorno al lenzuolo che separava il battesimo del lungolago dal nome Sergio Ramelli.

Immancabile c’era la Polizia, in livrea e imborghesita, e borghesi erano molti di quei volti che attraversavo con il mio passo timido. Faticavo a credere che quei colletti bianchi, provati dall’inclemenza del sole, avessero potuto militare trent’anni prima al fianco di Sergio.


La passeggiata dedicata a Sergio

Mi posizionai, confortevole,  tra le numerose polo nere e le teste fresche di decisa rasatura.
I Camerati milanesi, scorta la runa sulla mia maglietta, prontamente mi offrirono gli avambracci per un rassicurante saluto. La compostezza del discorso di rito, nel raccontare quella vicenda umana e politica, mi spingeva a ripetere i volti di quegli uomini e di quelle donne che avevano vissuto il fragore di quegli anni e la sofferenza per quel giovane destino spezzato.

Il ricordo dell'Associazione Culturale Mario Nicollini di Como.

Quei cuori e quelle mani che anni prima avevano difeso la memoria di Sergio in modi ben più tumultuosi, adesso bagnavano con le lacrime, a stento trattenute,  quel nome fissato nel marmo in uno scenario così gradevole e limpido.
Bandiere e simboli erano stati vietati per non compromettere una cerimonia già troppo lungamente rimandata.  Il mio timore era che le esigenze di una stupida dialettica politica (troppo frettolosamente accettata da molti militanti) avessero potuto privare Sergio del doveroso appello.
La paura venne subito sopita quando scese tra la folla, teso e greve nella sua solennità, il silenzio che precede il Presente!
Sorrisi in cuor mio, vedendo la rappresentanza governativa di Alleanza Nazionale partecipare precisa al presente. Almeno per una mattinata le comode poltrone romane erano state dimenticate…

La lapide in fondo al Lago repentinamente ripristinata.

L’odio, che aveva mosso la mano vigliacca contro Sergio, sarebbe tornato questa volta ad accanirsi contro quella targa. In anni recenti questa è stata più volte imbrattata o distrutta. Ritornato a Parma la sera provai profondo sconforto al pensiero che  gli assassini di Sergio e coloro i quali moralmente hanno vezzeggiato tanta crudeltà potessero continuare sereni a godere dell’oblio che minacciava, e minaccia, la storia di Sergio e contro il quale noi lottavamo e speriamo di farlo tutt'ora.
Sergio era stato colpito e offeso, ma non era morto.

SERGIO RAMELLI PRESENTE!


foto tratte dalla rete

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