mercoledì 29 marzo 2023

OMICIDIO GIOIA: “Hanno agito per il mantenimento della relazione” | CAUDIUM


“Hanno agito per il mantenimento della relazione”: 
in aula è battaglia tra perizie

Nuova udienza, stamattina, presso il tribunale di Avellino del processo che vede imputati Elena  Gioia e Giovanni Limata  vede imputati Elena Gioia – assistita dai legali Livia Rossi e Francesca Sartori del foro di Roma – e Giovanni Limata – difeso dall’avv. Rolando Iorio – per l’omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile 2021.

Nella giornata - si legge sul Corriere dell'Irpinia - del 14 febbraio scorso, invece, ha avuto luogo il deposito della perizia del dottor Sciaudone sui due giovani imputati – Elena Gioia e Giovanni Limata – per valutare la loro capacità d’intendere e volere al momento del delitto. Il consulente nominato dal tribunale di Avellino non ha avuto dubbi e – nel corso dell’udienza del 22 febbraio scorso – ha presentato la sua relazione: i due imputati sono capaci d’intendere e volere.

Dopo l’escussione  del professore Sciaudone stamattina dinanzi al collegio presieduto da dinanzi al Giudice Dott. Gian Piero Scarlato sono comparsi i consulenti di parte. Giovanni Limata era presente in aula mentre Elena Gioia ha scelto di non essere presente al processo. La prima escussione è stata quella di  Raffaella Perrella professoressa associato del dipartimento di psicologia dell’Università Vanvitelli  consulente  nominata dal Pm Vincenzo Russo. La dottoressa ha affermato sullo stato di  Giovanni Limata  che il giovane ha manifestato un forte senso di angoscia e vuoto cronico e ha vissuto esperienze di vita che hanno inciso non poco sulla sua vita. 

La dott.ssa si è focalizzata anche sui trascorsi del giovane, precisando che a suo avviso Giovanni è in grado di intendere e volere. Per Elena la storia clinica non ravvisa particolari criticità tra cui nel dodicesimo anno di età per una separazione dalla madre  per motivi di lavoro una condizione che scatena una problematicità di fibromialgia ed anche provocato un trauma. Queste cicatrici dal punto di vista psicologico si sono insinuate nella personalità della ragazza lasciando degli strascichi. 

nello specifico hanno generato un disturbo dell’adattamento e fibromialgia che non hanno però influito sulla capacità di intendere e volere di Elena. La giovane era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio e lo è ancora tutt’ora.

In aula poi è stato ascoltato Pietrantonio Ricci consulente voluto dai familiari di Elena che ha posto degli elementi di dubbio nella relazione del dottore Sciaudone. Il professore ha preso in considerazione l’aspetto relativo alla massiccia comunicazione telematica tra Giovanni ed Elena

Una relazione definita tossica con  una volontà di possesso che è la principale  causa della violenza e che è sfociata in una sorta di sacrificio rituale. Un rapporto in cui emergono pensieri deliranti. Su Elena il dottore Ricci ha riscontrato una dissociazione tra realtà virtuale e reale. Per il consulente la presenza di delirio è evidente e dimostrata da una frase che Giovanni ed Elena si sono scambiati durante la progettazione del delitto. ”Nessuno si accorgerà di niente perché non consumando elettricità non sarebbero arrivate le bollette”. Alla luce di questa  messaggistica per il consulente i due non sarebbero in grado di intendere e volere.

Successivamente è stato il turno di Giovanni Gallotta ricercatore presso il dipartimento di medicina  dell’Università Federico II che si è soffermato sulla fibromialgia di Elena Gioia. Per il  consulente medico la patologia di Elena caratterizzata da dolore cronico, determina la presenza, nelle persone affette, una manifestazione esacerbante di dolore generalizzato. Questo dolore acuto avrebbe provocato un annebbiamento nell’ imputata, che ha portato ad un allentamento dei legami personali  ed una variazione dell’ attività celebrale.

Il dottor Paolino Cantalupo – docente di Psicopatologia Clinica presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Strategica Integrata di Roma – ha confermato la consulenza del dottor Sciaudone, ipotizzando in Giovanni Limata un disturbo antisociale della personalità. Affermando che, Giovanni Limata, è assolutamente in grado di intendere e volere. Il dottor Cantalupo, anche per quanto riguarda Elena Gioia, ha ritenuto la ragazza in grado d’intendere e volere, adesso come all’epoca dei fatti. Precisando che, la suddetta, anche se immatura, era assolutamente in grado di capire cosa stava facendo la sera del 23 aprile 2021.

Il dottor Stefano Ferraguti  – medico e professore di psicopatia forense – ha presentato dei rilievi di tipo metodologico relativamente ai colloqui svolti con gli imputati da parte del dottor Sciaudone. Non sono stati acquisiti, nell’occasione, elementi che – a suo dire – possono aiutare a comprendere i processi mentali dell’individuo. Nella fattispecie, l’uso dei test, può essere un metodo ottimo per dissipare questi dubbi e, il dottor Sciaudone, ha ritenuto non fosse necessario affidarvisi. 

Questo, nella valutazione del dottor Ferraguti, ha portato alla totale mancanza di valutazioni importanti che, senza ombra di dubbio, meritavano un’analisi adeguata. Ferraguti, inoltre, ha aggiunto che la condizione di Elena – dopo gli incontri intercorsi – è sostanzialmente migliorata. Una relazione patologica a un livello tale da condizionare la capacità di intendere e volere.

Lo psicologo Antonio Minopoli ha dichiarato che Elena Gioia ha mostrato una altissima suggestionabilità e, ancora, considerando l’età, può essere definito un soggetto immaturo. Anche il dottor Minopoli ha affermato che la mancanza di test potrebbe aver influito sulla sua capacità cognitiva e quindi, sulla sua capacità di intendere e volere.

L’ultima escussione è stata quella della psicologo-psicoterapeuta, esperto in psicodiagnostica, neuropsicologia clinica e forense Rosa Bruno, che ha affermato che, nei suoi incontri con Limata, ha trovato una persona che mostrava atteggiamenti complessi. Dalla diagnosi della dott.ssa Bruno è emerso un soggetto psicotico che, anche nel corso dei colloqui intercorsi con la stessa consulente, ha mostrato aggressività e pseudo allucinazioni, confermando di aver valutato la sua incapacità di rapportarsi con la realtà. 

Lui non è in linea con la sua età e mostra i segni di un ritardo cognitivo moderato e un grave disturbo borderline della personalità con possibili scivolamenti psicotici. I diversi tentativi di suicidio che hanno caratterizzato la sua vita – inoltre – testimoniano la paura dell’abbandono. Un metodo teatrale di esprimere le sue emozioni che gli consentiva, in qualche modo, di elaborarle. 

Un meccanismo di difesa che, certamente, lo hanno allontanato dalla realtà e che ha trovato, invece, terreno fertile nel desiderio di vendetta che Elena aveva nei confronti della famiglia. Una bolla delirante in cui la famiglia di Elena era il vincolo con la realtà e Giovanni era consapevole di ciò che stava andando a compiere il 23 aprile 2021 ma, per lui, l’atroce omicidio di Aldo Gioia era la soluzione più giusta. La prossima udienza, adesso, è attesa per il 17 maggio, quando discuteranno il Pubblico Ministero e parti civili. Il 24 maggio concluderanno gli altri difensori e poi ci sarà la Camera di Consiglio.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: corriereirpinia.it

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