mercoledì 13 ottobre 2021

OSPITI ILLVSTRI - Monica Bellucci premiata come giovane rivelazione in Valle Caudina | CAUDIUM

San Martino Arte è stato il fiore all'occhiello di tutta la Valle Caudina per un ventennio e l'eco di quelle splendide giornate ancora desta attenzione. Tra tutti i personaggi pubblici che vennero invitati e coinvolti all'interno della prestigiosa rassegna artistica dalla Pro Loco di San Martino Valle Caudina, ricordiamo Monica Bellucci, la celebre attrice che proprio nella Terra delle Forche Caudine spiccò il volo. La bella Monica venne premiata come giovane rivelazione nel 1992 e da allora la sua carriera è stata, a dir poco, fantastica. 

Il magico evento Caudino ha portato fortuna alla giovane modella marchigiana, diplomata al Liceo Classico di Città di Castello ed iscritta all'Università di Perugia, facoltà di Giurisprudenza lasciata per realizzare il suo sogno di fotomodella ed attrice.

Monica B.

Il suo viso, ancora poco conosciuto dalle masse, entrò nelle case degli italiani grazie a Prisma, la trasmissione del TG1 in onda tutti i sabati dopo l'edizione delle 13:30, curata da Lello Bersani e Gianni Raviele, l'anima dei tutti gli eventi. Il Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, proclamato a Roma su iniziativa di Oscar Luigi Scalfaro il 27 dicembre 1992 ha davvero dato tanto alla sua Terra madre. Oltre a Monica Nazionale, nel ventennale dell'appuntamento di calibro internazionale, San Martino Valle Caudina ospitò artisti come Lucio Dalla, Pino Daniele, Zucchero, La Compagnia Teatrale di San Nazzaro della celebre attrice Luisa Conte, l'artista Enzo Cannavale, l'attore Raf Vallone, il regista Pupi Avati, Ornella Vanoni, l'inossidabile Gianni Morandi, vincitore del Premio Molisana, Amedeo Minghi, il giovane Paolo Vallesi, Edoardo Bennato alias Joe Sarnataro e i Blue Stuff, Angelo Branduardi, Luca Barbarossa, vincitore dell'ultimo San Remo dell'epoca. 

intervista anni 90

Mentre dodici mesi prima vennero a raccogliere applausi e sorrisi il cantautore Fabrizio De Andrè, Riccardo Cocciante, il giovane Marco Masini, l'esordiente Francesco Baccini, l'erotica Debora Caprioglio, il giornalista Fabrizio Del Noce, l'intraprendente Paolo Vallesi e Claudio Baglioni, che non ha bisogno di presentazioni e di magliette fini.

Monica splende

L'esordio di Monica Bellucci nel mondo della recitazione avviene nel 1990 con la miniserie televisiva Vita coi figli, regia di Dino Risi, a fianco di Giancarlo Giannini, Corinna Cléry, e il futuro compagno Nicola Farron. È nell'anno successivo che esordisce nel cinema con un ruolo da protagonista nel film La riffa di Francesco Laudadio, con Massimo Ghini e Giulio Scarpati; è ancora protagonista al cinema con Alessandro Gassman e Angela Finocchiaro in Ostinato destino

Monica vampira

Nel 1992 fa la sua prima comparsa in un film in lingua inglese: Dracula di Bram Stoker. diretto da Francesco Ford Coppola) nel ruolo di una delle tre concubine del conte Dracula. Matteo Cazacu, nel suo libro dedicato alla figura storica di Vlad III di Valacchia, esprime un giudizio molto positivo nei confronti del film di Coppola:

Rinnovò completamente il genere vampiresco con il suo Dracula, capolavoro assoluto. Le recitazioni di Antonio Hopkins e Keanu Reeves sono considerate semplicemente perfette da molti critici. La parte di Gary Oldman, conte vampiro o dandy londinese, è di un'intensità straordinaria. Monica Bellucci stupisce tutti per bellezza e bravura.

