domenica 11 febbraio 2024

Non essere più colonia: una questione di educazione #seconda parte | CULTURA

Non essere più colonia: una questione di educazione #seconda parte

Colonialismo Linguistico

Pur se non è così evidente, il processo di colonizzazione, che è la tendenza di certe nazioni ad espandersi e dominare altre realtà per il controllo e supremazia economica, non è solo ottenuto con mezzi militari, ma anche con altri strumenti; in particolare, l’esportazione della cultura, dell’organizzazione, dell’architettura delle città, dei modelli educazionali e della lingua. Il risultato lo si può ottenere in modo impositivo, ma molto meglio in forma nascosta. La tecnica è molto antica: venne inizialmente usata dai romani per la sottomissione della Britannia

I conquistatori favorirono la romanizzazione della provincia edificando città conformi allo stile Romano, e, come riferisce Tacito, “ammaestrando i figli dei capi nelle arti liberali, in modo che lo sdegno verso la lingua di Roma si trasformasse in ossequio per la sua eloquenza. Anche il modo di vestire dei romani divenne apprezzato...“. Il progetto era, in definitiva, quello di esportare e imporre la propria cultura e lingua come superiore, in modo che le persone la accettassero in modo positivo e non come lo sradicamento dei propri use e tradizioni.

L’importanza della esportazione della lingua inglese fu ben argomentata da W. Churchill che in un discorso che fece nel 1943 agli studenti di Harward, disse:

“Il potere di dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli province e territori o schiacciarlo con lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono quelli della mente.”

Si deve allora supporre che l’uso dell’inglese, pur per comunicazioni tecnico-scientifiche, abbia alcuni inconvenienti. E questi sono molto più del costo, non trascurabile, che si deve sostenere per imparare la lingua, per pagare l’ausilio necessario a produrre manoscritti in inglese fluente e, sempre più, per scrivere proposte per finanziare la propria attività tecnico-scientifica.

Uno studio fatto su 900 ricercatori ha mostrato che quelli non madre-lingua impiegano un doppio del tempo per leggere, scrivere o revisionare pubblicazioni in inglese. La probabilità di vedere rifiutato un articolo per motivi linguistici è 2,5 volte maggiore dei madre-lingua. Le difficoltà incontrate sono spesso legate a motivi stilistici o sintattici piuttosto che al contenuto scientifico delle pubblicazioni. Ne risulta che a parità di capacità tecnico-scientifica gli studiosi non madre-lingua hanno anche ridotte opportunità di impiego in istituzioni internazionali.

Tra gli altri inconvenienti c’è anche l’estromissione della lingua nazionale da ambienti “di prestigio” come università, centri di ricerca e laboratori scientifici. Come conseguenza c’è la riduzione a un secondo livello dell’importanza della lingua nazionale, che diventa pertanto la lingua parlata da fasce sociali “basse”

Non essere più colonia: una questione di educazione #prima parte | CULTURA

Scritto da Franco Maloberti

Franco Maloberti. Professore Emerito presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Informatica e Biomedica dell’Università di Pavia; è Professore Onorario all’Università di Macao, Cina, dove è stato insignito della Laurea Honoris Causa 2023.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: ariannaeditrice.it

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