martedì 10 novembre 2020

Verità e menzogna sul Fascismo (1945) - Terza parte | StoriAlternativa


Verità e menzogna sul Fascismo (1945) - 
Terza parte | StoriAlternativa

Quando dalla parola i nostri censori vorranno passare ai fatti si accorgeranno che la purezza dei loro ideali dovrà intorbidarsi alla stessa maniera e per le stesse ragioni che hanno caratterizzato il cammino del Fascismo. Sì che alla previsione di un estendersi del Fascismo nel dopoguerra possiamo aggiungere l’altrettanto facile previsione di un Fascismo con le negatività del nostro e forse anche peggiore del nostro. E peggiore, si comprende, proprio perché venuto in ritardo, e cioè là dove le forze reazionarie sono più potenti e più radicate che non da noi, dove gli ostacoli e le deviazioni saranno più gravi. Peggiore, soprattutto, perché più grave che non da noi è il fenomeno del capitalismo e perchè più grave sarà lo scontro tra borghesia e proletariato dopo un altro periodo di maturazione politica delle masse.

Il Fascio littorio simbolo di giustizia

La maggior negatività del Fascismo straniero, di fronte a quello italiano, riguarderà naturalmente il principio fondamentale di ogni vita politica: il principio della libertà. Ora, è proprio in rapporto all’idea di libertà che il Fascismo viene più frequentemente osteggiato ed è proprio guardando ad essa che si auspica un regime politico che vada oltre il Fascismo.

La Nazionale di Calcio dell'epoca

Se non che, anche sotto questo riguardo, il Fascismo non può accettare la lezione che si pretende di impartirgli contrapponendogli la difesa di alcune libertà fondamentali o di alcuni diritti di libertà. Non può accettarla perché essa proviene da chi ha dato prova di non saper comprendere il più grande dei diritti di libertà: il diritto al lavoro. E questo semplice diritto vale a porre in termini essenzialmente nuovi il problema della libertà, che i non fascisti si illudono di poter conservare nei termini tradizionali, sia pure con qualche aggiunta e qualche concessione al proletariato.

Manifesto per il Proletariato

La borghesia deve ormai comprendere il significato della rivoluzione sociale e politica in atto e deve riconoscere che unificare le classi significa unificare le libertà delle classi. Ma, fino a quando essa insisterà a non prendere atto della libertà cui tende il proletariato, non avrà la possibilità di comprendere la differenza che corre tra libertà e privilegio, tra diritto e arbitrio. Due classi vogliono dire due gradi di libertà, e cioè propriamente privilegio e schiavitù: voler difendere oggi la libertà mantenendo la distinzione delle classi sociali significa soltanto retorica e malafede.

Ragazze che giocano a palla corda

Ma come si unificano le classi e i loro diritti di libertà? Evidentemente, se si tratta di due gradi distinti quantitativamente e qualitativamente, occorrono una rinunzia e una trasformazione più o meno grande di una classe a favore dell’altra. La classe borghese, cioè, deve perdere quel tanto della sua libertà che costituisce il suo privilegio e deve attendersi un mutamento della vita in funzione dei bisogni di massa. Se di questa necessità riesce a convincersi, collabora all’unificazione col minimo sacrificio possibile; se, invece, non riesce, non può non piagnucolare impotente sulle libertà conculcate e non rendere più grave e più distruttivo il periodo di transizione.

Goliardia contro le sanzioni

Ora, tutte le proteste che all’interno e all’estero si levano contro l’offesa alla libertà segnata dal Fascismo sono fondamentalmente dovute all’incomprensione del suo significato, e, quanto più grande è l’incomprensione, tanto più forte diventa il bisogno rivoluzionario di reagire e di accentuare il contrasto. Ne viene di conseguenza che lo sforzo del Fascismo di unificare le classi è costretto a svolgersi sempre più nel senso di sacrificare i valori tradizionali alle necessità delle nuove esigenze.

Invito al silenzio

E’ di questa necessità storica che il liberalismo deve convincersi di fronte al Fascismo. 

