domenica 2 ottobre 2022

GUERRA ALL'EUROPA, le manovre occulte dell'alta finanza alla conquista del mondo | CULTURA

GUERRA ALL'EUROPA 
Le manovre occulte dell'alta finanza alla conquista del mondo

"...è in corso nell'intero pianeta un'aggressione globale allo Stato-nazione, che i media tentano di mascherare come operazioni di pace, sotto forma di sistemi vassalli neocoloniali di caste politiche, esponenti della cultura accademica organici al sistema, intellettuali, poteri esecutivi degli Stati, tutti asserviti alla plutocrazia globale. Imperversa una guerra totale, combattuta con i più sottili artifizi, che giunge alla liquidazione delle élites culturali e politiche indipendenti, che potrebbero riuscire a respingere le suggestioni sistematiche dei media. Si giunge così all'imposizione di una monocultura tirannica. Si finanziano le economie nazionali per poterle più agevolmente mondializzare e le si obbliga all'indebitamento, come ulteriore mezzo di assoggettamento, e si usano le privatizzazioni come mezzo per far perdere il controllo sulle aziende strategiche nazionali...

L’Autore parte da un accenno alle realtà nascoste  nelle vicende politiche e sociali che ne restano influenzate. Nel secondo capitolo spiega la truffa del “signoraggio” che viene accettata dai Governi un po’ per timore un po’ per interesse, cedendo la sovranità monetaria alla Banca Centrale (privata) che stampa la moneta e la cede al Governo in cambio di titoli di Stato i quali non vengono mai pagati, ma si pagano gli interessi che costituiscono il cosiddetto “Debito Pubblico”. Anche questi non si riusciranno mai a pagare, perché non si riesce ad estinguere il  cosiddetto “debito”: interessi che si sommano ad interessi. Una fonte di smisurato arricchimento legalizzato, strabocchevolmente lucrosa, in mano a poche famiglie di grossi magnati della finanza, che da oltre tre secoli hanno cominciato a indebitare i governi, in mezzo mondo, attraverso enormi vere e proprie truffe legalizzate. Quei pochi che hanno avuto il coraggio di cominciare a intaccare questo potere ci hanno rimesso la vita.


Nel secondo capitolo Pellicano accenna anche una breve storia del formarsi di una casta di banchieri  di affari di “alta finanza” attraverso  il commercio di contrabbando, droga, schiavismo, tentato monopolio dell’energia, controllo delle Banche Centrali, produzioni di guerra e interessi sui pagamenti, ecc. Ma le conquiste materiali, ottenute con la prepotenza, non bastavano per un popolo che ambiva a ottenere anche una certa supremazia morale. Emilio Gentile ci aiuta a capire con il suo libro, La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore. [1

Egli ci spiega quanto sia diffusa e condivisa tra gli statunitensi una certa ”pseudocultura”, una Weltashauung, una particolare visione del mondo, in virtù della quale i più bigotti yankees sono rimasti superstiziosamente persuasi che il loro popolo abbia instaurato un rapporto speciale con il Creatore dell’universo, risoltosi con l’assegnazione agli USA di «un ruolo missionario» inteso «come modello di redenzione per l’umanità». Una tradizione fanatica ed esaltata tipicamente americana, molto funzionale, perciò, all’imperialismo plutocratico statunitense [2]. Un fondamentalismo a sfondo religioso, opportuno per portare gli yankee, guidati, in un primo tempo, dai WASP (White Anglo Saxon Protestants) [3] a una specie di fanatica “guerra santa” onde asservire gli altri popoli che si dovrebbero “evangelizzare”. Da ciò deriva l’ipocritamente sfacciato motto rooseveltiano: «To evangelize the World».

Evangelizzazione” che continua ancora oggi. Edoardo L. Jones,  eminente storico militare e corrispondente di guerra americano, ci spiega come avveniva questa evangelizzazione, testimoniando concretamente:

«Noi americani abbiamo la pericolosa tendenza nel nostro atteggiamento verso le altre Nazioni di adottare una posa di superiorità morale. Ci consideriamo più nobili e decenti di altri popoli e quindi in posizione migliore per decidere che cosa è bene e che cosa è male nel mondo.  Ma quale tipo di guerra la nostra popolazione civilizzata immagina che abbiamo combattuto? Abbiamo fucilato prigionieri a sangue freddo, bombardato ospedali, sparato su marinai di navi silurate, ucciso o maltrattato civili nemici, dato il colpo di grazia ai feriti, seppellito i moribondi in fosse comuni insieme ai morti, e nel Pacifico abbiamo perfino fatto commercio di teschi e ossa di giapponesi. Abbiamo inventato i bombardamenti a tappeto e sganciato bombe atomiche su due città indifese, stabilendo così un primato mondiale di massacro di massa. Ho chiesto ad alcuni dei nostri soldati perché, per esempio, hanno regolato i loro lanciafiamme in modo che i nemici morissero lentamente e dolorosamente, invece di ucciderli quasi istantaneamente.. E perché essi odiavano così tanto il nemico?... No. Solo perché essi odiavano la guerra. Forse per la stessa ragione le nostre truppe hanno mutilato i corpi dei nemici, tagliato loro le orecchie e strappato i loro denti d’oro da portare via come souvenir, tagliato loro i testicoli mettendoglieli in bocca, ma tali flagranti violazioni di tutti i codici morali possono essere studiate nel campo della psicopatia.» [4]

Fin dal 1845 Giovanni O’Sullivan aveva impostato la sua sedicente “dottrina”, pretenziosa e apodittica, la cosiddetta “Dottrina del Manifest Destiny”, che pretende indottrinare il popolo yankee circa la mitologica missione degli Stati Uniti «di ampliare il continente assegnatoci dalla Provvidenza per la crescita delle nostre moltitudini, che ogni anno si moltiplicano». Questo dogma fuori da ogni logica, ha trovato acriticamente e supinamente negli States innumerevoli fanatici e faziosi sostenitori. 

