sabato 30 settembre 2023

Elementi di complottologia – Prima parte | POLITICA


Elementi di complottologia

Definizione preliminare

La complottologia, com’è noto, è la ricerca della verità nascosta dietro le apparenze, il tentativo di far luce su ciò che è coperto da una qualche segretezza, naturale o artificiale, ovvero il cosiddetto “sollevare il velo di Maya”. È lo sforzo di andare oltre la fenomenologia e scoprire la realtà che precede, sottende, determina i fatti. Potremmo dire che la complottologia sta ai dati immediati della coscienza come l’eziologia sta ai sintomi. È quindi essenzialmente uno studio delle cause.

Origine ed etimologia

La complottologia nasce con l’uomo, costituisce il fondamento imprescindibile del suo pensiero. È espressione di un dubbio o sospetto originario sulla natura di ciò che sta all’origine degli eventi fisici e mentali. Da essa nascono la religione, la filosofia, la scienza, la psicologia. La parola viene presumibilmente da plot, intreccio, trama, disegno. Ha quindi una stretta affinità con le parole sanscrite sutra (filo) e tantra (trama), in quanto rappresentazione ideale di un ordito che unisce tra loro i vari elementi del reale.

Fondamento incerto  

La complottologia si fonda sull’idea che tutto ciò che accade si possa spiegare individuandone l’origine, la ragione, il movente, il fine, ossia la sua causa in senso lato. ‘Causalità’ significa che una cosa si manifesta solo a determinate condizioni che la precedono. Tuttavia, è un concetto che accettiamo solo per ragioni pratiche, senza potercelo spiegare esattamente. Per capirlo dovremmo cercarne la causa. Ma così daremmo per scontato quello che dovremmo dimostrare, cadendo nel medesimo circolo vizioso in cui cadde Hume quando mise in dubbio il principio di causalità pensando fosse causato dall’abitudine.

Il limite 

La complottologia abbraccia teoricamente ogni campo della realtà. Si ferma solo davanti al mistero dell’essere, in quanto non può scorgervi alcuna causa. Se infatti vi fosse qualcosa che precede l’essere e lo determina, questa causa sarebbe ancora un essere. L’ipotesi di una Causa sui, di un Essere che è origine e fine a se stesso, è perciò il limite ultimo della complottologia, ma anche ciò che le permette di evitare un regressus in infinitum.

Il metodo

La complottologia può essere ipotetica o dimostrativa, ossia basarsi su congetture o su prove evidenti. Per le sue operazioni si avvale di strumenti quali l’inferenza, la memoria, l’immaginazione, l’intuito, la credenza. Occorre distinguerla dalla paranoia, che ne rappresenta una degenerazione patologica. Il pensiero complottologico implica una scrupolosa indagine sui dati della realtà. Benché poggi sull’osservazione empirica, la deve necessariamente trascendere, poiché la mera percezione di oggetti fisici o mentali non ne chiarisce le cause e le ragioni.

Vizio di forma

La complottologia non è solo ricerca di risposte ma anche il saper porre le domande giuste. Prendiamo questo classico problema: “vien prima l’uovo o la gallina?”. Ovvero, è l’uovo che causa la gallina o viceversa? Alcuni sostengono che l’atto precede la potenza, e che quindi la gallina vien prima dell’uovo, altri sostengono il contrario. Si tratta qui di riconoscere un vizio di forma. Non possiamo chiedere semplicemente: “cosa viene prima?”. Prima e dopo sono infatti concetti relativi. Quindi, chiedendo “cosa viene prima?” dobbiamo specificare se intendiamo prima della gallina o prima dell’uovo. Nel primo caso la risposta sarà: la gallina. Nel secondo, l’uovo.

L’inconscio

Qual è il soggetto della complottologia? Si direbbe la nostra coscienza, che dall’osservazione dei fatti trae informazioni, associazioni mentali, conclusioni. Ma la moderna complottologia psicologica, riproponendo in fondo un certo pensiero magico-mitologico, immagina dietro la coscienza l’esistenza di forze cui dà il nome di Es, Super-Io, narcisismo, rimozione, sublimazione ecc. Queste forze determinerebbero inconsce spinte pulsionali o inconsci meccanismi di difesa che noi scambiamo per atti coscienti.

Il cervello

La complottologia neurologica, da parte sua, vede nella coscienza un effetto della chimica e dell’elettricità del cervello. Tali ipotesi sono in sé paradossali, in quanto rendono la coscienza un epifenomeno di cause inconsce, ossia una ‘coscienza incosciente’. Tuttavia, potremmo legittimamente rovesciare tale prospettiva e immaginare che l’inconscio sia un epifenomeno della coscienza, sedimento di atti coscienti ripetuti fino a diventare pulsioni, riflessi condizionati, strutture neuronali e sinapsi.