Andare incontro alla libertà delle masse non significa, come crede o finge di credere il vecchio liberale, concedere alle masse i diritti di libertà della borghesia, bensì concedere, in via preliminare e come presupposto di ogni altra libertà, il diritto al lavoro e la parità delle posizioni iniziali per la lotta della vita. 

Il quale presupposto implica tutta un’altra serie di presupposti che si chiamano economia programmatica, indipendenza economica della nazione, vincolo dell’iniziativa privata, trasformazione del diritto di proprietà e, sul piano internazionale, ridistribuzione delle ricchezze del mondo. 

La RSI vista dai giapponesi

Se di fronte a queste necessità la borghesia nazionale e internazionale dà prova di intelligenza e di collaborazione, il processo rivoluzionario può compiersi con relativa tranquillità; se, al contrario, la borghesia reagisce irrigidendosi nella propria posizione di privilegio, divengono fatali l’urto, la violenza, la mediazione autoritaria dell’arbitro. Così è nato l’autoritarismo fascista, e, se di esso i nostri avversari volessero indicare il vero responsabile, non potrebbero che individuarlo nella mentalità anacronistica del liberale. Ma l’autoritarismo, poi, ha anche un’altra funzione tecnica transitoriamente insostituibile. Per comprenderla basta guardare alle necessità del tempo di guerra, della così detta bardatura bellica. Allora tutti avvertono il bisogno dei pieni poteri, la mano forte che unifichi gli sforzi per il raggiungimento del fine comune; allora nessuno sente di dover protestare contro le limitazioni imposte dall’organismo statale.

La Befana nasce il 6 gennaio 1928 

Ebbene, una rivoluzione ha le stesse esigenze di una guerra e non può compiersi sul serio senza un’eccezionale forma di disciplina. Il nuovo regime politico non può sorgere a un tratto, immediatamente adagiandosi nella forma di un’ordinaria amministrazione. Esso ha bisogno di un centro unificatore che caratterizzi il periodo di transizione, durante il quale la scienza e la vita andranno costruendo i nuovi istituti politici atti a rendere organica quella unificazione delle classi che non può materialmente e spiritualmente instaurarsi senza un adeguato processo di maturazione. 

Ecco perché l’autoritarismo ha caratterizzato, sia pure in forme diverse per la diversità delle singole condizioni storiche, tutti i nuovi regimi rivoluzionari, dal bolscevismo al fascismo, al nazionalsocialismo, al falangismo, dei Paesi grandi e di quelli minori, fino alla Turchia, alla Romania al Portogallo. Ma ecco soprattutto perché l’autoritarismo è alle porte, e più che alle porte, delle grandi democrazie, che fino a ieri irridevano alle forme politiche del Fascismo. Il problema sociale non può più essere trascurato o lasciato in secondo piano e la stessa necessità storica deve imporsi a tutti i Paesi.

Vignetta anticapitalista

Il Fascismo è in grado di dare all’ordine sociale e giuridico un contenuto concreto e di realizzare la condizione perché l’idea di uguaglianza acquisti il suo vero senso. 

In fondo l’aspetto essenziale e nuovo del Fascismo consiste nell’avere proclamato, nell’avere reso risibile a tutti, nell’avere reso, per così dire, ufficiale questo vuoto della società. Con chiara potente intuizione il Fascismo ha colto questo vuoto come l’epilogo di tutto il mondo moderno e di questa immensa carenza ha fatto la premessa della sua azione.

 116° Legione CC.NN. VIA VI

Infatti Mussolini, cogliendola con una visione singolare per la sua profondità, ha intuito che la crisi del mondo moderno si traduceva in un vuoto sociale, in una società nella quale il vincolo sociale era cessato, se vincolo sociale è il riconoscimento dell’individuo, nel senso attivo e concreto di vita vissuta in comune nel comune godimento dei beni della vita.

Scritto da Carlo Alberto Biggini

Verità e menzogna sul Fascismo (1945)

Tratto dal “Corriere della Sera" di martedì 16 e venerdì 19 Gennaio 1945-XXIII nn. 14 e 17

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