domenica 19 novembre 2023

FORUM DELL'INDIPENDENZA ITALIANA, OLTRE I VECCHI SCHEMI | OCCHIO NERO

FORUM DELL'INDIPENDENZA ITALIANA OLTRE I VECCHI SCHEMI
Il Forum del portavoce Gianni Alemanno lancia una nuova aggregazione politica che "va al di là dei vecchi schemi" destra-sinistra. Un progetto alternativo all'appiattimento, soprattutto in politica estera, della Destra Meloniana di Fratelli d'Italia. 
In agenda c'è una delicata assemblea di fondazione, aperta a tutti coloro che superano gli schieramenti del passato per confluire all'interno del contenitore ideologico ideato per lavorare all'indipendenza italiana. Alemanno rappresenta la "Destra Sociale all'opposto di quanto sta facendo il governo Meloni" e Marco Rizzo, la Sinistra Sovranista moderna, in antitesi al mondo neo-dem di Centro Sinistra.


DISSENSO
Saranno "due giorni  al Midas Palace Hotel di Roma di confronto e dibattito per far nascere un nuovo movimento che renda l'Italia una nazione libera e indipendente". 
Molto attesa la tavola rotonda 'Dai mondi del dissenso all'alternativa politica e sociale', con l'ex Sindaco della Capitale, Marco Rizzo, Francesco Toscano, Fabio Granata e Francesco Borgonovo come moderatore. Persone che arrivano da fronti opposti, ma che cercano una vera indipendenza nazionale. Senza la fine dell'occupazione straniera, iniziata ufficialmente il 3 settembre 1943, non si può costruire né sviluppo economico, né giustizia sociale. Questa è, essenzialmente, la base del Forum per costruire il cambiamento, in tempi e modi tutti da scoprire.

Giorgia Meloni
"Da un lato abbiamo una politica blindata a dire le stesse cose. Giorgia Meloni e Elly Schlein dicono le stesse cose sui temi essenziali, sulla guerra, sull'appartenenza alla Nato, sull'appartenenza all'Europa - dice Alemanno, ex capo del Fronte della Gioventù -. Dall'altro lato ci dobbiamo essere noi per cambiare l'Italia, per dar un contributo vero, al di là, di quelli che possono essere i vecchi schemi. L'Italia deve approfittare di questo momento eccezionale, con la nascita del modo multipolare, per liberarsi dalle vecchie sudditanze e guardare verso il futuro".
Rosso Rizzo
Addirittura sulle colonne digitali di ElectoMagazine di Torino si legge: MARCO RIZZO LEADER DELLA DESTRA SOCIALE?

Secondo i sondaggisti - si legge su EM - esisterebbe un 10% di elettori che hanno votato per Giorgia Meloni e che, estremamente delusi, sarebbero pronti a sostenere un’altra formazione politica. È lo zoccolo duro della Destra Sociale su cui punta Gianni Alemanno. Ma, a sorpresa, potrebbe essere Marco Rizzo ad approfittarne. Sì, proprio il comunista (e torinista) Rizzo che, in una interessante intervista pubblicata da La Verità, spiega che, negli Usa, voterebbe Trump con la speranza che possa far terminare la guerra. E sottolinea come lady Garbatella sia stata poco più di uno zerbino nella sua visita a Biden. D’altronde ha parlato circondata da sole bandiere statunitensi, senza neppure un Tricolore. Non male, come sovranista


Ma Rizzo, alla guida di Democrazia Sovrana e Popolare, interviene a tutto campo anche sulle questioni italiane. Difende l’autonomia regionale, attacca il reddito di cittadinanza, ricorda che il lavoro povero è anche legato all’immigrazione che ha creato il famigerato esercito industriale di riserva mentre la destra fluida di governo fa arrivare eserciti di clandestini per comprimere diritti sociali e salari.
E poi ribadisce il rifiuto per l’utero in affitto, ironizza sui vizi privati trasformati in diritti civili da parte della gauche caviar. Avverte che il Pianeta si salva salvandolo da gretini e affini, non si commuove per gli ecoansiosi. Stronca la pagliacciata su Zaki e dà una lezione di geopolitica sulla farsa del Piano Mattei mentre invita a rispettare la voglia di libertà e di indipendenza di Paesi come il Niger e il Burkina Faso. Trova anche l’occasione per plaudire al ruolo di De Gaulle.
Gianni Alemanno
L'intervista
«Ci sono troppe assonanze tra Meloni e Schlein, ci troviamo meglio con la sinistra di Rizzo. E siamo dalla parte della Chiesa e della vita», così si apre l'intervista di pochi giorni fa apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno concessa a Bari da Gianni Alemanno, già Ministro dell’Agricoltura e parlamentare di Destra, per presentare il manifesto del «Forum per l’indipendenza nazionale».

