giovedì 9 luglio 2015

INTERVISTA A FRANCESCO SORRENTINO




FATTA CAUDIUM

Lavorare per la (ri)nascita del Popolo Caudino è il primo obiettivo che Lo Schiaffo 321 porta avanti. Con l'aiuto di tutti/e, indipendentemente da fazioni o rivalità, possiamo scrivere la futura storia di Caudium e non sprecare questa occasione,. Le divisioni passatiste servono a bene poco, bloccano la crescita del presente e oscurano il futuro. 
Incontriamo il dottor Francesco Sorrentino, noto e dinamico esponente del Partito Democratico, nonché amministrato di maggioranza del comune di San Martino Valle Caudina. La redazione ha notato un suo particolare interessamento alla questione "Caudium" ed l'abbiamo intervistato. 
Ringraziamo il signor Sorrentino per la disponibilità.
Buona lettura.


d- Salve dottor Sorrentino, è da tempo che seguiamo con interesse le Sue interessanti proposte per la Nuova Caudium, specialmente quella che propone un’unione dal basso, popolare e condivisa. Sarà un’impresa ardua o i tempi iniziano a cambiare?
r- Aver costituito l’Unione è un primo importante risultato. Storico. Si è messo un punto fermo. Bisogna riconoscere che questa volta ci siamo riusciti. Abbiamo costruito il contenitore istituzionale. Ma ora bisogna realizzare la “vera” integrazione: quella visibile, percepibile dai cittadini. Che si traduce in servizi, crescita economica, occupazione, sviluppo.

d- La Valle Caudina unita potrebbe crescere a dismisura, specialmente sul fronte dei servizi per i cittadini. Quali prospettive ci sono a breve termine e come si dovranno portare avanti?
r- Come? Delegando funzioni, innanzitutto quelle strategiche e di programmazione, ma non solo. Anche la gestione di quei servizi che non sono efficienti se gestiti da piccoli e piccolissimi comuni come quelli caudini. Per questo è utile una “costituente della città caudina” da tenersi in autunno; vorremmo chiamarla “Unione dei comuni: La via Caudina alla comunità intelligente”. Fatta di incontri tematici sulle questioni salienti: “pianificazione e urbanistica della valle”, “ambiente”, “energia, sviluppo economico, mobilita - trasporti e viabilità”, “government”, “servizi alle persone”, che coinvolgano tutti gli amministratori dei comuni caudini che ci vogliono stare. Non solo i consiglieri dell’Unione. Ma anche rappresentanti delle altre istituzioni, esperti, studiosi, imprenditori, lavoratori, studenti, uomini di cultura, associazioni, movimenti. Con uno scopo preciso: produrre idee da sintetizzare un documento programmatico. Insomma condivisione. Di qui a breve stabiliremo le date degli incontri e le questioni per avviare il dialogo strutturato, inviteremo i partner istituzionali che ci affiancheranno in questo lavoro e alcuni opinion leader da coinvolgere nei tavoli con il ruolo di coordinatori. Immaginiamo di promuovere l’iniziativa anche tramite la rete con la realizzazione di un sito ad hoc per l’evento e la possibilità di iscriversi on line.

d- Invece, quali sono i problemi più gravi, a suo parere, incontrati dalle istituzioni locali nel recente passato?
r- L’ostacolo maggiore alla integrazione della Valle è la divisione in due province diverse. Ritengo che per la Valle Caudina il superamento di queste istituzioni sia molto vantaggioso. Il danno prodotto in termini di minore competitività rispetto alle altre aree interne della Campania è incalcolabile. In generale i Comuni sono sottoposti ad una trasformazione delle proprie finanze che ne ridisegna completamente il rapporto con il cittadino-elettore. I trasferimenti dello Stato si sono ridotti notevolmente a favore delle entrate dirette, frutto delle tassazione locale (Imu, Tasi, Tari, addizionale Irpef). Oggi i comuni spendono le risorse che prelevano direttamente dai residenti i quali diventano più attenti, perché vedono gli effetti della gestione della cosa pubblica direttamente sulle proprie tasche. Gestire alcuni servizi in maniera associata significa maggiore efficienza, riduzione dei costi, meno tasse o servizi migliori.

