mercoledì 15 giugno 2022

Si è in presenza di un’aggressione di uno Stato sovrano? | POLITICA

«NOI SIAMO RUSSOFOBI BOVINAMENTE FIERI DI ESSERLO E PECORESCAMENTE FELICI CHE IL PADRONE D’OLTREOCEANO PREMI LA NOSTRA INFAMIA CON UNA CAREZZA»
L’esercito russo sembra aver posto un’ipoteca abbastanza robusta sul Donbass, dopo essersi assicurato il controllo di tutta la fascia costiera che comprende la Crimea e molti dei depositi di armi europee e americani saltano all’aria; con le forze armate ucraine che mostrano di essere abbastanza disorientate e che, forse per frustrazione – come scrive Andrea Zhok – si stanno lasciando andare a un attacco intensivo su obiettivi civili di Donetsk privo di significato militare. 

Con Zelensky, che sembra aver perso lo smalto iniziale, che parla ormai di una situazione “pesante”, e per questo chiede ancora armi. Lo stesso Zelensky che prima del 24 febbraio si sentiva così sicuro di un appoggio sul campo dei suoi sponsor, tanto da provocare apertamente la Russia.

Nonostante sia stato scritto ad aprile risulta utile, per chi voglia andare oltre l’attualità, la lettura del libro “Ucraina, la guerra e la storia” dello storico Franco Cardini e del generale Fabio Mini
Mi soffermo di seguito su alcuni contenuti dell'intervento dello storico.
Cardini parte ponendosi la domanda se la Russia non sia caduta nella famosa “trappola di Tucidide”, espressione che riporta allo storico ateniese che ipotizzò lo scoppio della guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta come causato dalla preoccupazione spartana per la crescente egemonia territoriale ateniese. Dopo aver analizzato una serie di concatenazioni relative al conflitto attuale, Cardini conclude che l’analogia con la trappola di Tucidide andrebbe pur bene; ma, considerando che la Storia è sì grande maestra ma anche perfida incantatrice e ingannatrice, ci si potrebbe anche domandare se non sia stata proprio l’Atene-Usa, desiderosa di circondare e strangolare la Delo-Russia, a essersi imbattuta nella gigantesca Sparta-Cina, accorgendosi in ritardo di aver cementato l’alleanza fra quelle due potenze.
Cardini, anche lui accusato di putinismo, non accetta la tesi dominante che quella in corso è la prima guerra sul territorio del nostro continente dopo 77 anni. Chi sostiene questa tesi mostra così di avere «oltre che scarsa memoria anche cattiva coscienza». Cardini infatti rammenta agli “smemorati” che la guerra ai margini orientali del continente europeo si era già affacciata nella «maledetta» primavera del 1999, quando la Nato bombardava Belgrado e la Serbia (quel che rimaneva della Jugoslavia) con bombe a grappolo, uranio impoverito e stragi di civili innocenti; bombardamenti “umanitari” ai quali presero parte, «e sia detto a vergogna nostra e del governo di allora [D’Alema, ndr], anche aerei italiani».
Zelensky e i suoi ucraini, dice Cardini, al pari di Putin e dei suoi russi, credono di conoscere l’Occidente, ma questo gli resta sostanzialmente estraneo come categoria geostorico-culturale. Sanno poco di noi: 
perciò potremmo continuare forse abbastanza a lungo a ingannarli. E poi: in Ucraina vi è un sussulto indipendentista o si è in presenza di un processo che porta alla nascita di una nazione?


Lo storico dedica un breve capitolo alla galoppante eclissi della sovranità europea, in particolare italiana. Con la scelta plebiscitaria di approvazione di armi da inviare agli ucraini il nostro Parlamento ha compiuto un atto gravissimo, un atto formale di aperta dichiarazione di guerra alla Russia, di cui forse è sfuggita la portata a molti degli stessi parlamentari che pure l’hanno fieramente promossa. 
«Ne fa fede il senso di sconcerto con cui quegli stessi soggetti hanno poi accolto la notizia delle indignate reazioni russe; e la mancanza di sensibilità e di cultura che non ha fatto loro nemmeno capire fino a che punto dietro quella rabbia russa ci fossero amore e delusione, passione per un “tradimento”. Noi siamo russofobi bovinamente fieri di esserlo e pecorescamente felici che il padrone d’oltreoceano premi la nostra infamia con una carezza.» «E di tutto ciò da noi nessuno si è nemmeno accorto».
Cardini conclude il suo intervento ponendosi la domanda: «Si è in presenza di un’aggressione di uno Stato sovrano?». Benissimo, se è così allora proceda pure la Corte dell’Aja contro la Federazione Russa, risponde Cardini, «ma a quando i processi contro la Nato (posta sotto alto comando Usa) per Serbia 1998-99, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Georgia 2004-13 (l’ignobile governo del criminale Saak’ashvili), Libia 2011, Siria 2011, eccetera?».

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