d- Forum per l’indipendenza nazionale. Cos’è? Un nuovo partito?
«La parola “partito” non ci piace. Siamo un movimento, che però non rinuncerà ad affrontare la prova elettorale. Vedremo quando: non possiamo non darci questo obiettivo, in vista delle Europee o delle prossime politiche. C’è una grande crisi di rappresentanza politica a cui vogliamo porre rimedio».
d- Vi definite una «forza populista». Ma i conservatori vincono in Polonia e Spagna...
«Per noi arretra in questo frangente il Conservatorismo. Sta fallendo il tentativo di incanalare la spinta populista e sovranista nell’alveo conservatore. Il Conservatorismo non ha risposte sociali adeguate: alla fine sceglie il modello liberista, che non è in grado di essere efficace in questa fase della globalizzazione. I conservatori offrono una risposta al politicamente corretto, ma non elaborano una proposta di cambiamento, come chiedono gli elettori italiani»
Sahra Wagenknecht
d- E quali sono i vostri modelli europei?
r- «In Germania Sahra Wagenknecht, moglie di Oskar Lafontaine, sta creando un movimento moderato ma con contenuti al di là della destra e della sinistra, senza la rozzezza dell’Adf. Alcuni sondaggi la danno già in condizione di entrare nel prossimo parlamento tedesco».
d- L’obiettivo che vi ponete è «aggregare il dissenso». Chi sono i vostri compagni di strada?
«Il nostro mondo viene dalla destra sociale, deluso dalla svolta conservatrice e atlantista della Meloni. Il percorso si incrocia anche con chi viene da Sinistra: Marco Rizzo dice molte cose che collimano con le nostre. Guardiamo al mondo cattolico che difende la vita, come nel caso della piccola Indi, mentre nelle scuole, anche a Bari, si moltiplicano le “carriere alias” figlie dell’ideologia gender. Dialoghiamo con le categorie che entrano in un disagio forte dal punto di vista economico e non capiscono perché si bruciano miliardi sull’altare delle guerre americane, come nel caso ucraino».

d- Perché seguite il dossier sulla Commissione Gestione covid?
«Sono vaccinato ma abbiamo l’impressione che dietro la campagna vaccinale si sia consumata una truffa ai danni del popolo, con un vaccino non sperimentato e con effetti avversi che pare crescano nel tempo. E c’è il tema del lockdown che ha inferto all’economia un colpo durissimo. Vogliamo verità e giustizia per chi ha pagato il prezzo più salato, perché non si ripetano gestioni illiberali a favore delle multinazionali in queste emergenze».
d- Che ne pensa del salario minimo?
«Siamo a favore all’interno di una contrattazione nazionale. Il tema del lavoro povero è molto serio. Distinguiamo tra economia libera ed economia capitalista: la prima difende il lavoro, la seconda le multinazionali che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale come nel caso della vendita a un fondo americano della rete Tim. È strano che si faccia una operazione di questo genere con a Palazzo Chigi un governo sovranista. Tim ora corre il rischio di diventare la nuova Alitalia».

d- La vostra posizione sull’Ue?
«Adesso i meloniani si sono resi conto che non possono non votare a favore della nuova governance europea: i dissensi erano sul Mes, sul patto di stabilità, sui nuovi trattati che tolgono il diritto di veto alle nazioni. Questa visione può distruggere quello che resta della sovranità nazionale. Eppure le promesse elettorali erano ben altre».

d- La sua forza politica è dunque distante dalla Meloni?
«L’obiettivo è essere un pungolo per il governo. Non vogliamo far cadere la premier, arriverebbe un esecutivo tecnico che sarebbe peggio. Vediamo troppe assonanze tra le posizioni di Giorgia e quelle della Schlein: sono a favore della guerra in Ucraina, come su Gaza, come sull’Ue. Ci sentiamo alternativi a questa assonanza. Speriamo in un risveglio delle vecchie idealità della destra o auspichiamo un chiarimento con l’elettorato che ha scelto un altro programma nelle urne».
d- Alle Europee sarà candidato?
«Non è il mio obiettivo personale. Uno spazio l’avrei trovato facilmente facendo lo “yes-man” in una forza di centrodestra. Se sarà utile alla causa, non mi tirerò indietro». 
 

PN 2.0

Il Forum Alemanniano è apparentemente vicino a Il Pensiero Nazionale di Stanis Ruinas, foglio schierato su posizioni anticonformiste ed anticapitaliste. Alcuni cervelli di stampo rivoluzionario, reduci dall'esperienza della Repubblica Sociale Italiana, vennero finanziati dal Partito Comunista Italiano per diversi anni fino al 1977. Trenta anni prima, lo scrittore e giornalista sardo (Stanis Ruinas era lo pseudonimo di Giovanni Antonio De Rosas) insieme ad altri Camerati, diede vita ad una frangia che incarnò l'ala eretica dell'area vicina alla Fiamma Tricolore. All'epoca la linea editoriale di PN era spesso in aperta ostilità verso il MSI, accusato di aver tradito le idee del fascismo repubblicano e di esser diventato "fiancheggiatore" della Democrazia Cristiana. Un po' come l'attacco di Alemanno alla svolta Conservatrice di Fratelli d'Italia

"Occhio Nero, oenne" 

"Occhio nero, oenne" è la nuova rubrica de Lo Schiaffo 321 dove troverete articoli legati, più o meno, alla poliedrica area. Un occhio nero per tutti i benpensanti politicamente corretti e/o inetti.

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