domenica 19 giugno 2022

Alle radici del brigantaggio - Monte Taburno base dei reazionari (Parte 4) | CULTURA

 I generali Pinelli e Franzini

Dal 30 giugno 1861, le forze italiane che in Terra del Lavoro combattevano la resistenza, erano formate: “La Guardia Nazionale Mobile, cinque battaglioni di bersaglieri, due reggimenti di fanteria, artiglieria da montagna, due compagnie di granatieri e quattro squadroni di cavalleggeri”, comandate dal generale Ferdinando Pinelli.

      Queste forze dovevano sgominare le bande “di Cipriano la Gala forte di circa 150 briganti, fra i quali volontari francesi e bavaresi; quella di Antonio Caruso di circa cinquanta; una terza di Antonio del Mastro di circa quaranta; una quarta di Angelo Bianco di circa trentasei; una quinta di Crescenzo Gravina, di cui ignorasi il numero dei componenti”.

In tutto i reazionari erano circa trecento contro un numero assai maggiore dell'esercito governativo che non riuscì ad avere ragione di questi partigiani anche perché questi avevano l'appoggio popolare, ciò che mancava ai piemontesi.

Dai resoconti del tempo degli scontri tra le truppe del generale Pinelli e le bande dei reazionari, dai giornali dell'epoca non sempre veritieri, si apprende:

“Il primo settembre del 1861, le truppe eseguirono i chiari comandi del generale Pinelli: occuparono le pendici di Montevergine, Monteforte ed ancora Mercogliano e Summonte. Imponenti colonne di uomini presidiavano montagne e centri abitativi di Roccarainola, Mugnano e Baiano. Al comando di Pinelli c'erano 4.000 uomini, due compagnie di granatieri e 2 pezzi di artiglieria piazzato sul castello di Avella, una numerosa colonna di bersaglieri che  occupava l'intera piana di Lauro. Così disposte le truppe attesero l'intera notte di sabato ed all'alba di domenica scagliarono tre violenti attacchi. Il primo a Sarmola si ingaggiò con la banda di Antonio del Mastro; i briganti furono accerchiati al sopraggiungere dei bersaglieri da Lauro. Il secondo attacco fu mosso tra Falconara e Fornino contro la banda di Angelo Bianco. Il terzo, infine, avvenne a Fellino direttamente con Cipriano La Gala”.
Il comunicato di Pinelli riferiva che le bande di del Mastro e Bianco erano state distrutte, ma pochi giorni dopo apparvero più attive e più numerose di prima. Poiché il generale Pinelli non aveva ottenuto i risultati sperati, fu sostituito dal generale Teobaldo Franzini il quale adottò provvedimenti draconiani.

Impose ai sindaci dei distretti di Nola, Avellino e Melfi, di impedire a ogni cittadino di allontanarsi dal centro urbano per raggiungere campagne e monti perché aveva notato che “dalla gente che lavora in campagna all'appressarsi della forza sempre si alzino voci, gridi ed anche si tirino colpi di fucile nel colpevole fine di darne avviso alle bande de'briganti”.

Ordinava la fucilazione immediata di chi assumeva simili comportamenti. Inoltre soggiungeva “che la raccolta delle castagne nel mese di novembre fosse conclusa in tre giorni, che fossero distrutti i pagliai e murate le case rurali per impedire ai briganti di rifugiarvisi”. (19)

In seguito  a tali ordini, furono arrestati i parenti dei briganti come il padre di Antonio Caruso, la madre e la sorella di Cipriano e i suoi fratelli Romano e Felicee l'altro stretto congiunto Felice Barone e il figlio che sta nel luogo detto Madonna delle Grazie”. (20)

Ai primi di marzo del 1864 la Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere emise la sentenza della pena di morte per i due fratelli La Gala, i lavori forzati per Papa e venti anni per D'Avanzo. Dopo pochi giorni, però, un decreto reale commutò le condanne a morte in carcere a vita.(21)

Secondo gli accordi con la Francia, l'estradizione era stata concessa solo dopo che il governo torinese si era impegnato a non applicare la pena capitale ai detenuti. Cipriano fu rinchiuso nel Reclusorio della Foce a Genova e Giona in quello di Portoferraio ove rimasero fino alla fine. Mentre di Angelo Sarno, non si seppe più nulla: fu liberato o forse morto(22) Il generale Franzini in una sua relazione del 1863, indicò che nella sola zona dell'avellinese vi erano stati 111 scontri tra i militari e i briganti. (23)

Note

Fonte: Alle radici del brigantaggio di Pietro Zerella Parte XX

Monte Taburno base dei reazionari Cipriano La Gala (qualche altra fonte Cipriano DELLA Gala)

(19) - (da Storiografia- “I briganti Della Gala”. Analisi del brigantaggio (a cura di Angelo D'Ambra)

(20) - (ASC, Gabinetto Prefettura, b. 1 f. 29)

(21) - (ASC, Alta Polizia, f. 6617)

(22) - (A cura di Angelo D'Ambra) Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”

(23) - F. Molfese, Storia del Brigantaggio dopo l'Unità o.c.

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