venerdì 24 luglio 2015

INTERVISTA A BIAGIO FLAVIO MATALUNI



BIAGIO MATALUNI

La Valle Caudina è una terra amante del calcio, di quello vero fatto di polvere e sudore. L’attaccamento che ogni rispettivo paese ha per i propri colori è un fenomeno sociale su cui porre l’attenzione e LoSchiaffo321 vuole coinvolgere, anche e soprattutto, i diretti interessati. Iniziamo un ciclo di interviste “differenti” con Biagio Flavio Mataluni, noto industriale Caudino, conosciuto in tutto il mondo per le proprie attività commerciali. Amante del pallone vero, riveste la carica di Presidente della compagine montesarchiese. 



Da quando lui ha preso per mano l’A.C. Montesarchio la società, fondata nel 1950, ha toccato traguardi importanti e goduto su montagne di soddisfazioni, frutto di lungimiranza, progettazione e qualche boccone amaro. La stagione 2015/16 è alle porte, ma il Monte è pronto a dire la propria e guarda le altre caudine dall’alto del prestigioso campionato regionale di Eccellenza.
Buona lettura.

d- Presidente Mataluni, il Montesarchio sta per iniziare una nuova avventura nel campionato di Eccellenza. Categoria conquistata con umiltà dalla lontana Prima categoria di qualche anno fa. Come affronterete questa nuova sfida calcistica?
r- Come tutte le altre sfide già affrontate, ovvero con entusiasmo, grinta e cattiveria calcistica, sperando di far bene anche in Eccellenza.

d- Come ogni anno a Montesarchio esplode il caso sull’indisponibilità dello stadio Allegretto. Quando potrete, finalmente, avere uno stadio degno di tale nome?
r- Purtroppo questa è una situazione destinata a perdurare fino a quando non si rinnoverà lo stadio. E’ la carenza di strutture adeguate che permette tutto ciò. Sono sicuro che l’amministrazione comunale affronterà questo problema installando l’erba artificiale di cui tutti gli impianti sono ormai dotati. In alternativa, se dovesse perdurare la fatiscenza delle strutture saremo costretti ad auto finanziarci un impianto adeguato.

d- L’A.C. Montesarchio ha un tiepido seguito di tifosi, dopo lo scioglimento dei Matti In Movimento. L’assenza di tifo organizzato è una ferita che brucia, paradossalmente grazie alle tante vittorie conquistate quasi in silenzio o con il vociale dei soliti fedelissimi. Capitolo chiuso?
r- Non so se sia un capitolo chiuso. Lo scorso anno il seguito, seppur in mancanza del tifo organizzato, è stato comunque importante. Mi dispiace che il gruppo ultrà si sia perso la stagione più bella. Sta di fatto che io e chi fa calcio insieme a me, siamo mossi esclusivamente dalla passione per questo sport, quindi andremo avanti con o senza tifosi.

d- La conferma di Pasquale Ferraro e quelle dello scorso anno sono la base da cui ripartire. Un Montesarchio cattivo, cinico e vincente. L’epurazione del clan dei montasarchiesi, Buso, Russo e Lombardo, tra tutti, è stata una scelta coraggiosa e necessaria?
r- Coraggiosa perché impopolare. Assolutamente necessaria per il bene di questa società. Andavano ringraziati per quanto fatto in Prima Categoria, ma ormai si era creato un vero e proprio clan all’interno dello spogliatoio, lo stesso clan che ha deciso le sorti di mister Lombardo. Per poter vincere il campionato di Promozione, dovevo mettere in condizione Pasquale Ferraro di avere la migliore rosa a disposizione, ma soprattutto uomini veri ed è proprio per questo che ho fatto pulizia. Alla fine, sono rimasti i montesarchiesi veri, quelli che non pensano solo allo stipendio a fine mese (come accadeva in precedenza) bensì quelli che la maglia l’hanno sudata e hanno guidato questa squadra in Eccellenza. Vedi Ferretta, Faraone, De Mizio, Dello Iacovo…

