domenica 16 ottobre 2022

Successo per la Polizia Municipale Caudina: sequestrata una discarica di pannelli fotovoltaici | AMBIENTE




FOTOVOLTAICO, NUOVO NEMICO

Il sequestro di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche porta la firma della Polizia Municipale Caudina. Sì. la tanto chiacchierata Unione dei Comuni Caudini può contare su di un servizio sociale di vitale importanza. Il sequestro di molte centinaia di pannelli solari della squadra  diretta dal capitano Serafino Mauriello a Rotondi è il primo passo di una battaglia che si annuncia difficile, ma non impossibile.

Nuova operazione di contrasto agli illeciti ambientali da parte della Polizia Municipale associata della Valle Caudina, che nel territorio del Comune di Rotondi ha sequestrato circa 500 pannelli solari in stato di abbandono. Gli uomini, coordinati dal comandante Serafino Mauriello, hanno denunciato alla Procura di Avellino una nota imprenditrice che opera nel settore e che deteneva i pannelli, provenienti da diverse parti della Campania, all'interno del proprio stabilimento. 

La motivazione ufficiale era che i beni fossero lì per manutenzione, ma in realtà la polizia municipale ha contestato un vero e proprio smaltimento illecito di rifiuti. Il sequestro, come sottolineato agli organi di stampa dal capitano Mauriello, è di particolare rilevanza anche perché fa emergere i problemi connessi all'attività di smaltimento dei cosiddetti Raee, ed in particolare i rifiuti tecnologici connessi agli impianti di energia solare. Attualmente in Italia sono pochi i consorzi autorizzati al corretto smaltimento ed i costi sono elevati: anche per questo il rischio è che ci si trovi di fronte ad un fenomeno destinato a peggiorare.

fotoTRUFFA?

Riportiamo, per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321 l'articolo denuncia sulla questione "smaltimento abusivo" di Alvearia, la comunità dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare nata con l’obiettivo di aggregare chi crede che crescita economica e tutela dell’ambiente possano andare di pari passo. Un'analisi agghiacciante che porta all'attenzione un mondo sotterraneo che devasta, in silenzio ed in sordina, il nostro ecosistema.

«L’ultima truffa “green” ai danni dell’ambiente e dello Stato (ma sarebbe meglio dire del contribuente) riguarda i pannelli solari. In pratica, i fotovoltaici a fine vita, invece di essere smaltiti correttamente, finiscono sul mercato dell’usato con documenti falsi e inviati nei Paesi del Terzo Mondo».

Ma andiamo con ordine, si legge sull'ecofoglio digitale. I pannelli solari rientrano nella categoria dei tra i cosiddetti Raee, acronimo che sta per Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, i cui costi di gestione e di smaltimento sono particolarmente onerosi. Non è un caso che i Raee muovono un business da oltre 20 miliardi di euro l’anno e che, in Italia, il 60% dei rifiuti raccolti (800 mila tonnellate) finisce nel circuito illegale. E non è nemmeno un caso che a muovere i fili sia la criminalità organizzata, ormai specializzata in rifiuti speciali. Abruzzo, Marche, Piemonte, Puglia, Trentino-Alto Adige, Toscana e Umbria le regioni con le imprese coinvolte.

Insomma, quanto scoperto dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) è una catena dell’illecito: le aziende vengono “alleggerite” dall’onere e dai costi di smaltimento tramite intermediari della criminalità; quest’ultima ricicla i fotovoltaici e, dopo averne falsificato matricole e documenti di trasporto, li rivende ai Paesi africani, approfittando (anche) di un progetto finanziato dalla Banca africana per lo sviluppo finalizzato a garantire elettricità a 900mila abitanti entro il 2025.

Ma facciamo ordine e ricostruiamo le cinque tappe salienti della truffa in questione.

1. 

I fotovoltaici a fine vita rientrano nella categoria dei rifiuti Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): questi rifiuti vengono spesso esportati dalla criminalità organizzata come prodotti usati.

2. 

Un intermediario entra in contatto con le imprese che dovrebbero smaltire i pannelli a fine vita (ormai veri e propri rifiuti) ma che, alla luce degli alti costi di smaltimento, li cedono a costo zero a questi. L’intermediario si occuperà di “piazzarli” sul mercato illecito dell’usato.

3.

All’atto della cessione, vengono falsificate bolle e matricole in modo da far risultare i pannelli come “usati”, sebbene abbiano concluso il ciclo. In alcuni casi, vengono etichettati addirittura come nuovi.

4.  

II mercato di destinazione dei pannelli ormai privi di capacità produttiva è soprattutto quello africano (Mali, Senegal, Burkina Faso, Mauritania e Afghanistan)

5. 

Alla fine, il business illecito alla fine produce un abbattimento dei costi per le aziende che cedono i pannelli e un indebito arricchimento per chi li acquista, visto che potrà beneficiare delle sovvenzioni previste dai programmi multinazionali della Banca africana per lo sviluppo (finanziati in parte anche con incentivi del Fondo Europeo per lo Sviluppo sostenibile).

 A essere raggirati, come accennato in apertura, non sono solo i finanziamenti pubblici, ma anche le direttive ambientali. Un danno, quindi, allo Stato e al contribuente, ma soprattutto all’ambiente, che rischia di crescere ulteriormente. Gli incentivi del superbonus e le modalità di spesa del Recovery fund hanno alimentato la corsa ai pannelli fotovoltaici. Infatti, tutto ciò sta portando all’installazione di nuovi impianti con la conseguente dismissione di quelli ormai a fine ciclo. E con circa 75 milioni i fotovoltaici non coperti dalla cosiddetta garanzia di fine vita da smaltire, il pericolo che la truffa s’ingrossi è alto.


RIFLESSIONI

Il successo della Polizia Municipale Caudina è senza ombra di dubbio un passo in avanti per tutta l'Unione dei Comuni della Valle. La questione "pannelli" potrebbe trasformarsi in trampolini. Sì, per rilanciare il concetto unitario e comunitario che garantirebbe uno sviluppo omogeneo, capace di difendere tutto il territorio in maniera efficiente e capillare. Per amore di Caudium!

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo

immagini tratte dalla rete.


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