Oggetto della complottologia

Tutto può essere oggetto di esame complottologico. Qual è la causa del mondo? Cosa sta dietro i fenomeni naturali? Come nasce l’uomo? Questi sono i primi, fondamentali interrogativi cui la complottologia cerca di rispondere. Non meno cruciali sono i problemi connessi al male, alla sofferenza, alla malattia, alla morte, o i grandi temi storici, come la povertà, le guerre, le discriminazioni sociali ecc., spaziando dalle grandi cause metafisiche alle cause psicologiche e morali. Queste ultime vengono comunemente definite ‘responsabilità’ e possono riferirsi a gruppi di potere o a singoli individui: banchieri, speculatori, politici, ‘filantropi’ ecc.

Idealità e materialità

Nella sua ricerca delle cause la complottologia mostra storicamente due tendenze opposte. La prima, idealistica, attribuisce ai fenomeni della percezione e della ideazione cause immateriali: Dio, l’anima, le Idee, gli archetipi ecc. È una complottologia di natura essenzialmente ipotetica, ricchissima di argomenti logici, intuitivi e immaginativi. La seconda ha invece carattere materialistico, le basta supporre cause naturali. Pur implicando aspetti congetturali e immaginativi (ad esempio l’esistenza degli atomi) si basa prevalentemente su dimostrazioni sperimentali. Da lei nasce la nostra moderna metodologia scientifica.

Il benessere

Non dobbiamo pensare però che la complottologia sia mera aspirazione a un sapere teorico. Essa si prefigge, come ogni attività umana, di curare i mali dell’esistenza. La complottologia religiosa, che crede nell’anima, nei peccati e nel diavolo, proporrà rimedi morali e spirituali. La complottologia medica, che crede in virus, microbi, anomalie genetiche ecc., offrirà rimedi farmacologici. Vi sono però complottologi secondo i quali proprio la moralità è causa di sofferenza, e altri pensano siano proprio i medici e le medicine la principale causa di malattie e di morte (diceva Pitigrilli: «la medicina è l’arte di condurci con parole greche all’estrema dimora»).

La storia

Uno dei capitoli più misteriosi nella storia della complottologia è proprio la storia. Infatti, la storia si occupa di ciò che è passato, quindi di ciò che non esiste. Attraverso una ricostruzione della memoria, lacunosa e non sempre imparziale, si può descrivere ciò che è successo. Ma individuarne le cause è quasi impossibile. Le stesse ragioni che hanno influenzato la nostra storia personale ci restano in gran parte ignote. Come possiamo dunque presumere di conoscere le cause che hanno segnato il destino di nazioni e popoli interi? Per questo motivo la complottologia storica è intessuta di credenze, leggende, miti, di pregiudizi e opinioni incerte. Oppure di presunte certezze, dettate in realtà da convenienze e interessi particolari.

Dogmatismo

Questo introduce un tema di estrema gravità. La complottologia, nel suo sforzo di superare le apparenze, dovrebbe infatti essere incline al dubbio, pronta a sospettare anche di sé stessa. Purtroppo la nostra società ha invece sviluppato nel tempo una complottologia dogmatica – espressione di autorità sacerdotali, scientifiche e politiche – che rifiuta di porre in discussione i propri contenuti. È evidente che tali dogmatismi non hanno come fine la ricerca della verità – che anzi osteggiano – ma l’esercizio di un controllo sulle coscienze.

Scritto da Livo Cadè

Le opinioni espresse nei contributi degli ospiti riflettono esclusivamente l'opinione del rispettivo autore e non corrispondono necessariamente a quelle della redazione de Lo Schiaffo 321. fonte: Ereticamente*

*Ereticamente

“La visione del mondo non si basa sui libri, ma su di una forma interiore e su una sensibilità, aventi carattere non acquisito, ma innato. Si tratta essenzialmente di una disposizione e di un atteggiamento, non già di teoria o di cultura, disposizioni che non concernono il solo dominio mentale ma investono anche quello del sentire e del volere, informano il carattere, si manifestano in reazioni aventi la stessa sicurezza dell’istinto, danno evidenza ad un lato significato dell’esistenza. (…) Se la nebbia si solleverà apparirà chiaro che è la visione del mondo ciò che, di là da ogni cultura, deve unire o dividere tracciando invalicabili frontiere dell’anima: che anche in un movimento politico essa costituisce l’elemento primario, perché solo una visione del mondo ha il potere di cristallizzare un dato tipo umano e quindi di dare un tono specifico ad una data Comunità."



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