sabato 12 giugno 2021

FASCISTS’ CRIMINAL CAMP | Racconto di Roberto Mieville (1947) - STORIALTERNATIVA Capitolo 6

FASCISTS’ CRIMINAL CAMP

CAPITOLO 6

Faceva molto caldo nel Texas e i funzionari del Censor Office lasciarono passare, con un pacco di vecchie riviste, anche una lettera. La voce si sparse rapidamente per il Campo. Era la prima lettera che arrivava dall'Italia. Le altre lettere, lo si dava per certo, venivano distrutte a Fort Meade dove era il Box 20 del General Post Office.

Ora, questa lettera fece il giro del Campo e fu letta da tutti e venne anche affissa all'Albo del Comando Italiano

Era un figlio sedicenne che scriveva al padre e nella lettera si diceva, di tanto amore per quella Patria martoriata e tradita e del fermo proponimento di tenere, tenere fino all'ultimo.

Fino all'ultimo, figlio mio. Fino all'ultimo.

Sulla rivista “Olimpia” “edita” nel campo cura di Boscolo Anzoletti, venne, riprodotto il francobollo portato da quella lettera. Raffigurava un tamburino che suonava l'Allarmi!. Quella lettera fu la prima notizia diretta dalla Patria che combatteva ancora la "nostra" guerra.

Ma in quei giorni di ottobre al solito bollettino captato alla radio del campo e che veniva letto nella sala convegno si aggiunse un notiziario speciale. “Altre notizie” veniva chiamato quel notiziario speciale.

Altre notizie: la voce di Radio Milano.

C'era sapore di Risorgimento in quelle enfatiche trasmissioni, captate dalla piccola radio donata dall'YMCA e sapientemente “manipolata” dal Capitano Salza dei G.N.. Nomi cari alla nostra giovinezza: la divisione “Mameli”, la divisione “Italia”; e su questi nomi tutto un seguito di fantasticherie che facevano rimpiangere la triste sorte di essere tenuti lontano da dove si combatteva la guerra dei disperati.

Fino all'ultimo, figlio mio. Fino all'ultimo.

Poi una sera l'attesa del notiziario speciale andò delusa. Si seppe che c'era un informatore nel campo e che gli americani, avvertiti, vigilavano. Attorno al “posto di ascolto” fu stretto, per ordine della “Baracca 312” la Casa del Fascio, un rigoroso servizio di sorveglianza.

E per quanto fossero improvvise le irruzioni degli MP, mai il Tenente Dinan riuscì a “scoprire” le onde corte. Ogni perquisizione era una beffa per l’Intelligence Office, perché la “onde corte” ora erano proprio a portata dì mano e bene in mostra su un tavolo della Sala Convegno.

L'ha saputo molto tardi il Tenente Dinan che i sigilli della radio erano stati “resi mobili” ! Ed era forse per questo “scorno” perpetuo che i bravi M.P. rubavano le scarse cose rimaste ai prigionieri e distruggevano le fotografie di mamme o dei cari lasciate incustodite nei box.

Sì, forse era per questo, che si toglieva al prigioniero l'ultimo conforto in tanta rovina: quello di guardare, guardare all'infinito le immagini delle persone amate che il tempo e la tristezza facevano di tutto per rendere sbiadite e lontane. Sì, era per questo

Il Colonnello Calworth aveva dato precise istruzioni, nel rapporto agli ufficiali addetti ai campi, sulla “starvation” morale dei prigionieri. Ma il morale era alto e mai si seppe che quella piccola "onde corte" dall'ingegno di Salza e dalla benevolenza di un M.P. di origine tedesca, Otto R. W. del Montana, era stata trasformata in trasmittente.

Ma il desiderio di poter fare pervenire un messaggio dalla Radio del Campo Repubblicano di Hereford: un messaggio alla Patria lontana, che giungesse di conforto nell'ora dura della vigliaccheria e del doppio giuoco: non poté mai avere il suo compimento.

E in quei giorni di passione, tramite la Legazione Svizzera, vennero inviate numerose domande. affinché il Campo di Hereford fosso considerato di “prigionieri repubblicani”.

