martedì 9 novembre 2021

AIROLA - La nube tossica Caudina arriva fino al Parlamento Europeo | AMBIENTE

La nube tossica Caudina di Airola è arrivata in Commissione Europea grazie all'europarlamentare Piernicola Pedicini del Movimento 5 Stelle. L'interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione aveva come oggetto "Misure di compensazione per le aziende agricole colpite da eventi catastrofici" con un clamoroso errore, almeno stando ai dati pubblicati dall'Europarlamento.

L'onorevole Grillino ha sbagliato cittadina, confondendo incredibilmente Arpaia con Airola. Una sbavatura che la dice lunga sull'attenzione legata alla Valle Caudina, terra di periferia nelle periferie:

«Il 13 ottobre un incendio - dichiara il Pentastellato - ha devastato il deposito di materiale plastico della ditta SAPA - azienda che produce componenti in plastica per il settore dell'automotive nel comune di Arpaia, provincia di Benevento - sviluppando una nube altamente tossica per le popolazioni del circondario che ha rilasciato milioni di micro particelle di plastica, diossine, polveri sottili, prodotti di degradazione chimica e metalli pesanti. Questo fattore causerà verosimilmente una flessione della domanda di prodotti agroalimentari delle aziende che producono in quell'area, catalizzata delle preoccupazione dei cittadini di non esporsi all'ingestione di sostanze cancerogene attraverso i prodotti alimentari».

Pedicini ha chiesto alla Commissione Europea di rispondere a due quesiti, premesso quanto sopra. Una domanda era legata alla politica agricola comune (PAC) dell'UE e l'altra alla direttiva "Seveso", riferita nello specifico alla ditta colpita dal rogo:

1. Ritiene di poter agire, nell'ambito dei finanziamenti della PAC e per quanto di competenza, al fine di prevedere misure di compensazione per le aziende che subiscono un calo del fatturato a causa di incendi o calamità naturali imprevedibili?

2. Intende la Commissione avviare un'indagine e/o interlocuzione con gli enti nazionali preposti per accertare se l'applicazione della direttiva c.d. "Seveso" era stata effettivamente osservata nella ditta in oggetto?

Le diossine, i furani e i PCB (bifenili policlorurati) sono un gruppo di sostanze chimiche tossiche e persistenti che hanno effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente, tra cui dermotossicità, immunotossicità, disturbi della funzionalità riproduttiva, teratogenicità, alterazioni del sistema endocrino ed effetti cancerogeni. La direttiva europea denominata "direttiva Seveso"(direttiva europea 82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione) impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio.

Le disposizioni della direttiva a cui si riferisce Pedicini sono il censimento degli stabilimenti a rischio, con identificazione delle sostanze pericolose, l'esistenza in ogni stabilimento a rischio di un piano di prevenzione e di un piano di emergenza, la cooperazione tra i gestori per limitare l'effetto domino, il controllo dell'urbanizzazione attorno ai siti a rischio, l'informazione degli abitanti delle zone limitrofe, l'esistenza di un'autorità preposta all'ispezione dei siti a rischio. 

Stranamente la direttiva non include le installazioni militari ed i rischi connessi all'emissione di radiazioni ionizzanti. Ricordiamo che in Italia il controllo dei siti a rischio è affidato alle agenzie regionali per la protezione ambientale (ARPA, Vigili del fuoco, Comitato Tecnico Regionale dei VVF). La nuova edizione conosciuta come "Seveso3" entrò in vigore il 13 agosto 20012, per essere recepita dagli Stati Membri nel 2015. L'Italia l'ha recepita nel proprio ordinamento giuridico con il decreto legislativo n°105 del 26 giugno 2015, che ha integralmente abrogato i precedenti decreti legislativi numeri 334/1999 e 238/2005.

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immagini tratte dalla rete



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