d- La Valle Caudina calcistica e la nuova Caudium. E’ pura utopia ipotizzare un’unica squadra capace di puntare addirittura alla serie C? I Comuni della Valle si sono uniti. Le società caudine sono unite, almeno nel rispetto reciproco?
r- Sono anni che batto su questo punto. Si tratta di togliere di mezzo antipatie e vecchi dissapori, avere una mentalità più aperta. La verità è che in Valle Caudina non ci sentiamo un popolo unito, tantomeno calcisticamente. Se in futuro saremo capaci di eliminare questa arretratezza culturale, allora sarà possibile unire anche calcisticamente le nostre realtà. Il mio sogno è proprio quello. Una città unica con i paesi che si trasformano in municipalità o quartieri, un unico stadio al centro della Valle, la serie C e 5.000 tifosi sugli spalti.

d- Lei ha un piccolo trascorso nel Cervinara, in Promozione. Cosa ricorda di quell’esperienza?
r- Ero dirigente della Forza e Coraggio e ricordo che nel mese di luglio mi chiamò Pasquale Ferraro, neo allenatore del Cervinara, il quale mi propose di andare via da Benevento per aiutarlo come team manager. Non ci pensai due volte. Pasquale, senza avere molte risorse a disposizione, costruì una squadra molto forte. Gestì molto bene la preparazione atletica e partì molto bene sia in coppa che in campionato battendo la corazzata Sarnese. Purtroppo, l’ambiente non era dei migliori, poiché a qualche dirigente non andava giù la figura di Pasquale né tantomeno la mia. Furono molto bravi a creare un ambiente ostile al tecnico all’interno dello spogliatoio. L’aria che si respirava era troppo pesante e non sentendomi a mio agio decisi di lasciare cogliendo anche l’occasione che si era creata col mio amico Nunzio Nazzaro che da qualche giorno aveva salvato il titolo del Montesarchio. Pasquale prese malissimo le mie dimissioni (ricordo ancora il suo cazziatone davanti al ristorante Il Torchio). Io provai a fargli notare che l’ambiente era ostile, ma lui era troppo preso ed innamorato di quella squadra per accorgersene. Dopo due mesi mi chiamò dicendomi che si era dimesso, dandomi ragione su tutto. Conservo ancora un po’ di rammarico per non aver portato a termine quell’avventura, dall’altro lato però è stato l’inizio di un’altra, quella col Montesarchio.

d- Mataluni è notoriamente anche un tifoso del Napoli Calcio. Cosa ne pensa della repressione che stanno patendo le curve Italiane? Il vero calcio lo ritroviamo nelle serie minori oppure la passione non ha limiti?
r- Sinceramente sono contro la repressione che stanno subendo le tifoserie italiane, la libertà di manifestare il proprio pensiero e la passione per la propria squadra sono sacrosante. Dall’altro lato condanno però la ricerca ostinata dello scontro, della violenza fine a se stessa. C’è bisogno di ritrovare un po’ di serenità. Per quanto riguarda la passione invece, il bello delle categorie minori è il vivere un calcio vero, puro. I massimi campionati ormai sono governati dal business e dalle scommesse. Speriamo che si fermino e non rovinino anche il nostro calcio.

d- Qual è il sogno nel cassetto di Biagio Flavio Mataluni?
r- La Lega Pro, magari con la squadra della Valle…

d- Infine, schiaffi, anche goliardici, critiche, precisazioni e saluti…
r- Uno schiaffo a chi mischia il calcio con la mia vita privata e la mia attività. Un altro a chi opera nel calcio screditando gli altri, sempre alla ricerca del sotterfugio, sempre a buttare fango, anche se poi questi personaggi arrivano sempre secondi…

Un saluto a tutti gli amanti del nostro calcio caudino, in particolar modo agli amici di Cervinara, anche se in passato siamo stati avversari in campo e me ne hanno dette di tutti i colori, fuori dal campo sono persone squisite verso le quali porterò sempre rispetto.


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