venerdì 18 novembre 2022

FAVOLE ITANGLOMANI - 20 baggianate itanglesi demistificate una ad una (10/20) | CULTURA

 I sostenitori dell’itanglese tendono spesso a contraddirsi. Non è inusuale che nella stessa frase neghino il fenomeno, o lo minimizzino, per poi però anche dire che è un’ottima cosa, bella, moderna, inevitabile, e «comune a tutte le altre lingue». Analizziamo una a una le gemme più tipiche alla fiera dell’anglomania

10. La lingua la fanno i parlanti. Se si parla così è perché così vuole la gente. Non puoi obbligare nessuno a fare altrimenti.

RISPOSTA (A): Spesso chi dice così è un fermo sostenitore di Riforme Linguistiche Per Decreto, anche se completamente artificiali. Si pensi alla questione dei generi, neutri e asterischi che, da qualche tempo, taluni (vedi qui) desiderano inserire nel sistema educativo e nell’uso corrente. Per cui sembra incredibile che le imposizioni linguistiche possano andar bene per una cosa, però non per un’altra.

RISPOSTA (B): Come si fa a dire che la lingua la fanno i parlanti quando la stragrande maggioranza degli pseudoanglicismi in Italia sono arrivati dall’alto, attraverso l’azione dei politici, enti pubblici e dei mezzi di comunicazione?

Davvero i successivi governi italiani hanno chiamato il Jobs Act, la stepchild adoption, il Cashback e il Cashless perché così si parlava nelle strade italiane? Davvero c’era clamore pubblico perché gli ospedali italiani iniziassero a dire day hospital, week surgery, breast cancer unit e screening? Manifestazioni popolari affinché Trenitalia ribattezzasse il capotreno train manager?

Qui non stiamo parlando del gergo adolescenziale semi spontaneo su TikTok e dei giochi multiplayer. Stiamo parlando del fatto che la stragrande maggioranza della valanga di anglicismi arrivati in Italia negli ultimi anni sono di un elitismo esasperante.

Quando vediamo le pubblicità traboccanti di anglicismi e le news e i titoli dei giornali italiani sempre più simili a un creolo nello stile del patois giamaicano o il pidgin africano, è chiaro che più che qualcosa filtra nel linguaggio comune. Ma dall’alto verso il basso, non il contrario, perché chi li ha escogitati sono pubblicitari, editori, redattori, giornalisti, consigli d’amministrazione (scusate, i Board – perché in itanglese of Directors viene sistematicamente troncato) e guru assortiti del narcisismo comunicativo.

Quando vedi le cosiddette influencer (a proposito, i francesi riescono a dire «l’influenceuse») inzuppare con anglicismi i loro follower (a proposito, gli spagnoli riescono a dire «seguidores»), non è forse il termine stesso a spiegare che la direzione del fenomeno è dall’alto verso il basso e non il contrario?

Quando si vedono le Poste Italiane, Trenitalia o l’INPS infarcire le loro campagne e comunicazioni con anglicismi che confondono milioni di utenti, quando leggiamo sempre più titoli professionali imbevuti di narcisismo tra un Chief Executive Officer e un Talent & Learning Manager per consentire a chi comanda di giocare a sentirsi un executive di Sex & The City – quando vediamo tutto questo – è semplicemente assurdo dire che la lingua la fanno i parlanti.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete.

Fonte: https://campagnapersalvarelitaliano.com/favole-itanglomani/

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