mercoledì 30 novembre 2022

ALLUVIONE - Ordine dei Geologi della Campania: «Il rischio esiste e va affrontato» | AMBIENTE

IL MOSTRO

L'infame è tornato. Questa volta a farne le spese la splendida Isola Verde della Campania. Ad Ischia si scava ancora per azzerare il numero dei dispersi dell'ultima tragedia in ordine di tempo che ha colpito quest'Italia, schiava del dissesto idrogeologico, succube dell'abusivismo e del macchinoso pachidermico mondo burocratico, fatto di condoni e chiacchiere. Di fango.

L’allarme lanciato da Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei Geologi, dalle colonne digitali di Orticalab, arriva in Valle Caudina come una conferma alle preoccupazioni, senza meravigliare, più di tanto, la gente abituata a convivere con il Mostro di Fango. Le alluvioni di Cervinara, Quindici, San Martino Valle Caudina, Benevento e Monteforte Irpino sono ben impresse nella memoria comunitaria dell'entroterra campano. Eventi franosi, spaventosi, devastanti con colate di fango, acqua piovana e i detriti capaci di mettere a dura prova le rispettive comunità colpite: 

«Tutti gli edifici costruiti prima del 2000 non tengono conto del rischio idrogeologico. Ma il problema si può ridurre in due modi: o agendo sulle cause, quindi migliorando il deflusso delle acque ed evitando il disboscamento per contrastare le frane, oppure evitando di costruire nelle zone soggette a dissesto»

L’Irpino Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania, in queste ore è in prima linea per seguire quello che accade sull’Isola verde: «Si tratta di una tragedia immane – spiega – figlia di una situazione idrogeologica che ben conosciamo e che teniamo d’occhio da tempo. Purtroppo piuttosto comune a molte zone della nostra regione e la provincia di Avellino, in questo, non fa eccezione».

Le zone critiche dell’Irpinia sono note ed in passato sono state tristemente colpite da fenomeni devastanti: «Sarno, ovviamente, è un caso emblematico. Ma la provincia di Avellino, nei territori prossimi alle province di Napoli e Caserta, rivela dal punto di vista geologico una certa fragilità. In quelle zone ci sono le stesse caratteristiche che ci sono a Sarno, per intenderci. Rilievi calcarei con copertura di ceneri vulcaniche. In questo particolare contesto geologico, si possono innescare delle rapide colate di fango. E’ quello che successe anni fa e che oggi è accaduto ad Ischia».

Ovviamente, ad innescare il tutto sono le devastanti piogge battenti in un lasso di tempo ristretto rispetto al normale: «Il rischio – dice Grasso - è che vada in crisi tutta la rete di smaltimento delle acque. Una condotta fognaria non può reggere e smaltire il triplo dell’acqua per cui è stata creata. Naturalmente, questo crea disagio ma in un’area già di per sé predisposta».

Inutile dire che il combinato perfetto vede protagonista anche un altro elemento: la mano dell’uomo. Ad Ischia le cronache di questi giorni raccontano che, in alcune zone, è fin troppo presente ed ovviamente ha inciso, ma secondo Grasso la questione va vista in modo ancora più ampio: 

«Cominciamo col dire che le carte con la delimitazione delle aree a rischio geologico sono state fatte negli anni 2000 quindi tutti gli edifici creati prima di quella data non potevano tener conto delle criticità individuate dal piano dell’autorità di bacino. Quelle costruite successivamente sono state, invece, realizzate in aree stabili anche grazie all’intervento del geologo che si reca sul cantiere per le sue valutazioni».

Secondo Grasso, il rischio, dunque, si può ridurre «in due modi»: «O agendo sulle cause e quindi evitando che le frane si muovano trascinando con sé quel che trovano sul percorso, oppure evitando di costruire nelle zone soggette a dissesto. Nell’agosto 2022 nella Legge Regionale per la semplificazione urbanistica ha inserito un comma con il quale si concedono degli incentivi ai proprietari di case edificate su terreni instabili che decidono di ricostruire in luoghi sicuri. Può essere un inizio interessante, più utile della repressione a costruire in zone a rischio».

Tra il disastro e il rimedio, ovviamente, c’è il discorso della prevenzione che per il presidente è assolutamente dirimente: «Una buona prevenzione – spiega ad Orticalab – ha bisogno della consapevolezza. Bisogna dirsi che il rischio esiste e va affrontato. Un esempio sono i piani di emergenza comunale. Tutti li hanno perché sono finanziati e dieci anni fa sono stati redatti, molti non sono stati aggiornati ma nemmeno pubblicizzati per i cittadini. Questi ultimi invece dovrebbero essere coinvolti altrimenti ogni iniziativa di mitigazione del rischio verrà vista solo come un’imposizione».

RIFLESSIONI

Il versante Irpino della Valle Caudina è a rischio. Bisogna anticipare il Mostro di Fango, depotenziando le alluvioni con interventi massicci e mirati. Negli ultimi venti anni qualcosa è stato fatto, ma non bisogna abbassare la guardia. Mai. Intanto la Procura della Repubblica indaga in particolare su tre progetti di bonifica mai realizzati nonostante ci fossero fondi disponibili per manutenzione, opere previste negli alvei e nel costone

Ricordiamo alle lettrici ed ai lettori de Lo Schiaffo 321 che sempre la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo relativo alla frana che ha devastato via Celario a Casamicciola Terme, nell'isola di Ischia. Secondo quanto apprende AGI, il fascicolo ha come ipotesi di reato disastro colposo. Carabinieri specializzati della Forestale stanno già effettuando i primi rilievi utili ai pm partenopei. Droni e Carabinieri Forestali sono in azione a Ischia non solo per la ricerca dei dispersi, ma anche per attività di ricerca e repertamento di materiale che sarà vagliato dalla magistratura: la procura di Napoli, infatti, come avviene di norma in casi del genere, ha aperto un fascicolo d'inchiesta sull'ennesima frana assassina e infame. 

Il Mostro di Fango ha provocato rabbia, paura, morti ed ingenti danni materiali. I suoi complici devono pagare.

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immagini tratte dalla rete

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