Si affanna a darci una qualche spiegazione la sociologa americana Roberta Coles rilevando che la tradizione americana del “destino manifesto” deriverebbe da… “miti originari della religione americana”: il mito della “nazione moralmente superiore perché scelta da Dio, col dovere di redimere il continente e forse il mondo”, mito valido come rassicurazione per gli scrupoli e gli eventuali dubbi quaccheri di qualche pio e ipervirtuoso pacifista. Per Giuseppe Strong, preminente imperialista americano, il “Manifest Destiny” possedeva una destinazione “geopolitica”(sic!): la creazione di un impero mondiale.

La continuità delle mire belliche espansioniste americane fin dall'epoca della Dottrina del Manifest Destiny è stata la caratteristica dominante della politica estera, nella quale sono confluite altre tre componenti della “dottrina” espansionista americana:

I - la Dottrina del Manifest Destiny: la componente teologica (la conquista, preordinata da Dio e dalla Provvidenza, al fine di compiere il volere dell'Onnipotente) (sic!);

II  - la conquista al fine di instaurare la democrazia (in concreto, però, in regime plutocratico, serve per instaurare la democrazia come strumento di asservimento inavvertito dei popoli);

III - la Dottrina Monroe (estesa allo spazio vitale): la componente geopolitica;

IV - la Dottrina della Open Door (Porta Aperta): la componente economica.

Alla fine dell’800 i fondamenti della cosiddetta “dottrina geopolitica” americana vennero formulati da Federico Jackson Turner, da Bruco Adams e dall'ammiraglio Alfredo T. Mahan; una profonda convinzione espansionista per le successive generazioni di americani. La sua realizzazione fu avviata da Teodoro Roosevelt, continuata in seguito da Tommaso Woodrow Wilson e portata a conseguenze nefaste dall’ineffabile Franchino D. Roosevelt, “to evangelize the world”. 

Nel secondo capitolo l’Autore riporta sinteticamente certe razzie di ricchezze materiali, (la cosiddetta Guerra del Petrolio), ma anche razzie e commercio di persone ridotte in schiavitù e così possiamo apprendere che la schiavitù fu adottata perfino dagli Inglesi nei riguardi degli Irlandesi ribelli alle loro inaccettabili imposizioni di abbandonare le proprie terre ancestrali per emigrare in posti inospitali e improduttivi dell’Irlanda.

tratto da: Controstoria Futura

fonte: I.S.S.E.S. - Istituto di Studi Storici Economici e Sociali Napoli

parte: prima

note:

[1] Emilio Gentile, La democrazia di Dio. La religione nell’era dell’impero e del terrore, Laterza, Roma-Bari, 2006. Cfr. anche il fondamentalismo religioso di matrice evangelical negli Usa nel libro: Gli eletti di Dio. Lo spirito religioso dell’America, di Marco Nese, dove ha descritto in quale maniera la sindrome elettiva dei puritani non tenda per nulla ad una democrazia sociale, quanto invece ad una “repubblica teocratica” su base oligarchica, strumento diretto di una ristretta minoranza di fondamentalisti, che si spacciano come possessori di un mandato universale, del quale assicurano che si tratta della diretta volontà del Geova biblico. Quella che normalmente si direbbe una patologia da alienati è divenuta la giustificazione di un gigantesco potere che avanza pretese di universalità, e che ottiene incredibili riscontri di assuefazione e persino di condivisione, attraverso lo strumento della minaccia e dell’intimidazione, oppure dei beni materiali diffusi, col miraggio dei quali si registra l’ammorbidimento dell’opinione pubblica internazionale.

[2]Si possono trovare conferme nel libro di Sergio Romano, Il rischio americano. L’America imperiale, l’Europa irrilevante,  Longanesi, Milano, 2003, p. 17 e ss.

[3] WASP, il gruppo etnico dominante fino a cinquant’anni fa negli Stati Uniti. Una concezione tracotantemente razzista, che ha dovuto piegarsi, però, all’intromissione di molto facoltosi ebrei. Un pervadente fondamentalismo trovava e trova i suoi riferimenti in tanti incitamenti della Bibbia -  testo sacro, nella propria traduzione, anche per tutti i Wasp.

[4] E. L. Jones,  corrispondente di guerra per il mensile nordamericano “Atlantic Monthly” (nell’articolo  “One War is Enough”: numero di febbraio 1946).  Ma la “psicopatia” non era limitata al rango di soldato, lo stesso generale  Marco Clark, Ike Eisenhower erano soggetti da studiare per psicopatia. Lo spietato generale Giorgio Patton, che il 9 luglio 1943, prima dello sbarco a Gela: «Kill, kill and kill some,…» incitava ad assassinare gli avversari che avessero opposto una resistenza troppo decisa, anche se poi si fossero arresi: «… se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di assassini, perché gli assassini sono immortali!».


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