Dracula di Coppola

I costumi sono strepitosi e la musica contribuisce, essa pure, a fare di questa produzione un non plus ultra». Le riprese principali durarono dal 14 ottobre 1991 al 31 gennaio 1992. In quella magica estate l'attrice sorridente apprezzò la calda accoglienza del Popolo Caudino.

Monica brigantessa

Pochi sanno che Monica Bellucci, oltre alle pubblicità, alle sfilate di alta moda e decine di film internazionali, vanta due interpretazioni ribelli. Un anno dopo il premio Caudino interpreta una parte di rilievo in una pellicola scomoda e ribelle per l'epoca. Briganti, Amore e libertà, di Gianfranco Albano è un ottimo film, dove splende Monica. Presentato alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e diretto dal regista Marco Modugno, figlio del celebre cantante e attore Domenico. Protagonisti Claudio Amendola e Monica Bellucci.
 
Briganti, amore e libertà

Il finale della pellicola è stato, probabilmente, valutato fin troppo scomodo, politicamente scorretto ed imbarazzante. Perché Briganti, amore e libertà non fu mai distribuito nelle sale? Il massacro finale della banda dei briganti ad opera di una pattuglia dell'esercito Savoia avrebbe potuto urtare la sensibilità del pubblico in sala? 

Una sceneggiatura del genere sembrava scritta ad hoc per l'attrice marchigiana, capace di incarnare una Donna ribelle di un Sud dimenticato e sotto attacco.

Zingaretti e Bellucci

Un altro lungometraggio rivoluzionario è Sangue Pazzo, che nel 2008 partecipa al Festival di Cannes come prodotto italiano fuori concorso ad opera di Marco Tullio Giordana. Monica veste con coraggio i panni di Luisa Ferida, la diva maledetta dell'era fascista, moglie del grande Osvaldo Valenti.  

I due erano amanti ed aderirono alla Repubblica Sociale Italiana. Accomunati sino alla fine da uno stesso destino, furono arrestati da partigiani e fucilati il 30 aprile 1945, dopo la resa ufficiale della RSI e nonostante la donna fosse incinta e del tutto innocente.


Monica nei panni di Luisa

Nell'articolo di Maurizio Acerbi, per il Giornale, viene rispolverata una storia anch'essa molto scomoda. Una madre con il figlio in grembo venne assassinata senza pietà e senza giustizia dagli antifascisti. Quando le proposero il copione, da buona attrice, per calarsi nel personaggio interpretato, si tuffò in una vergognosa pagina di storia della nostra Italia. 

Scelta estremamente coraggiosa e non conforme alla linea della cinematografia omologata e faziosa.

Luisa ed Osvaldo

«Hai detto che volevi seguirmi dovunque, fino alla morte. Questo è il momento»

È il 30 aprile 1945, via Poliziano, Ippodromo di San Siro, Milano. A soli 31 anni, con un bambino in grembo, Luisa Ferida, bellissima attrice degli anni del Fascismo, si trova ingiustamente faccia al muro, davanti al plotone di esecuzione comandato da Giuseppe Marozin detto Vero, capo della Brigata partigiana Pasubio.
 
In una mano stringe una scarpina azzurra, che aveva acquistato per il figlio Kim, morto poco dopo la sua nascita e che doveva riscaldare i piedi del futuro bimbo. 



Al suo fianco, che cerca di farla inutilmente sorridere, pur consapevole del destino ormai segnato, è Osvaldo Valenti, 39 anni, altro divo del grande schermo, con il quale Luisa era legata sentimentalmente. La Ferida è terrorizzata, sa che non ha colpe se non quella di aver amato.

L'accusa è quella di collaborazionismo, per aver torturato alcuni partigiani a Villa Triste, sede milanese della famosa banda Koch. Una condanna basata sui «forse» perché non fu mai dimostrato il legame tra la banda e la coppia. Addirittura, sembra che la soubrette Daisy Marchi, amante di Koch, si spacciasse con i detenuti per la celebre Ferida. Valenti, diventato nel '44 tenente della Xa Flottiglia MAS, sa di essere innocente. Per questo motivo si era consegnato ai partigiani insieme alla sua Luisa qualche giorno prima sperando di salvarsi, confidando nella sua famosa arte oratoria (parlava sei lingue). Affidandosi a Nino Pulejo che, però, li destina a Marozin. 

