mercoledì 22 dicembre 2021

La Chiave di Milot, a quattro anni dall'inaugurazione in Valle Caudina | CAUDIUM

La famosa Chiave che non serve per chiudere, ma per aprire le porte del mondo alla Valle Caudina, non ha portato né turismo, né accoglienza di nuovi stranieri e nemmeno un buon numero di fotoamatori. L'opera donata alla comunità dall'artista Milot, giovane immigrato albanese sbarcato nel 1991 ed ospitato generosamente dalla Famiglia di Felice Ferraro, è tra le sculture a forma di chiave più grandi al mondo. 

Nel 2017, quando venne installata, la stampa nazionale e quella albanese diedero abbastanza risalto alla Chiave inutile e tutti si aspettavano un minimo flusso di amanti dell'arte, di semplici viaggiatori e/o di personaggi impegnati nel mondo dell'inclusione.

albania rossa

Invece, a distanza di anni, la mastodontica Chiave non riceve il giusto riconoscimento, anzi le polemiche datate 2018, sulla modalità di donazione, macchiarono le pagine di questa storia particolare, nata con il crollo del Partito Comunista Albanese e l'implosione politica del Comunismo. Quando la bandiera rossa cessò di svettare su Tirana, prese forma il sogno di un'Italya televisiva irreale, che non accolse i profughi della Falce & Martello, anzi li rispedì a casa, senza tentennamenti ammassati sulle bagnarole con la stella rossa cadente.

I disperati in fuga dal Regime Comunista passarono, in un attimo, dal sogno all'incubo. La Sinistra radical chic, quella arcobaleno, senza frontiere e senza identità, da anni cerca di coprire e dimenticare “la strage del venerdì Santo". Nel Canale d'Otranto trovarono la morte ben  108 profughi albanesi, saliti a bordo della nave Kater I Rades. A causa dello speronamento di un'imbarcazione della Marina militare italiana quel sogno colò a picco.

profughi

Il tragico 28 marzo pesa come un macigno sul buonismo kattokomunista, incarnato dall'onorevole Romano Prodi. La morte assurda di un centinaio di sfortunati immigrati, 81 recuperati senza vita e 27 dispersi in fondo al mare, è stata cancellata dall'immaginario kollettivo perché troppo scorretta, politicamente parlando. Le indimenticabili lacrime napulitane di Silvio Berlusconi, all'epoca in opposizione al Governo Mortadella, misero il cappello politico sulla delicata tarantella internazionale.

Ferraro felice

Il primo problema da affrontare è la collocazione inadatta strategicamente. Innestare una scultura enorme in una zona "morta" della Valle Caudina è alquanto discutibile e oltremodo opinabile. La scelta della frazione Lagno si è rivelata, abbastanza, infelice stando ai risultati. Rarissime le attenzioni dopo l'iniziale euforia, scarse le foto anche di Caudini all'ombra dell'opera. Nemmeno il turismo interno alla Valle è degno di nota. Da Bonea, Arpaia, Rotondi o Sant'Agata dé Goti nessuno è venuto ad ammirare un monumento che parla di scavalcare le barriere nel pianeta e cancellare le bandiere delle Patrie. Concetto ideologico che stride con il profondo campanilismo interno alla Valle Caudina

Insomma, dopo i buoni propositi iniziali, l'idea di una Valle Caudina meticcia è scivolata mestamente nel classico dimenticatoio. Le Festività natalizie, ad esempio, vedono il mondo Cattolico dettar legge sugli eventi in base alle Tradizioni locali. La Caudium Aperta, però, dovrebbe e potrebbe unire anche il mondo Islamico, dei Testimoni di Geova o degli atei della Valle Caudina 2.0. Purtroppo, in molti non partecipano agli eventi di un'altra religione, seppur monoteista ed il rispetto per le altre fedi è difficile da far digerire ai rispettivi "fedeli" e "infedeli". 


Tra l'altro moltissimi albanesi sono di fede islamica e ciò potrebbe contribuire, magari, a rafforzare il legame tra emigranti Caudini, molto Cattolici e la corposa frangia di profughi albanesi convertiti all'Islam, in reazione alla spietata repressione antireligiosa dell'Unione Sovietica delle Repubbliche Socialiste.

L’Albania è un Paese in prevalenza musulmano. Secondo alcune statistiche i musulmani sarebbero il 56,4%, i cattolici il 15,9%, gli ortodossi il 6,8%, i bektashi, la confraternita islamica di derivazione sufi, il 2,1%, mentre altre religioni al 5,7% e non specificato al 16,2%. Nonostante numeri così diversificati in nessun momento della sua storia il popolo albanese ha vissuto episodi di conflitto religioso. Anche negli anni antecedenti al comunismo, la convivenza interreligiosa è stata caratterizzata da pacifica armonia. È un valore molto importante per l'ex Stato sub-sovietico, sebbene sotto la dittatura rossa ci fosse un conflitto aperto nei confronti delle autorità religiose. 

Basta pensare che nel maggio 1967 furono distrutti 2.169 istituti religiosi, in seguito secolarizzati e trasformati in edifici pubblici. Senza dimenticare la feroce persecuzione verso tutto ciò che avesse anche un semplice rimando alla spiritualità. Molte persone coltivarono la propria fede di nascosto. Avvenne così che svariate comunità religiose si rafforzarono e, al contempo, aumentava il rispetto reciproco tra comunità di fede diversa. 

La minaccia del regime comunista le rese più unite. Numerosi testi di autorità religiose cristiane e musulmane testimoniano il forte rapporto che legava le diverse comunità di fede, malgrado il rischio di morte.

Riflessioni

In effetti a Cervinara, manca, soprattutto, un'area attrezzata per accogliere il potenziale turismo, anche religioso, vista la pericolosità della rotonda, l'assenza di programmazione e l'impossibilità di fermarsi per ammirare da vicino il capolavoro di Milot. Infatti, inizialmente c'era una striscia pedonale, poi rimossa, che permetteva l'accesso diretto alla Chiave di Cervinara. L'ennesima tappa del Gran Premio della Critica Caudina vide, in quelle giornate, primeggiare proprio Cervinara. Anzi, qualcuno si lamentò pure per le presunte polveri sottili sprigionate dalla Chiave che apre, ma non chiude. Solo un personaggio come Ferdinando Creta, direttore artistico montesarchiese, potrebbe valorizzare il patrimonio territoriale di Cervinara e di tutta la Valle Caudina oppure meglio rimuoverla per posizionarla altrove? 

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immagini tratte dalla rete,


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