E sempre più si stringevano contro gli “antikaman” i provvedimenti del War Department. E nell'ottobre cominciò. la “starvation” morale. Ore e ore gettati nei campi aperti al sole. Ore e ore alla sete. E alla fine quando il sorridente Colonnello Calworth domandava:

- Collaborate?

Era sempre il medesimo primaverile canto di Giovinezza la risposta.

Very Soldiers!

Il Comando Americano del Campo era situato nelle vicinanze dell’Ospedale, fuori dal recinto. Un bell'insieme di baracche con una strada asfaltata che portava ad Amaríllo Città

Il Colonnello adunò un giorno attorno a, sé tutti gli ufficiali addetti ai campi e commentò un ordine del Servizio del War Department. Diceva quell'ordine di un nuovo tentativo per, indurre alla collaborazione e di usare dei “mezzi” a disposizione, sapientemente e per gradi. Alle 22 di quella sera suonarono le sirene di allarme e i quattro campi furono invasi dagli M.P. e da un congruo rinforzo di truppe chiamate da un campo, di addestramento vicino.

 Tutti i prigionieri furono cacciati dalle baracche e portati nei recinti aperti. Ormai era settembre e le notti erano fredde. E per circa tre giorni tutti furono lasciati all'aperto. “Perquisizione a fondo”.

Il Magg. Baldeschi funzionava da interprete e accompagnando un paio di M.P. nel box di un ufficiale, si oppose a che venisse strappata una fotografia di mamma. Gli ordini dovevano essere precisi perché fu aggredito e bastonato dai bravi M.P. Quando il Generale Comandante del Campo fece le proteste per i soprusi e le sopraffazioni in netto contrasto con la Convenzione di Ginevra, il Colonnello Calworth rispose:

- War is war, Generale! E le convenzioni di Ginevra sono le convenzioni di Ginevra, qui siamo negli Stati Uniti, Generale! Credo che vi convenga dire ai vostri ufficiali di collaborare. 

E' meglio per loro...Altrimenti...

Ma era ben vivo nel cuore quel tamburino che suonava l'Allarmi!

Altrimenti...

"I prigionieri italiani che si rifiutano di collaborare o non fanno collaborare gli altri prigionieri saranno deportati in campi speciali e non rimpatrieranno che dopo molto tempo la fine della guerra”.

E in esecuzione a questo avvertimento affisso all'Albo del Comando Americano nei vari campi un mattino, il 9 settembre 1944, giunse l'ordine di “partenza” per le isole Hawaii di un gruppo di ufficiali e di alcune migliaia di soldati dell'Hereford “dangerous fascist camp”. Fra gli ufficiali Padre Salsa.

Doloroso fu il distacco dai Camerati che avevano sin lì seguito la sorte comune, ma la certezza era unica: nessuno, ovunque fosse stato portato, comunque fosse stato trattato, avrebbe mollato mai.

(E mai mollarono. I diciotto mesi di segregazione cellulare fatti scontare nei campi' delle Hawai al Tenente Della Casa, al Tenente Martinuzzi, al Tenente Martucci, al C.M. Gatti e al Tenente Stupenengo nonché a un numero infinito dì soldati, non fecero che confermare gli altri nel proposito e nella linea di condotta stabilita a Hereford: Anti-kaman sempre!).

Padre Salsa. disse l’ultima messa e con gli altri cantò la preghiera dei soldati, poi raggiunse la colonna che si avviava lenta per la pista sabbiosa.

A un certo punto il Padre Salsa si voltò verso il campo, da cui giungeva il canto di saluto dei rimasti, e fece il segno della benedizione. Fu visto un M.P. di scorta dargli uno spintone: 

Avanti, Kome on, on let’s go!

La colonna che piano piano si allontanava verso il tramonto purpureo cantava. Cantava e cantò sempre, anche alle Hawai, anche nelle dure ore di fame e di stenti, quella legione di fratelli. 

Nelle baracche e nei campi ci fu molto silenzio quella sera. Un'aria di tristezza grande aleggiava su di tutti. C'era la luna piena e l'aria era fredda. 

Scritto da Roberto Mieville 

Roma, 1947

Le immagini sono opere di Gambetti Dino, litografo, xilografo, pittore e ceramista.

1946 c. - Ai P.O.W. del Campo di Hereford, Edizioni d’Arte Goffi - Genova (cartella) LITOGRAFIE

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