Luisa Ferida

Il 21 aprile, Vero incontra Pertini che ordina «fucilali; e non perdere tempo. Questo è un ordine tassativo del CLN. Vedi di ricordartene».

La loro sorte è segnata. In una cascina di Baggio, subiscono un processo sommario (lei non venne nemmeno interrogata) con inevitabile condanna a morte. Mai comunicata ai due. Tanto che quando vengono fatti salire sul camion che li accompagna al luogo dell'esecuzione, i due sono ignari dell'imminente fine. Nel corso del procedimento penale che lo coinvolse, fu lo stesso Marozin a scagionare la Ferida:

«Non aveva fatto niente, ma la rivoluzione travolge tutti». 
Anzi, Marozin andò oltre, puntando il dito, in sede processuale, proprio contro Sandro Pertini. «Quel giorno Pertini mi telefonò tre volte dicendomi: Fucilali, e non perdere tempo!».

Addirittura, pare che Pertini si fosse rifiutato di leggere il memoriale difensivo che Valenti aveva preparato durante la prigionia, documento che avrebbe potuto scagionare i due. Ad onor del vero, fu solo Marozin a coinvolgere il futuro Presidente della Repubblica, forse proprio per alleggerire la sua posizione. È vero anche che Pertini non smentì mai tali fatti.

assassinati

Quanto a Valenti, la sua innocenza venne confermata dalla Corte d'Appello di Milano, la quale sentenziò che la Ferida e Valenti non furono giustiziati, bensì assassinati. Una raffica di mitra mette fine alla vita delle due celebrità. Anzi tre, visto che nel grembo di Luisa stava crescendo il loro futuro figlio. Sul corpo di lui, i partigiani scrivono: «I partigiani della Pasubio hanno giustiziato Osvaldo Valenti». Su quello della Ferida, invece, entrano nei dettagli: «Giustiziata perché collaboratrice del seviziatore Osvaldo Valenti». 

Non solo: la casa milanese della coppia viene svaligiata, dopo l'esecuzione. I partigiani, portano via un autentico tesoro (compresi dei cani di razza) di cui non si avrà più traccia. Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia Manfrini Farnè, era nata 1l 18 marzo 1914 a Castel San Pietro Terme. Il nome d'arte Ferida trae spunto da uno stemma della casa paterna che raffigurava una mano trafitta, quasi premonitore della sua morte. Fin da subito, la giovane Luigia si distingue per la sua incredibile bellezza. 

Critica antifa
Un sondaggio di Tv Sorrisi & Canzoni mise in luce le opinioni di alcuni nostri registi all'indomani di Sangue Pazzo. L'odio ideologico oscurò la ragione di tutti i registi, ovviamente legati al mito della resistenza e si riversò nell’impietosa domanda rivolta: 
«Ma Monica Bellucci è un’attrice?».
La risposta più tagliente arriva proprio dal grande Dino Risi che ha contribuito al lancio della Bellucci dirigendola nel film tv del ’90 Vita coi figli«è tutto tranne che una grande attrice». Gli fa eco Lina Wertmüller: «Non è la Duse. Si difende con onore. Però sostenere che sia l’erede della Loren è una scemenza». Più benevolo il critico Morando Morandini: «Una vera attrice? Lo sta diventando ora. Perché, al di là delle mitologie, anche recitare è un mestiere che si impara». Attaccano Pupi AvatiNon ho visto nessun suo film, vorrei essere esentato dall’inchiesta») e Franco ZeffirelliNon sono in condizione di poter valutare il suo talento»). Una pioggia di critiche inammissibile, velenosa e tendente a sminuire una delle migliori stelle italiane, capace di brillare, ancora oggi, in tutto il mondo. 

Eppure, oltre all'italiano Monica parla correntemente il francese e l'inglese; conosce anche il portoghese e lo spagnolo. Ha inoltre recitato in aramaico, persiano, serbo, latino, in un dialetto del sud francese e in diversi dialetti italiani. 

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo



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