d- In molti sono favorevoli e affascinati dallo sviluppo caudino futuro. Altri, invece, invitano gli amministratori a non tralasciare l’amara realtà e a risolvere problemi occupazionali e la crescente emigrazione giovanile. Cosa può dirci a riguardo?
r-I comuni non hanno strumenti diretti per combattere la crisi economica. Devono creare le condizioni per lo sviluppo del territorio. E questo lo si può fare con altri attori economici: le imprese, la scuola, l’università, gli altri enti territoriali (Regione in testa), promuovendo un’idea di sviluppo per la quale la città Caudina ritorna in ballo come possibile soluzione al problema.

d- Lei è un esponente del Partito Democratico nella “rossa” San Martino. E’ cambiato il senso d’appartenenza ideologico negli ultimi anni?
r- Il Partito Democratico deve preservare i valori, importanti, delle forze politiche progressiste e popolari, dalla cui unione ha visto la luce. Deve superare le degenerazioni e le cattive abitudini che nel tempo si sono sviluppate nei grandi partiti del passato, che ancora costituiscono pericolose incrostazioni all’interno del PD e che rappresentano una seria minaccia alla credibilità di un partito politico che rappresenta, invece, una grande opportunità non solo per l’Italia, ma anche per il nostro territorio.

d- Con l’Unione dei Comuni potrebbe nascere anche un coordinamento unitario del Pd per la Valle o le fratture provinciali creano problemi anche qui?
r- Fino a quando i partiti sono organizzati su base provinciale per la Valle siamo di fronte all’ennesima penalizzazione. Il coordinamento può nascere, deve nascere, ma è lasciato all’autonomia del territorio. L’esistenza dell’Unione dei Comuni quale ente operante sul territorio sprona i partiti a organizzarsi su base caudina.

d- Quanto pesano gli scandali nazionali di questi mesi sulle attività territoriali del Partito Democratico?
r- Gli scandali pesano sulla politica in generale. Ritengo che innanzitutto debbano pesare sulla coscienza di chi li ha determinati. Ma chi amministra la cosa pubblica deve avere una moralità assoluta. E questo non è principio di destra o di sinistra, dovrebbe essere una precondizione.

d- Capitolo “Migranti”. Immigrazione fa rima con speculazione o con integrazione?
r- Parlo da amministratore di un comune che è chiamato a dare la disponibilità all’accoglienza: le persone che arrivano vanno trattate con umanità. Però, bisogna trovare un argine ai “migranti economici” che sono cosa diversa dai rifugiati aventi diritto di asilo, ma queste decisioni le devono prendere i capi di governo.

d- E’ favorevole alle unioni di fatto? San Martino davvero potrebbe essere il primo comune caudino ad approvare le unioni civili tra persone dello stesso sesso?
r- Sono favorevole alle unioni di fatto. Non lo sono circa l’affidamento di bambini, ma penso che la competenza a decidere su queste questioni spetti al Parlamento e non ai Comuni.

d- Servono nuovi giovani in politica o i politici dovrebbero aggiornarsi e far tesoro dell’esperienza sul campo?
r- Serve competenza e impegno. Vanno bene i “giovani” che si preparano e i “vecchi” che non smettono di aggiornarsi. In politica, come in tutti i settori, servono i risultati e quindi amministratori competenti, giovani o vecchi che siano.

d- San Martino tradizionalmente era un paese di "sinistra" con una frangia "nera" molto attiva, ma c'era rispetto reciproco tra le fazioni. Oggi sono tutti "liberal democristiani" senza identità?
 r- Visto che sono impegnato in prima persona posso affermare che in generale c’è ancora rispetto tra chi fa politica a San Martino. Le ideologie sono cambiate perché è cambiata la società. In passato nel nostro paese c’erano le fabbriche, tanti operai, quindi un Partito Comunista importante, ma anche i democristiani, sostenuti dai contadini e dalla borghesia del dopoguerra. Oggi anche a San Martino i giovani non trovano lavoro e le fabbriche del secolo scorso sono tutte chiuse. Gli elettori sono confusi, sfiduciati e in tanti votano il Movimento Cinque Stelle. Ma anche alcuni politici sono confusi.

d- L’onda del terremoto “rosa”, dopo le amministrative di Cervinara e Montesarchio, arriverà anche a San Martino?
R-L’onda rosa è partita da San Martino. Perché tra gli otto consiglieri eletti nella lista di maggioranza tre sono donne. Due hanno ricoperto la carica di vicesindaco prima di me. Oggi il presidente del consiglio comunale è donna. E la giunta è composta da due donne di cui una esterna. Quindi, le donne in politica ci sono, senza l’obbligo di inserirle come nei paesi come Montesarchio e Cervinara.

*foto Angelo Vacariello


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